L'allenatore del Napoli, Carlo Ancelotti, ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta Dello Sport. Una lunga chiacchierata con Walter Veltroni dove ha affrontato diversi temi, partendo da cosa sia il calcio nella vita di questo Paese. "Dovrebbe essere un gioco, ma per questo Paese il calcio non è tanto così. Io mi diverto e lo faccio con passione.Sento tanta gente del calcio dire che non riesce a dormire per la pressione. Io dormo sempre", l’allenatore azzurro sottolinea il problema dello stress che domina molti suoi colleghi, al contrario suo, che trasmette sempre un’idea di serenità: “Sì, quello dipende dal mio carattere. Il mio papà era molto tranquillo, era un contadino e io sono cresciuto guardando il suo rapporto con la terra, le stagioni, gli animali. Il mio primo allenatore è stato Liedholm, tutto l’opposto dello stress. Io da lui ho imparato uno dei sentimenti più difficili da conoscere e conservare, la serenità. Io credo che ai giocatori vada trasmessa soprattutto convinzione, fiducia e non stress. Però qualche volta devi stimolarli dal punto di vista dell’attenzione e della concentrazione”.
In un giocatore meglio la forza fisica, l’intelligenza o la personalità? Ancelotti ha le idee chiare: “La cosa più importante è l’intelligenza, dopo c’è il talento e anche il fisico. Il calcio è lo sport di tutti e l’aspetto fisico per me non ha ancora la predominanza sull'intelligenza tecnica e tattica. Più di quella conta la personalità, che significa non spaventarsi davanti alle partite importanti”.
Tanto affetto in questi primi mesi e un’esperienza a Napoli partita alla grande per Carlo Ancelotti che ha ormai conquistato i tifosi azzurri e la città: "Di Napoli mi piacciono tante cose, il paesaggio, la luce, il golfo, con Capri di fronte, il Vesuvio: ti svegli la mattina e hai questa fotografia emozionante davanti. Poi la gente è molto disponibile. Napoli accoglie, non respinge. Mi piace la passione e il rispetto che c’è dietro questa squadra. Tutti pensano che Napoli sia sempre un grande, esuberante, putiferio. A me piace frequentare la città, vado per strada, nei ristoranti e nessuno mi ha mai disturbato, sono molto rispettosi. Forse perché mi vedono un po’ vecchio…”
E a difendere la sua nuova città dai cori razzisti, ci pensa proprio lui. "Io non voglio fare un discorso solo sul Napoli, ovviamente, ma sulla lotta contro ogni intolleranza in ogni stadio italiano. Una cosa sono i cori e gli striscioni divertenti, altro le manifestazioni di odio e la demonizzazione di città, colori della pelle, appartenenze etniche o religiose. E’ un malcostume che deve finire".
Il Napoli è attualmente al secondo posto in classifica, ma ad 8 punti dalla Juventus. Una corsa complicata ma che non fa paura all'allenatore azzurro, fiducioso per il futuro della sua squadra e convinto del fatto che i bianconeri non siano inarrivabili: "Secondo me questa squadra ha tante potenzialità e lo ha dimostrato nel girone di Champions, che era difficilissimo. Siamo cresciuti molto in personalità, convinzione, perché queste partite aiutano a crescere. Dobbiamo lavorare sempre a ritmo alto. Nella completezza siamo molto competitivi”, e sulla squadra di Massimiliano Allegri "E’ molto forte, molto continua, però inarrivabile no. Nella mia esperienza di calcio non ho ancora trovato squadre imbattibili. Certo, per stare al passo con la Juve, devi fare miracoli".
L'intervista integrale nell'edizione odierna della Gazzetta dello Sport