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Data: 20/05/2022 -

Atzori a Floriana tra trofei e sorrisi ritrovati. “Abbiamo riportato entusiasmo in una città intera”

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L’allenatore a Malta ha trovato la sua isola felice e vinto la Coppa Nazionale il primo anno 
L’allenatore a Malta ha trovato la sua isola felice e vinto la Coppa Nazionale il primo anno 

A Floriana, città maltese da poco più di 2mila abitanti, la parola d’ordine è rinascita. Oggi hanno ritrovato il sorriso dopo anni difficili, ma da quelle parti è un leitmotiv già visto. Lo insegna la storia, ma ci torneremo. Lo sa anche Gianluca Atzori, allenatore italiano che li ha riportato entusiasmo e trofei: “Sono arrivato qui che dovevamo ripartire. La squadra lo scorso anno si era salvata all’ultima giornata, oggi abbiamo vinto la Coppa e giocheremo i preliminari di Europa League. In città ancora festeggiano. Rivincita personale, dopo anni difficili. “In Italia il mercato era saturo, sono felice di essere arrivato qui. Mi sono buttato e posso dire di aver avuto ragione”.  

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Prima parlavamo di storia e ricostruzione. Già perché a partire da zero a Malta sono abituati fin dalla seconda guerra mondiale. Schieramenti noti, Hitler e Mussolini da parte, gli allenati, Francia, Usa, Gran Bretagna, dall’altra. Churchill la definí “una portaerei inaffondabile”. L'isola invece verrà bombardata, distrutta e poi costruita di nuovo. Tante città, Floriana compresa. Anni dopo verrà ricordato come assedio di Malta. Da quelle parti sanno quindi come si riparte. Il calcio in questi anni ne è stata la prova. “All’inizio bisognava lavorare anche sul morale dei ragazzi. Siamo stati bravi a tirarlo su, poi vincere aiuta a vincere e ti fa essere più contento. Qui sono un po’ indietro dal punto di vista tecnico, ma durante gli allenamenti non si lamenta nessuno, anche se non sono abituati a questi ritmi”. Mentalità, voglia di crescere e migliorare.  

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Elettricisti, operai, campi in affitto e tante altre stranezze 

 

Sotto tanti aspetti sono storie di un altro mondo. Geograficamente vicino, da altri punti di vista lontani anni luce. “Pensa che noi quando dobbiamo allenarci affittiamo il campo. Non esiste un centro sportivo. Dopo un’ora e mezzo dobbiamo andare via perché arriva la squadra dopo”. Altro pianeta rispetto a noi. Ma non è l’unica cosa sui generis. “Tanti nostri giocatori non sono professionisti. La mattina vanno a lavorare, il pomeriggio vengono agli allenamenti. Alcuni sono elettricisti, altri operai, c’è chi lavora alle poste o da Decathlon. È ammirevole, vista poi la grinta e la passione che mettono in campo”. A Malta, su alcune cose, resti a bocca aperta anche quando cammini per strada. “Hanno delle macchine che in Italia non vedevi neanche settant’anni fa. Loro girano tranquillamente. Però sono tutti gentilissimi e buoni, ti danno subito confidenza. È un ambiente bello dove vivere” 

 

 

Il lavoro di Atzori e del suo staff ha portato Floriana a diventare un’isola felice per i giovani. “È stata la prima cosa che ho chiesto appena arrivato. Mi piace lavorare con i ragazzi, farli crescere”. In sintesi, sbagli? Fa niente. Si migliora insieme. Filosofia chiara, come le idee. I risultati poi ti aiutano. Pensa a me all’inizio non riconoscevano per strada, ma dopo un po’ che vinci ti fermano in tanti e ti ringraziano”.  

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Malta come terra per ritrovare fiducia, centrare la prima vittoria in carriera e magari stabilirsi. Anche se la testa è sempre proiettata al futuro. “Mi piacerebbe provare un’altra esperienza all’estero, ma per ora sto bene qui. Puntiamo a vincere il campionato il prossimo anno”. Obiettivo fissato. “Oltre a voler andare più in fondo possibile in Europa League”. Tutto facendo crescere i giovani e cercando di far migliorare la squadra a livello tattico. “I frutti del nostro lavoro si vedono. Abbiamo portato 6 giocatori del club in nazionale, mentre prima ce ne era forse uno. Penso sia un segnale importante”. Filosofia chiara e nitida. È arrivato il primo trofeo, la Coppa Nazionale, il prossimo anno a Floriana si punterà al campionato. E se non andrà bene, si ripartirà e si ricostruirà. A Malta sanno come si fa, ce lo dice la storia. 

 
 
 
 
 


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