Su di lui le luci dei riflettori si sono accese quando era ancora un ragazzino, 15 anni o poco più. ‘Calciatori – Giovani Speranze’, un reality show in onda su MTV che aveva come protagonisti i ragazzi della Primavera della Fiorentina. “Io la vivevo come un gioco, certo all’inizio ritrovarsi le telecamere durante gli allenamenti e nello spogliatoio era un po’ strano, ma io ho sempre pensato soltanto a giocare a calcio”. Una vera e propria ossessione. “Ho raggiunto mio padre in Italia, a Lecco, che avevo cinque anni. Giocavo a calcio anche a casa, così per evitare che rompessi tutto i miei genitori mi hanno iscritto ad una Scuola Calcio in paese”. Andy Bangu oggi è diventato grande, nonostante la carta d’identità indichi soltanto 1997 alla voce data di nascita: “Quando da bambino ero nelle Giovanili dell’Atalanta, pensa un po’ che appena finivo di allenarmi correvo subito all’Oratorio per continuare ancora a giocare a calcio”.
E con il tempo le cose non sono per niente migliorate. “Anche quando sono a casa non faccio altro che guardare partite in tv: a Firenze ero ogni domenica in tribuna al Franchi, mai saltato nemmeno una gara”. Già Firenze, la Fiorentina, cuore (e futuro) Viola quello di Bangu: “Mi ha voluto fortemente Corvino, una persona che per me rappresenta qualcosa in più di un semplice scopritore. Il direttore ha sempre creduto in me, fin da quando avevo 11 anni, ed è un punto di riferimento in campo e fuori. Adesso sono alla Reggina e mi sto trovando benissimo, ma sono tifoso della Fiorentina e spero in futuro di ripagare tutta la fiducia che questo club mi ha dato”, racconta ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com.
Certo che come inizio alla Reggina, davvero niente male. “Reggio Calabria è una città meravigliosa, la bellezza del suo lungomare lascia senza fiato: quando questa estate, tra le tante opzioni che avevo, ho saputo dell’interesse della Reggina ho subito accettato. La storia di questo club, il Granillo, i tifosi…”. Voce per un attimo più emozionata, Bangu ci spiega il perché: “Per un ragazzo come me, alla prima esperienza nel calcio professionistico, ritrovarsi il tifo di questa Curva è una cosa che ti segna in positivo: quando contro il Catania ho fatto gol, proprio nella porta dove dietro c’erano i tifosi, per alcuni istanti davvero non ho capito più niente. E’ stata un’emozione indescrivibile…”
Più o meno come la convocazione in Europa League nella sfida con la Dinamo Minsk. “Ringrazierò sempre Montella per avermi dato fiducia: mi ha trasmesso davvero molto, ha dimostrato di credere in me, è stato importante per la mia crescita”. Il resto lo ha fatto Bangu, da solo. “Mi allenavo con gente come Borja Valero e Pizarro, per un centrocampista come me si può chiedere di meglio? David, poi, mi riempiva di consigli: oltre ad essere un grandissimo giocatore è una grande persona, dentro e fuori dal campo. Un esempio da seguire”. Eppure ad impressionarlo di più in allenamento è stato un attaccante, Giuseppe Rossi: “Gli ho visto fare cose inimmaginabili con il pallone fra i piedi, giocatore di un livello superiore, straordinario”.
Guarda l’orologio Bangu, guai ad arrivare tardi all’allenamento. Ma a proposito, Zeman (Karel, allenatore Reggina e figlio di Zdenek ndr)? “Mi sono trovato subito bene, lui vuole che giochiamo sempre palla a terra ed è un’idea di calcio che si sposa al meglio con le mie caratteristiche”. Domanda spontanea. “Ma i gradoni?”. “Li facciamo, li facciamo - sorride Andy – all’inizio li vedevo come qualcosa di 'strano': è un allenamento duro, la domenica però corriamo forte”. Esattamente come il suo mito… Luis Hamilton: “In passato ho preso la maglia col 44, il suo numero. Sarei capace di vederlo correre per due-tre Gran Premi di fila senza stancarmi mai, adoro la Formula Uno e anche la MotoGp”. Attrazione per tutto ciò che corre veloce, Bangu ha le idee chiare: soste ai box nella sua carriera non sono previste.