Under 21, al via l'avventura della Nazionale italiana. Stasera toccherà agli azzurrini e la Danimarca sarà il primo ostacolo lungo il percorso verso la finale. Chi riuscì ad alzare la coppa al cielo fu Marco Amelia, campione d'Europa con l'Under 21 nel 2004. Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Amelia ha detto la sua anche sulla scelta di Donnarumma di lasciare il Milan: "Oggi l'Europeo vale tantissimo, e lo capisci anche dall’attenzione mediatica che si porta dietro. Quando giocavo io c’erano tanti campioni come Hleb della Bielorussia o il blocco di Croazia e Serbia, pieno di qualità, ma se ne parlava meno. Questo è un gruppo molto forte, certamente completo. Per questo le aspettative sono alte. Donnarumma? Non mi sento di giudicare o crocifiggere un ragazzo così giovane. Quella tra Gigio e il Milan sembrava la classica bella storia da portare come esempio per i ragazzi che si avvicinano al professionismo. E invece poi è andata così. Lui e il suo agente hanno preso la loro decisione, ci avranno riflettuto bene e a lungo, valutando vantaggi e svantaggi di un addio. Credo che sia consapevole dell’esperienza fantastica che il Milan gli ha permesso di fare e della fiducia che hanno avuto nel lanciarlo così presto in Serie A. Donnarumma è sicuramente un ragazzo ambizioso che sa di poter avere una grandissima carriera davanti e forse oggi reputa il Milan un gradino inferiore rispetto ad altri top club".
Amelia è rimasto deluso dalla scelta di Gigio: "Resto un romantico del calcio, mi sarebbe piaciuto vedere Gigio sempre al Milan e spero si possa ancora tornare indietro. Altrimenti peccato, ma il Milan non finisce certo con Donnarumma. E’ stato grande e tornerà grande". In Nazionale il portiere romano è sempre stato il secondo di Buffon: "Io l’ho vissuta bene. Se vuoi migliorare devi allenarti con chi è più forte di te. Buffon è sempre stato uno stimolo, volevo “andare” come lui, ma logicamente non era possibile. Però quell’ambizione mi migliorava. E anche quest’anno con Courtois è stato lo stesso, perché anche a 35 anni ho ancora voglia di provare ad essere al loro livello". Meret, Scuffet, Zaccagno, Plizzari, la scuola italiana continua la sua tradizione: "E aggiungerei nell’U20 Perisan, sempre dell’Udinese. La scuola dei portieri italiani è sempre stata la migliore, lo dice la storia e lo ha scoperto anche Courtois quest’anno, visto che ha avuto un preparatore italiano (Spinelli, ndr). Meret lo volevo piccolissimo in Lega Pro, quando avevo la Lupa Castelli: ben impostato tecnicamente e mentalmente. Scuffet l’ho scoperto dopo: a Como ha sofferto, ma ha un potenziale ottimo. Zaccagno ha fatto un gran Mondiale, Plizzari è giovanissimo e già terzo al Milan…C’è stata un’oggettiva necessità di puntare sui giovani. Questa, abbinata ai grandi preparatori italiani, ha creato questa bella invasione di talenti".