Biglietto per l'Argentina in mano, il Papù Gomez torna a vestirsi di albiceleste. Merito dell'Atalanta e delle indubbie qualità del numero 10 dell'Atalanta, che si gode il momento. Appuntamento con Messi... "Leo ha non solo il sinistro, ma anche il destro meglio del mio: però anche il mio destro non è male..." - si legge nelle pagine de Il Giorno - "Con Leo ci siamo incrociati nelle rappresentative minori quando avevo 15 o 16 anni, ho giocato in tutte le rappresentative dagli under 16 agli under 20. Ripenso alla squadra con cui vincemmo nel 2007, c’erano Aguero, Di Maria, Banega... Un gruppo fortissimo. Per la nazionale maggiore ho dovuto aspettare un bel po’ di anni. Ma per me non è mai troppo tardi, ora sono nel pieno della maturità".
L'Italia poteva avere un punto di forza in più: "Ventura mi parlò e c’era questa possibilità, avendo il doppio passaporto. Poi scoprimmo quella norma del regolamento Fifa, e avendo giocato con l’Under 20 dieci anni prima non avrei potuto indossare la maglia azzurra. Ammetto che ci rimasi male, era il mio sogno. Anche perché dopo tanti anni trascorsi qui mi sento italiano, questa nazione è la mia casa. Poi è arrivata l'Argentina... Con l’Atalanta sono arrivato dove mai avrei sperato. Venivo da una esperienza non proprio positiva in Ucraina con il Metalist, costretto ad andar via per il caos politico. Al ritorno in Italia l’Atalanta mi ha dato fiducia e soprattutto una grande opportunità, le ultime due stagioni sono state fondamentali per la mia crescita".
Bergamo e l'Atalanta l'habitat naturale del Papu: "Solo chi vive questa realtà può capire quanto faccia bene. Quello dell’Atalanta è un ambiente tranquillo che nulla ha da invidiare ai top club italiani. C’è un centro sportivo all’avanguardia, una città seria, un allenatore preparato, una bella città in cui si vive bene. E poi ci sono i tifosi caldissimi... In questo ambiente non puoi pensare solo alla salvezza. Qui la gente ci coccola, ci vuole bene, ci rispetta. Mi sono sempre sentito un po’ leader in campo, ma essere capitano è ancora più bello. Ho l’età per farlo, I tifosi mi vogliono bene, mi conoscono, sanno chi sono. Perciò la fascia che porto è una motivazione in più anche se poi cerco di essere la stessa persona di sempre, educata e rispettosa. Uno che dà il massimo in campo".
Argentina? Nessuna nostalgia: "Ci torno con piacere per trascorrere le vacanze ma faccio fatica a stare più di 20 giorni. Non ho mai sofferto di nostalgia come tanti sudamericani, anche quando ero più giovane mai mi capitava di contare i giorni che mancavano al ritorno in patria. A maggior ragione adesso, anche perché la mia famiglia sta bene a Bergamo. Che differenza...la capitale dell’Argentina è un casino pazzesco, peggio di Roma. Sono 15 milioni di abitanti, mentre qui a Bergamo sono abituato alla tranquillità. Non c’è delinquenza, si cammina senza problemi... ripeto, Bergamo e l’Italia sono casa mia. Dove vivo sereno con i miei due bambini Bautista e Constantina e mia moglie. Stare a Bergamo per noi sudamericani è come vivere in Paradiso".
La Papu dance... "Chissà, potrei aprire una scuola di ballo.. scherzi a parte, è nata quasi per gioco. Il ballo col Papu era ed è un modo per aiutare dei ragazzi con dei problemi ed è bello che si sia riusciti a centrare l’obiettivo... Magari faremo qualcosa di simile in futuro, ma sempre con l’obiettivo di dare una mano a chi ne ha bisogno". C'è anche spazio per le occasioni mancate: "Due su tutte, Atletico Madrid e Inter. Senza dimenticare Fiorentina, Milan, Lazio... Gli allenatori mi volevano, poi succedeva sempre qualcosa, per esempio Catania e Atletico non si misero d’accordo sui soldi, ma non quelli che volevo io. Certo, l’Atletico è il rimpianto più grande, nel 2014 vinse la Liga... Diciamo che ho avuto sfortuna, anche con l’Inter, visto che Stramaccioni mi aveva chiamato. Ma preferisco non guardare ciò che ho perso piuttosto quello che ho lasciato, e ovunque abbia giocato ero un idolo. E questo mi riempie d’orgoglio. Questa vicino al Milan? Vicino vicino mai... mentre sono stato ad un passo dalla Lazio".
Obiettivo Atalanta: "Fra 5 o 6 partite potremo dirlo. Credo che si potrà ancora lottare per l’Europa, e lo stiamo dimostrando. Sono poche le squadre che riescono a tenere testa alla Juve e una di queste siamo noi. Ma anche in Europa League cominciano a conoscerci... Dobbiamo far felice la gente che ci segue ovunque e che ha fatto la coda per abbonarsi". Altre curiosità: "Perché Papu? Così mi chiamava mia madre da piccolo. È una parola intraducibile, diciamo un vezzeggiativo. Non mi sono mai sentito penalizzato dalla mia altezza. Guardate, baricentro basso, scatto, finte, dribbling. Cos’altro potrei chiedere di più?". Difensore più forte affrontato? Ho sempre faticato tantissimo con Roncaglia. L'attaccante più forte del campionato è Mertens, eccezionale nei movimenti. Tra i nostri giovani il difensore Mancini presto esploderà. Juventus o Napoli. Noi purtroppo non ci siamo". Obiettivo personale: "15-16 gol in tutto. Una decina in campionato e la metà nelle coppe mi bastano...".
Gomez trova un difetto all'Italita: "La gente e la cultura sono molto simili a quelle argentine, perciò mi trovo bene. Calcisticamente parlando dico le infrastrutture. Gli stadi sono vecchi e poco sicuri, per questo molti campioni non vengono a giocare qui". Futuro: "Quest’anno resto qui di sicuro, ma la prossima stagione chi lo sa... Spero solo che il presidente faccia subito il nuovo stadio per non dover aspettare tanto".