Favola Atalanta, di chi è il merito? Gran parte va sicuramente a Gian Piero Gasperini, che dopo la sconfitta casalinga con il Palermo ha rischiato l'esonero. Chissà se la classifica sarebbe la stessa se l'allenatore piemontese fosse stato "cacciato" da Percassi. Gasperini ci è abituato, l'esperienza di Genova è stata formativa:
"Genova mi ha dato una manifestazione di affetto come gente e città, per la parte rossoblù: me la porterò sempre dentro" - si legge nelle pagine di Tuttosport - "C’era però sempre uno zoccolo duro di mugugni, di chi non riusciva a godere quello che si stava vivendo, avvelenando i migliori momenti. Bergamo è una realtà straordinaria, anche chi storceva il naso per causa mia ora è felice. Non trovi un simile senso di appartenenza. Per i ragazzi del vivaio il primo obiettivo è la maglia nerazzurra. Lo vedo nel volto dei ragazzini che convoco, è uno stimolo in più. Domenica i tifosi ci hanno accolto al ritorno da Bologna come se avessimo vinto il titolo. Mi sono reso conto che la loro serenità dipende anche da noi".
Gasperson conferma che l'esonero era vicino: "Ero quasi fuori dopo il ko in casa con il Palermo, ma è stata la gara che mi ha fatto rompere gli indugi. Volevo dare il segnale che ero venuto qui perché mi era stato chiesto un certo tipo di progetto. Era il momento di metterlo in pratica. Un chiarimento mio, come dire: è ora di fare questo. Con il Crotone ha giocato titolare Petagna, dopo è stata l’ora di Conti, Gagliardini e Caldara. Venticinque punti in nove gare? Inimmaginabili, eclatanti. Non è una casualità se si sta sul pezzo per tanto tempo, anche in Coppa. Tutti meritati, nessuna partita dubbia. C’era bisogno di un rodaggio, qualche episodio ha influito, come l’espulsione di Carmona a Genova. E l’inizio era stato scioccante: 3-0 in casa dopo 30 minuti con la Lazio al debutto. La squadra arrivava da un girone di ritorno con 14 partite senza vittorie, qualche rimasuglio mentale c’era".
Sul paragone con il Leicester: "Ci unisce solo il fattore sorpresa, per il resto siamo diversissimi. Loro sono una squadra matura, costruita con gente comprata dappertutto, che gioca in un modo diverso e con un’importante disponibilità economica. Juventus? Vedo il tentativo di far credere che sarà una partita alla pari. Loro sono i più forti di tutti, i favoriti del campionato. Si possono avere brutte giornate, ma sono primi in Italia e in Champions, con forza e qualità. Detto questo, c’è curiosità di confrontarci con questi mostri in un momento in cui stiamo bene e dopo aver battuto squadre di valore. Chi toglierei ai bianconeri? Puoi pensare a Higuain, Mandzukic o Dybala: ho avuto Paulo a Palermo, un fenomeno. Poi Pjanic per le punizioni, Khedira per gli inserimenti. Io dico Buffon: senza lui è un’altra partita".
Il mercato di gennaio potrebbe cambiare qualcosa: "All’Atalanta è cambiata la vita, ha la possibilità di scegliere il proprio futuro. Orizzonti e prospettive sono differenti. Io comunque sono già proiettato su ciò che verrà. Posso andare avanti così, ho altri Primavera bravi. Caldara e Kessie sono già pronti? Altroché! Anche se li terrei volentieri un altro anno. Molto più pronti di altri che ho visto in alcune big. Servono conferme, ma è gente di valore. Sarà il presidente Percassi a stabilire cosa fare. Quella dell’Atalanta è una proprietà che ha sempre dentro di sé il forte desiderio di migliorarsi, con passi giusti. Mi rendo conto dell’aspetto economico, che porta soldi cinesi a Milano. Però non si fa calcio senza essere tifosi, della squadra e della città. Appartieni a una comunità, è un valore aggiunto".
Percassi e Preziosi a confronto: "Ho trascorso tanti anni con lui. Si descrive come infedele, ed è vero. A volte è un po’ bugiardo. I nostri problemi si sono verificati quando qualcuno si è messo di mezzo. Ma c’è affetto, ci vogliamo bene e abbiamo fatto tanto insieme". Juventus? Club speciale: "Un terzo della mia vita, sempre nel settore giovanile, giocatore e allenatore. Una palestra di vita e di calcio. Condivido quello che ha detto Tacchinardi: Juve e Atalanta hanno mentalità molto vicine. Per questo mi sono trovato bene qui, per lavoro ed educazione. Io vicino alla Juventus? Piuttosto al Toro, almeno due volte. C’era sintonia con Cairo e Petrachi, una sfida che mi sarebbe piaciuto affrontare, ma forse quel mio terzo di vita bianconera è stato il freno più grosso".
Il futuro nerazzurro e anche il futuro azzurro, da diversi anni: "Dopo anni di esterofilia c’è un ritorno della scuola italiana. L’Atalanta è avanti anche in questo. Penso a Zappacosta e Baselli al Toro, a Bonaventura al Milan. Locatelli avrebbe potuto essere dell’Atalanta. L’Italia? Ventura lo ha dimostrato con le convocazioni. Chi fa bene qui ha una possibilità in più rispetto a squadre imbottite di stranieri. Io ho giocato con fenomeni come Junior, ma a quell’epoca era diverso. In Italia venivano in pochi, ed erano i migliori".