Impossibile abituarsi. Impossibile pensare che sia per sempre, come una promessa d’amore.
La D è una passeggiata all’inferno, qui ad Avellino. Una passeggiata che tutti sperano, anzi sono sicuri, che non durerà più di un anno.
L’ultima volta la Sud aveva esultato al gol di Castaldo, contro lo Spezia, oggi esplode alla rete di capitan Morero ( l’unico superstite di questo doppio salto all’indietro) che significa tre punti contro l’Albalonga, all’esordio casalingo del campionato di D.
Una consonante che pesa, che fa soffrire eppure emoziona ancora. Perché la categoria è cambiata, non quel sentimento folle è incomprensibile che ogni tifoso prova per quel bianco e quel verde.
Perché in questa provincia, che in Italia ancora fa pensare alla Dc dei tempi d’oro e al terremoto, l’Avellino è molto di più di una squadra di calcio, e per quanto retorico certe cose non si possono spiegare se non si provano, se non si vivono sulla pelle.
In Curva Sud compare uno striscione dedicato a Sergio Ercolano, morto in questo stadio prima di un derby con il Napoli, nel 2003. La gara comincia e la rete di Renan Pippi, complice anche tutta la difesa e Lagomarsini, gela i 3143 del Partenio Lombardi.
Ma nel secondo tempo in due minuti cambia tutto: De Vena prima e Morero poi ribaltano la partita e la giostra ricomincia a girare nel verso giusto. Alla fine l’abbraccio, seppur virtuale tra la squadra e la Sud è intenso, e quel grido “Lupi lupi” riecheggia come non mai.
Perché che sia B o D i brividi e le emozioni sono sempre le stesse.
di Titti Festa