Si chiama Massimiliano ma lo chiamano ‘Massimo’. Preferisce la comoda felpa alla camicia elegante e almeno una volta all’anno fa tappa in Argentina alla caccia di giovani talenti: guarda, prende appunti e quando serve (e merita) si segna in rosso nome e cognome del ragazzo. Un tipo acqua, sapone e pallone. O come direbbero a Rende, dov’è nato: “pane e salame”. E pallone, ovviamente. Di poche parole, soprattutto in pubblico e davanti a un microfono (l’ultima intervista, quando?!) ma diretto e concreto quando c’è da fare. Massim(ilian)o Mirabelli, prossimo direttore sportivo del Milan. Con un passato come osservatore di Inter (soprattutto), Sunderland e Ternana. Avete presente? Una foto, grazie. Ma gira e rigira, google ci offre sempre le solite dieci, soprattutto di quando lavorava per il Cosenza, molto più di un’esperienza. Il suo primo vero progetto a lungo termine, dove ha vinto due campionati consecutivi (D e C2, mai successo in 100 anni di storia del club), sistemato i conti societari e valorizzato tanti giovani. E pure lanciato allenatori: è stato ‘Massimo’ il primo a credere in Mimmo Toscano, oggi all'Avellino. “La mia creatura”.
Dalle sue parti - in Calabria - lo conoscono praticamente tutti, e un motivo c’è: perché vincente. Sia da giocatore (buon difensore) tra Commenda, Comiso, Trani, Adelaide, Rossano e Crotone. Ah, quanti campionati in bacheca! Ma come ds era di un’altra categoria, quasi fosse un vestito cucitogli addosso e già perfettamente calzante a 26 anni, quando iniziò. Adesso non ne ha ancora 50. Giovanissimo e promettente, ma con le idee chiarissime. Conosceva e catalogava tutti i giocatori della zona dalla D in giù, non se ne faceva sfuggire uno. E alla prima avventura in prima categoria è arrivato subito il 'boom', in una piccola squadra del Vibonese: il San Calogero. Che a fine stagione è diventato ‘dei miracoli’ e c’è un motivo anche qui: campionato stravinto con 78 punti su 90. con 25 vittorie su 30, con 13 successi consecutivi iniziali. Dal re dei dilettanti (quanta gavetta) all’opportunità della vita grazie alla chiamata di Fassone, al Milan. Dal nerazzurro al rossonero, con in mano il ruolo che più gli piace e compete, uomo di campo qual è. Per dimostrare che si può far bene anche tra i grandi... a pane, salame e pallone.