Da una piccola curiosità relativa al numero di maglia alla vita dentro e fuori dal campo, che lo ha portato ad alti livelli con la maglia del Milan addosso dopo i tanti sacrifici partiti dal settore giovanile dell'Atalanta. Attraverso l'#askMontolivo a lui dedicato dal Milan, Riccardo Montolivo ha voluto rispondere ad alcune domande inviate via social dai tifosi, partendo proprio dalla scelta di quel "18" che lo accompagna sin dai tempi del suo esordio in A: "Ho scelto il numero 18 perchè è legato alla mia data di nascita. In tutte le squadre in cui sono andato poi, Atalanta, Fiorentina e Milan, ho sempre trovato il 18 libero e quindi era forse destino che tenessi sempre questo numero".
Dai traguardi raggiunti ora, con la Supercoppa Italiana sollevata insieme ad Abate a Doha, al ricordo dei tempi totalmente occupati ad inseguire un sogno chiamato Serie A: "Per arrivarci ho faticato tanto, quando hai una certa età e sei adolescente per poter inseguire questo sogno devi fare tanti sacrifici: guardandoti indietro adesso pensi che li hai fatti volentieri, ma in quel momento fai fatica, soprattutto a frequentare gli amici la sera. Ma ripeto, guardandomi indietro sono cose che ho fatto volentieri e le rifarei tutte".
Spazio poi al momento più brutto vissuto in carriera al più bello mai provato, calcio a parte: "Il momento più difficile per me da calciatore è stato l'infortunio pre mondiale, quando in amichevole contro l'Irlanda mi sono rotto la tibia tre giorni prima proprio della partenza: è stata una bella botta, sia fisicamente che moralmente, ma l'ho superata bene. Quando è nata mia figlia Mariam, invece, è stata un'emozione fantastica, tutti i genitori sanno di cui sto parlando: è stato un momento indimenticabile, una gioia immensa e il coronamento della bella storia con mia moglie".
Chiusura dedicata all'aria diversa e familiare che Montolivo, da capitano, sta respirando a Milanello, in un mondo rossonero decisamente differente per lui rispetto ad altre realtà: "Credo che qui al Milan ci sia un'atmosfera particolare, che forse non ho trovato nelle altre squadre in cui sono stato. Anche se devo essere sincero: l'Atalanta è la squadra in cui sono cresciuto a livello di settore giovanile e ha un posto speciale nel mio cuore, e anche a Firenze mi sono trovato molto bene, dentro e fuori dal campo. Ma al Milan c'è un'atmosfera familiare diversa e che non ho trovato nelle altre due squadre".