Che gli abitanti di Picerno si chiamino picernesi e la sigla della targa delle loro macchine sia ‘PZ’ potrebbe anche non essere una sorpresa ai più ma che il presidente onorario della squadra di calcio locale, AZ Picerno sia un imprenditore emigrato negli USA che vive a Buffalo e che segue tutte le partite della sua squadra del cuore ‘collegandosi a Radio Carina’ risulta già più curioso. C’è di più. Molto di pIù. Lo ‘Zio d’America’ - così chiamano il signor Donato Curcio da quelle parti - è stato uno dei cofinanziatori dello stadio dell’AZ - in erba sintetica - che non a caso porta il suo nome. Dettagli.
La notizia reale che è già nella storia è un’altra perché quest’anno l’AZ Picerno è stato promosso in Serie C, tra i professionisti, per la prima volta nella sua storia. Anche grazie alle parate di un ragazzo di 27 anni che 8 mesi fa si allenava da solo al parco, svincolato e senza squadra e che oggi è tra i migliori in assoluto della categoria, con numeri alla mano davvero spaventosi: porta a ZERO per 16 volte su 21, appena 5 gol subiti.
Jacopo Coletta ci racconta la sua storia. “Questa promozione la dedico a me stesso! Per tutto quello che ho vissuto, per tutto quello che ho superato. A settembre mi allevavo al parco da solo, facevo soprattutto corsa ed esercizi per il fisico, poi di tanto in tanto andavo con una squadra di Eccellenza del mio quartiere a Roma. Non è stato facile mantenere la calma, quando vedi che tutti i campionati sono iniziati, che tutti i tuoi amici giocano e tu no è durissima”. La forza di questa squadra? Jacopo ci svela un segreto. “Ci conosciamo tutti! A 200 metri dai nostri appartamenti si mangia, a 100 ci si allena. E dopo un po’ inizi ad avere anche gli stessi pensieri”. Gruppo vero. Per leggere bene la carriera di Jacopo bisognerebbe dividerla in due.
C’è un prima e dopo Picerno, con qualche eccezione nel mezzo. Inizia nella Roma, vince uno scudetto con Stramaccioni - giovanissimi Nazionali - ma qualcosa va storto: “Non ero soddisfatto, l’ambiente non mi coinvolgeva a pieno. Al primo anno di Primavera ho lasciato, ricordo ancora quando sono andato con mio papà da Bruno Conti a dire che non avrei continuato”. Poi la parentesi felice al Chievo. “A Verona, tra Primavera e prima squadra, è stata sicuramente l’esperienza più bella della mia carriera. Ho respirato il calcio vero, mi allenavo con Sorrentino e stavo al passo!”.
A proposito di Sorrentino: è il suo modello, anche di vita. “Mi ha dato tanto, è una figura importantissima per me. Mi ha fatto crescere, mi ha segnato nel carattere e nell’atteggiamento. ‘Gli occhi della tigre’, la sua frase. Ecco, se io non avessi avuto quegli occhi forse avrei lasciato il calcio da un po’. La sua forza continuo a portarmela dentro”. Lumezzane, Giacomense, Spal, Fondi, Lupa Castelli, ancora Fondi: il tunnel sembrava senza fine.
“Non sono mai riuscito ad esprimermi per quelle che sono le mie qualità. Spesso non giocavo, spesso ero fuori rosa senza un reale motivo, senza neppure conoscermi. Io non ho mai mollato, prima di farlo mi devo spaccare la testa. Mi dicevano ‘ma vatti a divertire’, io non ci pensavo nemmeno. Ci ho sempre creduto perché giocare in porta è la mia passione. Ero sempre in posti dove non dovevo essere”. Adesso, tra chiese, palazzi storici e torri medioevali ecco il suo paradiso. Picerno, la svolta. “Qui hai scoperto la tua America!”, gli suggeriamo noi, in onore di Donato Curcio. Jacopo se la ride e, concentrato, pensa già al prossimo clean sheet.