Tripletta di Messi e triplice fischio. Il Barca è campione di Spagna con quattro giornate d’anticipo, 4-2 al Deportivo La Coruña di Seedorf che scivola in Segunda Division. Pasillo de Honor per i Blaugrana che portano la Liga sotto la Sagrada Familia per la venticinquesima volta nella loro storia. Sette volte negli ultimi dieci anni. Numeri da record per la squadra guidata da Valverde, che riscatta una stagione segnata anche dalla figuraccia fatta all’Olimpico nei quarti di finale di Champions League contro lo Roma.
La Copa del Rey prima, la Liga poi. Doblete e trionfo nonostante le numerose critiche che la squadra di Valverde ha dovuto mettere da parte. Sin da inizio stagione; l’allenatore ha portato in Catalogna la sua filosofia, un modulo più quadrato e (dicevano alcuni) meno spettacolo; in Spagna, però, i blaugrana hanno dominato dalla prima giornata e hanno così scoperto - e fatto scoprire - un nuovo tipo di calcio. Pochi giorni fa, nell’undici titolare del Barça non si trovava nemmeno un canterano cresciuto a La Masia. Una rivoluzione per il club che sulla crescita ‘in famiglia’ dei talenti ha costruito un dominio totale.
Il vero trascinatore rimane sempre Leo Messi. Il campione argentino ha risposto ancora con i fatti, sono i numeri a parlare per lui: 32 gol in Liga, staccato nettamente Cristiano Ronaldo fermo a quota 24. Da impalpabile, impaurito e annientato da due giganti come Fazio e Manolas all’Olimpico a giocatore illuminante e matador implacabile. Il passo è brevissimo, il tempo di smaltire l’eliminazione dalla Champions League - che si è fatta sentire eccome nei giorni successivi al match in Italia - e il numero 10 è subito tornato a fare quello che sa fare meglio: incantare. Bello e spietato.
La tripletta di ieri è la dimostrazione della forza di un giocatore che il prossimo 24 giugno compirà 31 anni e non sembra minimamente intenzionato a cedere il passo, a lasciare visibilità e spazio a nuovi talenti. La scena se la prende sempre lui. E’ l’attore protagonista dello spettacolo chiamato calcio. Vuole il sesto Pallone d’Oro della sua carriera, quello che gli consentirebbe di sorpassare ancora CR7. E vuole il Mondiale con la sua Argentina. Messi ha guidato il Barcellona alla vittoria della Liga, nonostante i momenti complicati vissuti in stagione, come lui stesso ha ammesso: “E' un campionato in cui siamo stati superiori a tutti, fin dall’inizio. Non è stato facile, perché durante la stagione abbiamo passato anche dei brutti momenti. Trionfare senza mai perdere è significativo”.
Giusto, a rendere ancora più dolce la vittoria finale si aggiunge l’imbattibilità stagionale in campionato dei catalani. E domenica prossima c’è il Clasico. Messi e compagni non vogliono spezzare questa lunghissima striscia di risultati utili consecutivi proprio contro i rivali di una vita. In quell’occasione omaggi ai vincitori non ce ne saranno, parola di Zizou. Ma un altro Pasillo De Honor è inevitabile, e nemmeno i Blancos riusciranno a tirarsi indietro: quello per Don Andres Iniesta, l’illusionista di Fuentealbilla che ha detto addio al Barcellona e viene osannato in tutti gli stadi in cui mette piede, compreso il Riazor di La Coruña.
Ancora Messi gli ha dedicato un pensiero speciale dopo la conquista della Liga: “Grazie per tutti questi anni di calcio. E’ stato un privilegio stare al tuo fianco e passare insieme tanti momenti indimenticabili. Sei un fenomeno dentro e fuori dal campo. Ci mancherai”. Un fenomeno che esalta un altro fenomeno. I due trascinatori di un Barcellona che si è dimostrato più forte delle critiche, capace di cambiare volto per superare i momenti più bui e portare così a casa un campionato senza perdere nessuna delle 33 gare giocate. 25 vittorie e 8 pareggi, nella storia. I blaugrana sono tornati a essere invincibili.
Riccardo Despali