Demetrio Albertini, icona del calcio italiano degli anni Novanta, si racconta sulle pagine del Corriere della Sera. Non solo calcio, perché ha appena creato una società di comunicazione, la DeMa4, che ha fondato con Manuela Ronchi, ex manager di Marco Pantani. Ma, ovviamente, si parla anche di Milan: "Per plasmare un club vincente non si programma, si raccoglie. Mi spiego meglio: pure io ho vissuto anni di ricostruzione. Nella stagione 1998-99 eravamo reduci da due campionati disastrosi e si iniziava un nuovo percorso con Zaccheroni. Anche all’epoca si giocava con la difesa a tre, un inedito. Vincemmo lo scudetto con 7 successi consecutivi nel finale perché non ci siamo mai accontentati. Non ci siamo nascosti dietro l’alibi “se si perde non importa, è l’anno della ripartenza”. Avevamo una mentalità vincente, quella che ora Montella deve dare alla squadra".
A proposito di Montella, "deve essere valutato sul lavoro, non sui risultati". Mercato Milan? "A parte il fatto che ritengo il mercato una delle componenti per il successo ma non l’unica, probabilmente se l’Inter non avesse aggiustato più di una partita al 90’ faremmo discorsi diversi. Detto questo, credo che sia presto per dire che i soldi spesi dal Milan sono troppi. L’amalgama si crea cammin facendo. Il Milan è un cantiere aperto, Montella sta ancora procedendo a tentativi. Bonucci? Leo paga il cambiamento: l’anno scorso aveva certezze di gioco, ora le deve maturare". Prematuro affidargli la fascia da capitano? No, perché credo che la società volesse donarla a un giocatore che si assumesse le responsabilità. E poi, se per indossarla conta essere titolari, forse Bonucci è con Donnarumma il giocatore più utilizzato. Non bisogna porsi obiettivi: il sogno è gratis, poi i conti si faranno alla fine. Mi ha fatto impressione l’entusiasmo esagerato per il ritorno in Europa, ai preliminari di Europa League! Bisogna abbandonare scuse e giustificazioni: il Milan deve vincere, punto. E casomai imparare a gestire le sconfitte". Albertini ancora nel calcio? "Sono nella fase 3.0 della mia vita: prima sono stato calciatore, poi vicepresidente federale e ora imprenditore. Sto facendo il mio percorso, l’interesse c’è. In passato mi misi a disposizione della Figc ma non fui scelto. Se mi verrà presentata una proposta la valuterò".