Madrid si prepara al countdown. Meno tre al derby più importante delle stagione, quello che vale la Champions. Per L'Atletico è l'occasione giusta per vendicare la finale persa ai supplementari nel 2014, dopo essere stati a un passo dal trionfo. Tuttavia Koke non la vede come una rivincita: "Una nuova, grande, magnifica opportunità. Nessuna rivincita, perché nessuno può tornare indietro nel tempo e ridarci la finale di Lisbona" - dichiara nel corso di un'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport - "In noi c’è solo l’idea di fare la storia di questo club conquistando la prima Champions".
Solo parole di stima per il "Cholo" Diego Simeone: "Perché ha cambiato la mentalità. Dei giocatori, ma soprattutto del club. C’era grande pessimismo, quasi una fatalità. Gli ultimi anni non erano stati granché positivi e la cosa aveva generato dubbi, insicurezza. Simeone ha convinto noi giocatori che eravamo bravi e il club che poteva aspirare a qualsiasi cosa. Ha iniziato con la teoria del ”partido a partido”, ogni gara da giocare come una finale, ed è stato fondamentale. Tutto l’Atletico ha creduto nel Mister, lui ha creduto in noi e la cosa ci ha portato dove siamo".
Koke definisce il "cholismo": "Una filosofia di vita applicata al calcio, nel quotidiano: non abbassare mai la guardia, intensità, fame di vittoria che pervade ogni partita, amichevoli comprese, allenamento da fare sempre al massimo, mentalità vincente. Stile Barca? Ogni club ha la sua filosofia. Il Barça vuole la palla, imporsi col gioco. La nostra è stare uniti, compatti per provare a partire bene in contropiede: ogni ideale merita rispetto, per fortuna non c’è un solo modo di giocare a calcio. Giochiamo per vincere gare e titoli e ora siamo a un passetto dal possibile successo in Champions, cosa per niente facile. Qualcosa di buono staremo facendo".
Chi è andato via dall'Atletico non ha avuto grandi soddisfazioni, come Miranda e Diego Costa: "Perché qui abbiamo un’identità precisa, chiara, di lotta e di solidarietà che in altre squadre non è così marcata. E questa mancanza di un segno distintivo può creare problemi di adattamento. Fernando Torres? E' tornato a casa. La sua professionalità è inattaccabile, qui al Milan o in Inghilterra. La differenze è che ora è felice. Il sentimento che ha sempre avuto per quello che per lui è e resterà il club della vita è enorme e non trascurabile: il ritorno l’ha trasformato. Ha fatto una stagione spettacolare. Mi avrebbe fatto piacere averlo con noi all'Europeo. Però queste sono scelte del ct".
Simeone potrebbe anche cercare nuovi avventure: "Ha un contratto, sta bene qui, poi è chiaro che nessuno è eterno. Arriverà il giorno in cui se ne andrà lui, me ne andrò io o Fernando. La vita è così. Speriamo solo che sia il più tardi possibile".