ITALIA 2.0
L’Italia chiama e Alberto risponde, due anni tra Juventus e Milan: “Molto strani, particolari. Dopo Liverpool andai alla Juve in prestito secco, i primi 6 mesi furono molto positivi, eravamo secondi. Da gennaio ci fu un tracollo e io ho pagato un po’ per tutti. Altri si sono trovati in un Juve che poi avrebbe fatto bene. Ma non mi lamento, non amo farlo, mi tengo stretta l’esperienza”.
E Del Piero, sul muro c’è anche la sua maglia: “Un altro campione”. Poi il Milan, diritto di riscatto legato al numero di presenze: “Un infortunio mi penalizzò, ma va bene, lo ripeto. Ho avuto la fortuna di giocare anche con Ibrahimovic, davvero un fenomeno”.
Aquilani sposa Firenze e resta tre stagioni, forse tra le migliori della sua carriera: “Ho trovato continuità, ho segnato molto (15 gol). Giocavamo bene, eravamo una squadra stupenda”. Montella allenatore, amico ed ex compagno ai tempi della Roma: “Lui e Pradè mi convinsero ad accettare, avevano un bel ricordo. Sono stato uno dei primi giocatori acquistati”.
MALEDETTI INFORTUNI
Nel 2014 segna 7 reti e si guadagna un posto nei 23 per il Mondiale, ma non gioca mai: “Ero orgoglioso di essere lì, la Coppa del Mondo è un sogno. Il rimpianto resta, avrei voluto giocare, pazienza. Nel 2013 arrivammo terzi in Confederations Cup, eravamo un bel gruppo, poi ci furono 3 partite strane e andammo fuori”. Il ricordo più bello resta la doppietta contro il Montenegro, con la 10: “Che vuoi di più?”. Altro sorriso, toccando i tasti giusti è inevitabile.
Domanda secca: “Gli infortuni hanno condizionato la tua carriera?”. Forse sì, Aquilani non ha rimpianti ma questo è un altro tasto, stavolta dolente: “Mi sono fatto male nei momenti clou, è andata sempre così. Nel Milan giocavo bene, ero in forma, poi sono stato fuori 3 mesi e non mi sono ripreso. Avrei potuto fare qualcosa in più, ogni tanto ci penso, ma va bene”.
Meglio prendere il meglio da ogni esperienza: “Ho conosciuto culture diverse, ho giocato in Portogallo (Sporting Lisbona), Inghilterra e Spagna (Las Palmas), la Liga è il più bel campionato del mondo e volevo giocare lì”. E ora? Alberto non ci pensa: “Ho messo la famiglia al primo posto, ha inciso in alcune scelte. Ho due figlie e voglio stare vicino a loro, crescerle insieme a Michela”.
Ricominciando da presidente e con nuovi obiettivi: “Mi piacerebbe fare l’allenatore”. Provocazione scontata: “Magari alla Roma?”. Alberto sorride ancora, guarda fuori dalla finestra e dà uno sguardo alle maglie dietro di lui. Qualche secondo di silenzio, poi risponde: “Ecco, adesso farete il titolone. Neanche te lo devo dì, dai…”. E chiude così, da romano vero, con una battuta, guardando di nuovo il campo della Spes. Casa sua. Dove Aquilani sarà sempre Alberto.