Da profilo messo in discussione ad inizio stagione, dopo 4 sconfitte nelle prime 5 partite, a fautore del miracolo-Europa League, centrato aritmeticamente sabato con il pareggio ottenuto contro il Milan. Gian Piero Gasperini è stato capace di stravolgere il mondo-Atalanta, regalandole una dimensione ben diversa rispetto a quella delle recenti stagioni 26 anni dopo l'ultima volta: intervistato dai microfoni di Radio Uno, nel corso della trasmissione Radio Anch'io lo sport, l'allenatore nerazzurro ha parlato della cavalcata capace di portare in Europa i suoi, soffermandosi anche sulle voci di mercato attorno ad alcuni suoi calciatori e sul suo futuro.
"Questa stagione cambia i piani della società - ammette Gasperini - devo dire che l'inizio è stato difficile, c'era un'attesa esagerata. Prima della gara col Napoli avevamo fatto sei punti in sei partite, cercavamo un'identità. Cercavo di trovare la quadra attraverso le risposte. C'è stato un po' di adattamento, poi sono venute fuori situazioni migliori, ho avuto da alcuni ragazzi risposte. Non immaginavo certo un'evoluzione così fantastica di alcuni ragazzi. Credo l'Europa League come problema sia un alibi: penso sia diventata una competizione difficile, da cui si esce per demerito e non perché la si snobbi. Vogliamo fare il miglior percorso possibile, per questo vogliamo partire dai gironi senza passare dai preliminari. È chiaro che la competizione è difficile, ma la mia ambizione è quella di mettere quasi davanti l'Europa League rispetto al campionato".
Poi, sul suo futuro: "Se rimarrò in Italia? Sì, credo di sì. Ho fatto questa scelta, forse c'è stato un momento qualche tempo fa in cui avrei potuto andare all'estero, anche se l'unico Paese che mi attirava era l'Inghilterra. Credo che in Italia ci sia una qualità di vita superiore, poi pesa anche questo nelle scelte. Il nostro campionato non ha nulla da invidiare ad altri. Lo dimostra anche quello che sta succedendo in queste ultime giornate: ci aspettiamo a vivere un finale in cui tante posizioni sono aperte. Tornare alla Juventus? Questo aspetto ha accompagnato la mia carriera, anche creandomi difficoltà. Ho fatto solo il settore giovanile nella Juve, ormai non ci penso più. Ci sono state opportunità, ma non sono andate in porto e quindi non era quella la strada. Sono contento di essere a Bergamo dove sono apprezzato".
Infine, una parentesi sul mercato, e sulle situazioni relative a Kessie e Gomez, con l'ivoriano vicino al Milan ed un "Papu" formato super in orbita rossonera: "Credo che l'Atalanta, come altre squadre della stessa fascia, abbia la necessità di monetizzare per rinforzarsi. Il presidente Percassi è uno che investe quello che incassa, che sia per lo stadio, per le strutture della società o per la squadra. Credo che la sua idea sia di rinforzarsi: è successo con Gagliardini e con Caldara, che è rimasto. Credo che un'eventuale cessione servirebbe a rinforzare la squadra. Giocatori simbolo? Gomez sicuramente. Il Papu ha fatto un campionato da vero fuoriclasse internazionale. Ma anche Conti con i suoi 8 gol è stato straordinario. Mi ricorda il giovane Tardelli".