Gioca nella Lazio come se fosse a Roma da dieci anni. Una sicurezza, un leader del reparto. Preso per 12 milioni, Acerbi arriva alla Lazio con grandi ambizioni e grande voglia di fare. Presentato in sala stampa, l’ex centrale del Sassuolo ha parlato così della stagione che verrà”.
“Sono fiero di essere qui, io ho voluto la Lazio e la Lazio ha voluto me. E’ stata una trattativa lunga. De Vrij è un ottimo giocatore, io sono me stesso e guardo la Lazio. Voglio lottare per me, sono in una grande piazza e in una grande squadra, ora devo dimostrare a me stesso che posso essere da Lazio. Ne sono sicuro. De Vrij è andato via, io sono qui e devo dimostrare a me stesso ciò che sono. I paragoni non li faccio io, a me interessa la Lazio. Io in Nazionale? E’ un mio obiettivo ovviamente, non deve essere mai un punto di arrivo ma un punto di partenza per ogni giocatore. Cerco sempre di migliorarmi e arrivare a qualcosa in più. Altrimenti non va bene. Ho focus più grandi e punto in alto. Cosa rappresenta la Lazio? Ho avuto due vite, al Milan non avevo la testa giusta per affrontare quel tipo di squadra. Non è una rivincita, ma una consapevolezza per dimostrare il mio valore”.
"Perché ho scelto la Lazio? Ho dato subito la mia parola alla società, che avrei fatto di tutto per venire. E loro hanno mantenuto le promesse che mi avevano fatto, da Inzaghi a Lotito. Io ho lottato per venire qui. Abbiamo ottimi giocatori, ottimi giovani che hanno fatto un gran campionato. C’è molto entusiasmo, molta voglia, l’anno scorso è stato un peccato. Io non vengo qui come salvatore della patria, bisogna cercare di prendere meno gol perché abbiamo le potenzialità per farlo”.
Su Inzaghi: “Mi ha colpito la passione, è una persona molto alla mano. Mi ha impressionato il suo lavoro e come riesce a interagire coi compagni, si lavora bene insieme a lui. È un ottimo allenatore e un’ottima persona, è anche grazie a lui che sono qui. Primo non ero un ragazzo maturo, non capivo cosa mi stavo perdendo, non mi accorgevo delle cose. Poi da lì ho capito l’importanza della vita, non ho rimorsi o rimpianti. Mi sono integrato subito, i compagni sono fantastici, è anche abbastanza normale, in ritiro si va per lavorare e si è molto sereni”. A fine conferenza ringraziamenti: “Tare, Lotito, Simone Inzaghi, poi Emanuele Pagnottaro, un mio amico. Sono qui grazie a lui perché ha lavorato dietro le linee per mie questioni. E anche la mia famiglia”.