Giovani di valore o campioni affermati? Per il "suo" Milan Demetrio Albertini opterebbe più per la prima soluzione, ma con investimenti pesanti sul mercato. L'ex centrocampista dei rossoneri, nel corso dell'intervista concessa a La Nazione, ha parlato anche di Barcellona-Juventus e di un futuro da dirigente rossonero. Si parte dai bianconeri:
"Per me tornare al Camp Nou è come stare in un ambiente familiare. C’era una grande opportunità per il calcio italiano, ci sono gare che segnano la storia di un club e la Juventus ha giocato benissimo contro la più forte, perché il Barcellona è la squadra più forte di tutte come ha dimostrato domenica sera al Bernabeu, altro che ciclo finito... E invece la Juventus è scesa in campo con gran personalità ma la qualificazione alla fine è il risultato del lavoro di tutto il club in tutte le sue strutture. Io ero lì presente anche in occasione della “remuntada” col Psg, conosco il Barcellona perché lo seguo spesso e ripeto che la Juve ha giocato mostrando tutto il suo carattere e un’ottima organizzazione. Quando poteva ripartiva, giocando la palla e difendendosi con sacrificio: al Camp Nou lo fanno tutte, lo dico da ex giocatore dei catalani. Questo perché dall’altra parte ci sono tre fenomeni da fermare. E quei tre non hanno fatto un gol in 180 minuti...".
Sul Monaco: "Quando arrivi in semifinale tutte e quattro le squadre hanno caratteristiche diverse, sia in campo che dal punto di vista dell’ambiente. Credo che da evitare fosse l’Atletico, su due partite ha dimostrato di essere insuperabile nelle ultime stagioni. Vero, c’è il Monaco e si pensa alla finale ma questo sarebbe l’errore più grosso. Chi lo segue e l’ha visto giocare sa che la squadra di Jardim ha caratteristiche straordinarie davanti anche se poi lo stadio sembra più un salotto che un luogo dove disputare incontri di calcio. Ma Allegri sa bene che in occasioni come queste è fondamentale l’atteggiamento: guai a pensare alla finale altrimenti succede il patatrac..".
Futuro del Milan? Tutto dipende dal mercato: "Quel che è importante è capire cosa succederà da giugno in poi. Nel senso che tutto dipende dal mercato: sarà quello il segnale di dove vorrà arrivare questa società. A ciò vanno aggiunte le difficoltà sul campo, perché Juve e Roma già ci sono, il Napoli è una grande realtà e la Lazio in continua crescita, e mi pare che anche l’Inter voglia attrezzarsi a dovere. E i posti per la Champions sono comunque quattro... Nulla è semplice e nulla è scontato. Sapevamo che qui sono operativi altri manager e dirigenti, e dovranno costruire tutto e guadagnarsi la fiducia... Ho sentito anche le prime interviste dell’amministratore delegato Fassone, giustamente ha detto di aver “avuto la possibilità di studiare”. Comunque a lui e agli altri dirigenti nuovi bisogna dar tempo di lavorare. Poi credo anche che un po’ di presenzialismo ci voglia da parte della proprietà che non può essere sempre assente".
Albertini di nuovo nel Milan? "L’unica verità è che io mai stato contattato. Il mio percorso professionale da quando ho smesso di fare il calciatore lo conoscete, da dieci anni vado avanti per la mia strada come dirigente... O io o Maldini? Sì, questo lo sento... mi piacerebbe però rispondere sulla base dei fatti e non delle semplici ipotesi. È un anno che esce il mio nome, se la chiamata arriverà bene... ma dipende sempre da cosa chiede la nuova proprietà... Io ho fatto un certo tipo di percorso, Maldini un altro, Ambrosini e Costacurta un altro ancora, giusto per citare tutti i nomi chiamati in causa. Ora serve capire di cosa e di chi Fassone avrà bisogno. Maldini una proposta l’ha avuta e ha già detto di no, evidentemente sulle basi di qualcosa che non lo convinceva".
La ricetta di Albertini per tornare in alto: "Giocatori di grande qualità. Quindi un mercato che aumenti il livello della squadra. I punti chiave devono essere due: creare un modello proprio, vincente e poi non comprare tanto per comprare. Bisogna acquistare dei titolari, migliori di quelli che hai già. Serve un leader prima di tutto e Montella sa quanto sia complesso il mercato, non è semplice fare solo un nome. Dal Milan devi aspettarti una strategia che punti sui giovani in modo tale che siano pronti in un paio d’anni. Ad esempio, il Deulofeu di oggi fino a sei mesi fa era è talento inespresso e coi rossoneri sta facendo bene. Belotti? Uno come lui è da prendere subito, ci mancherebbe. Ma la complessità è tanta anche per lui, basta vedere prezzo e concorrenza...".
Per Albertini, Montella merita la conferma: "Assolutamente sì. Conosce l’ambiente, sta facendo bene anche se poi gare come quelle con l’Empoli rischiano di farti saltare ogni piano. Col mercato futuro inserirà giocatori adatti alla sua idea di calcio. Cambiare allenatore e non conoscerlo non va bene". In chiusura d'intervista Albertini parla di Berlusconi e Galliani: "Mancheranno per quello che hanno costruito. La storia è stata scritta, ora bisogna riscriverla e c’è la possibilità. Quando Berlusconi s’insediò disse che volevano farci vivere un sogno e ce l’hanno fatto vivere davvero. Ora tocca ai nuovi...".