Non si può più sbagliare. Una noche di vero futbol per mettere a posto una situazione che si è fatta infuocata, la prima di due gare da non fallire e un grande avversario per l’Argentina: se stessa. Il rivale più temuto dell’Albiceleste è la paura di non farcela, un nemico più grande del Perù prima e dell’Ecuador poi. La squadra di Sampaoli rischia grosso, al quinto posto in classifica con i suoi 24 punti: si trova nella posizione che garantisce lo spareggio ma che traballa se si pensa che il Cile sesto è a 23, il Paraguay a 21 e tutto può ancora succedere.
Dentro o fuori, nessun appello per una squadra che - se arriverà al Mondiale - sarà tra le favorite per la vittoria finale. Ma tutto deve ancora essere scritto. Perché l’arrivo di Sampaoli non ha dato quell'entusiasmo e quella grinta che molti si aspettavano, la missione del ct non è ancora compiuta: "Il mio progetto non riguarda un elenco dei giocatori ma 40 milioni di argentini”, aveva detto al momento della sua presentazione. Quando è arrivato da Siviglia l'Argentina intera gli ha chiesto di portare nella squadra il sentimento, l'ambizione, la convinzione. Più delle rivoluzioni tattiche, degli schemi e delle idee (da sempre rivoluzionarie) Sampaoli doveva andare oltre. Ha messo in piedi uno staff senza precedenti, modificato il modo di lavorare sin dagli allenamenti, ha anche fatto delle scelte non popolari e non sempre ha avuto ragione. Almeno per il momento.
Due pareggi alle spalle, in cui l'Albiceleste ha fatto davvero poco e con il Venezuela ultimo in classifica ha addirittura rischiato di perdere. Nella notte di domani si troverà davanti il Perù, una nazione in cui Sampaoli ha lavorato e dove avrebbe anche potuto finire la sua carriera da allenatore. Dopo un pesante 5-0 subito dall'América de Mexico con il suo Sporting Cristal (anno 2007) venne esonerato. "Dopo quella sconfitta ho scritto una lettera a Bielsa in cui gli ho chiesto scusa per non aver saputo difendere il suo stile e le sue idee. Per non essere stato alla sua altezza". Quella forse fu la notte più dura per l’allenatore, la sua strada torna ad intrecciarsi con quella del Perù, una nazionale a pari punti in classifica che giocherà la gara della vita.
L'attaccamento viscerale alla bandiera argentina di Sampaoli è quello di tutta la Nazione. Un Paese che subirebbe perdite impressionanti anche dal punto di vista economico se la squadra non dovesse arrivare in Russia l'anno prossimo. Perdite che riguarderebbero settori dell'industria anche inimmaginabili come quello dei televisori che dovrebbe restituire il denaro ai clienti in caso di mancata partecipazione al Mondiale, a quelle di alimenti e bevande pensate apposta per accompagnare i tifosi durante le partite, a cui si aggiunge poi il settore turistico insieme a molti altri. "Sarebbe una catastrofe nazionale". E intanto in patria il clima è già bollente, non manca nemmeno chi ricorda il giorno in cui, oltre quarant'anni fa, l'Argentina non riuscì ad arrivare al mondiale in Messico. Fu per mano del Perù, sotto il cielo di Buenos Aires, alla Bombonera.
Fantasmi che ritornano, ancora più vicini se si pensa alla sorte della squadra negli ultimi grandi tornei. Ombre messe in prima pagina della stampa nazionale che come al solito tratta una partita di calcio con la stessa veemenza con cui parla dei mali del paese. Lì non si scherza, il calcio è una cosa serissima. Ritornano anche le tante questioni sollevate nei momenti di difficoltà - “L'Argentina non ha un buon presidente federale”, “L'Argentina ha un campionato che non è attraente”, “I grandi giocatori dell'Argentina giocano lontano dalla loro patria”, “Negli stadi in Argentina non ci sono più i tifosi”, e avanti così.
Intanto la squadra lavora a Ezeiza, Sampaoli prova e riprova la formazione, gli schemi, i movimenti: quattro diverse versioni di squadra titolare messe in campo in questi giorni, 17 giocatori fatti ruotare in zone diverse del campo. Senza Aguero e Higuain (assenti per motivi diversi), Dybala non ha mai trovato un posto tra le formazioni titolari provate in allenamento dal ct. Se Messi non si tocca - e non si tocca - là davanti se la giocano Dario Benedetto e Icardi. Il primo dei due è poco conosciuto in Europa ma i suoi numeri con il Boca Juniors sono impressionanti e anche per questo i sondaggi in patria sono dalla sua parte. Poi si gioca alla Bombonera, a casa sua… In questo uragano di sentimenti popolari, pressioni e speranze, l'Argentina di Sampaoli si avvicina a una di quelle gare che potrebbe segnare la sua storia. “No escucho y sigo" si è tatuato l’allenatore sul braccio sinistro. Non c'è tempo per ascoltare le paure di un'intera nazione e di molti appassionati di calcio in tutto il mondo. Bisogna andare avanti, la sua Argentina deve solo vincere.