Per descrivere Sam Allardyce, l'allenatore, non si può non parlare di Sam Allardyce l'uomo. Un carattere poco British, anticonformista. Qualche comportamento sopra le righe, senza curarsi di cosa possono dire tifosi o tabloid. In Inghilterra o lo amano o lo odiano: di certo non passa inosservato. Per tutti è 'Big Sam', vista la stazza del gigante, ed ora è ancora più grande alla guida della nazionale inglese. 'Il' sogno finalmente l'ha realizzato, a 61 anni e con alle spalle una carriera da allenatore lunga 25 anni (secondo solo ad Arsene Wenger per longevità in panchina in Premier League). Ne ha fatta di strada dal Limerick, squadra irlandese, quando aveva a che fare con un presidente 'di chiesa', quel padre Joe Young che adesso gli fa i complimenti per l'inizio della nuova avventura in nazionale.
Schietto quando si rivolge a collaboratori e giocatori, senza filtri anche con la stampa. Allardyce non festeggia, balla. Insomma, niente a che vedere con il 'conservatore' Roy Hodgson. Il suo gioco ancora non mette tutti d'accordo perché il credo secondo cui 'se non prendi gol non c'è bisogno di farne' non è condiviso all'unanimità. Ma Mourinho adesso crede che sia l'uomo giusto per l'Inghilterra; sì, proprio lo Special One che un tempo disse che quello di Sam era un calcio da 19esimo secolo. Contrario al tiki taka, secondo Allardyce quel 'tippy tappy' (così l'ha definito, senza cambiarne la sostanza) è solo una sciocchezza... per usare un eufemismo. "Porta la palla nel campo avversario più in fretta che puoi e mandala avanti, oltre la difesa: questo è decisamente il miglior attacco", il suo credo. Favorevoli o contrari alla 'palla lunga', è così che nella stagione passata ha condotto alla salvezza il Sunderland. E che festa al momento della conferma in Premier! Come il tifoso più esaltato, è schizzato dalla panchina, via la giacca e in mezzo al campo ha iniziato a ballare. Scomposto, vero, genuino. Ha festeggiato tutta la notte, continuando a ballare sulle note di una canzone di Rihanna ed il video di questa sua esibizione ha presto fatto il giro del web. Niente thè delle 5 p.m.; ha celebrato in sala stampa la salvezza del Sunderland bevendo una birra e brindando alla sua salute, al suo lavoro.
Un allenatore che sa strappare un sorriso per quello che fa o quello che dice. Come quando disse che non era fatto per il Bolton o per il Balckburn ma per squadre come l'Inter, il Real, lo United oppure per il Chelsea, dove certamente avrebbe fatto un 'double'. O come quando le prime volte che lo accostavano alla panchina della nazionale, lui rispondeva di non essere abbastanza sexy. Ora però è lì e, sexy o no, in patria è anche un 'survivor', un allenatore sopravvissuto ad alcune contestazioni (quando da Big Sam era diventato Fat Sam per i tifosi del West Ham che lo accusavano di aver 'ucciso' la squadra) e alle categorie minori. Il suo ultimo trofeo risale alla stagione 1997/1998, quando vinse il titolo in Third Division con il Notts County. Coppa in bella vista sulla scrivania, sigaro in bocca, scarpe sul tavolo, sguardo sornione: questa l'immagine di Allardyce dopo quella vittoria.
Le squadre le forma a sua immagine e somiglianza. Il suo Bolton è stato ribattezzato la Crazy Gange alcuni degli aneddoti più 'pazzi' della sua carriera riguardano proprio quel periodo. Per creare spirito di squadra nello spogliatoio accettò una scommessa con i suoi giocatori: se avessero vinto con almeno 3 gol di scarto, penitenza per lo staff, se invece avessero perso con 3 gol di scarto, penitenza per la squadra. Epilogo? L'avversario, il Leicester, fu sconfitto con 5 reti. Così lo staff fu costretto a mangiare testicoli di pecora con curry molto piccante ed altri cibi poco raccomandabili. Aveva vinto la squadra ed anche lui nello spogliatoio. Rispettato come manager alla guida di quel club... alla guida in tutti i sensi, visto che nella tournèe americana del 2000 ad Indianapolis fu proprio lui a guidare uno dei due pullman della squadra.
Coinvolgente e trascinatore. E' difficile dirgli di no, dice chi ha lavorato con lui. Ma è anche in grado di ispirare i suoi giocatori, farli sentire speciali e tirare fuori il meglio da loro. I nazionali inglesi dovranno aspettarsi un ct fuori dalla norma. Uno che 'movimenta' la preparazione e gli allenamenti ma per cui il cameratismo ed il concetto di gruppo sono fondamentali per raggiungere obiettivi. Adesso lo attende quel sogno, la sfida più difficile e stimolante della sua carriera. Sulla panchina dell'Inghilterra, provando a risollevarla dopo la sconfitta amara contro l'Islanda all'Europeo. Sempre al grido di 'palla lunga' e si festeggia. Anzi, si balla.