A Crema, sulla panchina della Pergolettese, c’è un allenatore che tiene in mano una squadra da una parte e la tavolozza dall’altra. Si tratta di Pierpaolo Curti, che da ex calciatore è diventato allenatore coltivando il suo talento pennelli alla mano.
Non ha mai preso in considerazione di lasciare né l’una né l’altra passione (l’unica volta in cui l’ha fatto è stato per rinunciare al professionismo da calciatore: “Dovevo ridimensionare il ruolo del calcio perché la pancia ha detto dipingi!”); e così la giornata di questo insolito mister si divide tra pittura in solitaria (al mattino) e allenamenti in gruppo il pomeriggio. La sera? La moglie e le bimbe, cui dedica tutto se stesso dopo aver dato sfogo a colori su tela e cronometri in campo.
Pare che mister Curti riesca alla grande in entrambe le attività diurne: la Pergo è in vetta al campionato di Serie D e i suoi quadri sono attualmente in mostra a Spoleto. Come fa?
“Servono fiducia, positività e tanta energia, non per vincere, ma per lavorare nell’ambiente più sano possibile. La creatività legata all’arte mi aiuta a inventare esercizi sempre nuovi e il mio bagaglio artistico è fondamentale all’approccio verso qualsiasi esperienza, perché l'arte ti migliora innanzitutto come persona”. Va detto però che se il Curti artista vive in modo intimo e solitario i momenti creativi (nel suo studio non entra praticamente nessuno!) il Curti allenatore invece si mostra estremamente estroverso e infonde ai suoi ragazzi allegria e spirito di gruppo: ecco come arte e calcio si mescolano in modo efficace.
Parliamo un po’ di tattica: quella che sviluppa sulla tela, dove regnano scenari metafisici, quasi lunari e asettici, ha un connotato principale e predominante: la libertà di essere interpretata: “I miei quadri non devono essere presi come angoscianti o tristi, ma come punto di partenza riflessivo: l’arte dev’essere libera di essere interpretata”; sul campo? La chiave è la metafora delle 34 porte: “le partite che dovremo affrontare sono come 34 porte, dobbiamo aprirle una alla volta e cercare di portar via tutto quello che c’è dietro, non importa se non saranno sempre tre punti”. A mister Curti importa poco se si sbaglia un calcio di rigore (lo cantò del resto anche De Gregori) ma gli preme che l’ambiente in cui si lavora sia positivo e carico di energie; per il resto la libertà fa da padrona anche qui: “Non sono certo io a dover dire loro cosa mangiare, cosa fare nel tempo libero e come comportarsi. Servono una coscienza personale e una collettiva, servono degli esempi da seguire”.
A proposito di esempi da imitare. “Di bandiere nel calcio non ne esistono più tante”, ed i nomi che fa evocano pezzi di storia del calcio e leggende viventi: Maldini e Del Piero (parola di juventino doc come Curti). Messi lo vede come modello di riferimento e non mette neanche in ipotesi un paragone con Cristiano Ronaldo.
Ma è tempo di botta e risposta. Gli allenatori che stima di più? “Guardiola e Montella, con cui lavorerei volentieri”. Lo sport che avrebbe praticato al posto del calcio invece è il ciclismo, “Non quello dopato e spinto così all’estremo, ma sulla bicicletta mi vedevo bene”. Il derby per eccellenza? “Quello del mio campionato in primis, anche se il derby per eccellenza è Milan - Inter”. Difesa solida o calcio spettacolo? “Possesso palla”.
Ma, in tutto ciò: se arrivasse una chiamata per una squadra di serie A, direbbe no come disse no al professionismo da calciatore?. Ride e poi risponde: “Non potrei perché non ho il patentino!!!”, ma poi si fa serio aggiungendo che oggi le cose sono diverse. “Ci penserei su parecchio, ma a differenza della dolorosa rinuncia alla carriera da calciatore, oggi qualsiasi scelta sarebbe fatta nella massima serenità. E comunque l’unica panchina su cui al momento voglio sedermi è quella della Pergolettese".
Pierpaolo Curti ha una risposta approfondita e articolata per ogni domanda che gli viene posta, sa esattamente come tirare fuori il meglio dai ragazzi che allena e ha ben chiari gli strumenti che servono per aprire tutte le porte da qui a fine stagione.
Continuerà a dipingere in solitudine, a esporre le sue creazioni in giro per il mondo (i suoi quadri hanno visto gallerie d’arte in Brasile, Germania e Russia oltre che in Italia, alcuni si possono vedere nella fotogallery in basso) e a riversare gli uni negli altri gli elementi delle passioni che lo guidano.
Frida Kahlo diceva che non bisogna soffermarsi dove non si può amare: oggi abbiamo conosciuto chi ha preso alla lettera questo aforisma e nelle scelte di vita si è fatto guidare dall’amore; che fosse per i pennelli per le scarpette o per i ragazzi che oggi allena non conta. Sempre di amore si tratta.
Alice Nidasio