Si chiama Gullit, fa l’attaccante e ha il Milan nel sangue. No, non è Ruud. Anche perché in questo caso: “Gullit è proprio il nome, non il cognome”. D’altronde il padre non poteva che chiamarlo così, lui che: “Si innamorò del grande Milan degli olandesi negli anni ‘80”. Gullit Asante Okyere. Di mestiere fa gol. Data di nascita? 1988. Già, la prima stagione di Sacchi in rossonero. La prima anche per Gullit, che a San Siro alza il suo Pallone D’Oro. Dal Milan alla…Giana Erminio. Dallo Scudetto alla Serie C. Da Amsterdam a Santa Maria Capua Vetere, un paesino di 30 000 anime in provincia di Caserta: “Dove i miei genitori arrivarono dal Ghana per lavorare nei campi” Racconta in esclusiva a Gianlucadimarzio.com Gullit Asante Okyere. A soli 10 mesi valigie nuovamente pronte. Dal Sud si va a Nord, a Palazzolo sull’Oglio. Provincia di…Brescia. Qui le prime partitelle a scuola. Poi la cosa si fa seria, perché arriva l’Atalanta: “Ho cominciato con dei tornei estivi e mi hanno preso a undici anni. Mio papà talvolta chiedeva dei permessi a lavoro per potermi portare al campo o per assistere ad una partita”. Da lì è una corsa continua “Fra una mezz’ora di macchina e l’altra, tutti i giorni. Che spettacolo Zingonia! Quattro o cinque campi, magliette, scarpe e cambi regalati”. Dai Giovanissimi alla Primavera, dove fa coppia fissa con Gabbiadini e Zaza: “Con il primo ci siamo conosciuti sul pulmino per andare a scuola. Tipo simpatico, anche se un po’ sulle sue. Abita vicino a Palazzolo, quando ci incrociamo ci salutiamo con piacere. Il secondo decisamente più estroverso (Ride n.d.r). Aveva grandi capacità, su cui poi ha lavorato tanto”. In quella squadra anche un giovanissimo Sportiello e un Cerci alle prime esperienze. Anche un certo Bonaventura: “Decisamente di un altro livello rispetto a tutti, non a caso gioca nel Milan”. Nessun esordio con la prima squadra al fianco di Bobo Vieri: “Anche perché prima giocare con i grandi era molto più difficile. Ora la strategia è diversa, per questo alla lunga non mi sorprende vedere l’Atalanta a grandi livelli ”. Un grande torneo di Viareggio, dove segna cinque gol ma esce con l’Empoli ai quarti. Un grande rammarico: “La sconfitta contro la Juventus di Giovinco e De Ceglie. Faccio doppietta, un gol da centrocampo. Finisce 4 a 3 per loro”. Nel mezzo anche un gol all’Inter, nell’ottobre del 2008. La sblocca Destro, lui pareggia i conti allo scadere: “E che gioia papà!” Sorride. Tifoso rossonero anche lui, “Ma l’idolo è sicuramente Eto’o. L’ho studiato tanto in televisione per capirne i movimenti”. Il razzismo il nemico numero uno, più dei portieri avversari: “Da combattere con l’indifferenza per non dare visibilità a persone rancorose”. Il gol l’unica ragione di vita, a prescindere dalla categoria: “Un po’ di rammarico c’è. Vedendo quello che ho fatto, potevo dare di più. Ma volere non è sempre potere – continua – forse ho sbagliato i primi anni di Lega pro e serie D, senza avere poi l’occasione di potermi riscattare senza dover fare prima tanta gavetta. Ma va bene anche così, mi diverto tanto”. Anche perché accanto a lui c’è un certo Bruno, uno che con le sue 99 reti è il settimo marcatore più prolifico della storia della Serie B: “E quando lo vedi giocare ne capisci subito il motivo – ammette Gullit – peccato che quest’anno abbiamo giocato poco insieme”. Già, a maggio scorso una brutta lesione alla coscia sinistra. Poi due ricadute: “Una ad inzio ritiro, un’altra alla fine”. Morale della favola? Cinque mesi lontano dai campi: “Tornare è stato complicato, ma ora mi sento bene e spero di poter giocare di più”. Domenica scorsa il gol sul campo della Pistoiese, che mancava dal 26 novembre scorso. Ottavo posto per la Giana Erminio, in piena zona playoff: “Anche se l’obiettivo resta la salvezza aritmetica, poi guarderemo partita dopo partita”. Magari fra un ballo e l’altro: “Baciata, salsa, latino americano… mi piace tutto, come il Papu (Ride n.d.r)”. Sempre che la squadra non si sciolga prima. Motivo? Il Fantacalcio: "A me non è mai piaciuto, ma nello spogliatoio è molto sentito. Bene così, ci aiuta a stare insieme e a fare gruppo”. Dal sogno di giocare a San Siro ai gol in eccellenza, D e C. Ma va bene così, “Perché, in fin dei conti, giocare è la cosa più bella del mondo”.
Data: 02/03/2018 -