Settantasei anni e non sentirli, alimentando quella irrefrenabile voglia di calcio che non smette mai di assopirsi. Stanco? Per niente, Giovanni Trapattoni sembra il solito ragazzino di sempre, innamorato del pallone e di tutte le sue sfaccettature. Italia, Germania, Portogallo fino ad arrivare all'Austria, quasi tutta Europa ha ascoltato i fischi del Trap, rimasto sempre nei cuori dei propri tifosi: "Diciamo che un po’ di passaggi a livello li ho fatti alzare e che sono stato il battistrada, ma non datemi troppi meriti" commenta divertito ai microfoni del Corriere dello Sport.
"L’arma in più dei nostri allenatori è la minuziosa attenzione che mettono nel loro lavoro. Sono favoriti dall’avere alle spalle una carriera da calciatori di alto livello internazionale, ma come conoscenze tecnico-tattico e soprattutto come abilità nella gestione del gruppo non temono confronti. Sanno quello che bisogna fare per vincere e si adattano al Paese dove vanno. Io ho avuto anche la fortuna di avere molti nazionali e ho avuto i risultati dalla mia parte. Sono questi che contano più di tutto il resto. L’avvocato Agnelli, quando con la Juventus non giocavamo bene, dopo la partita veniva da me e mi diceva: “Trapattoni, oggi non mi sono divertito, ma l’importante è aver vinto. Bravo".
L'allenatore italiano fa tendenza in Europa, ma vince anche. Come per esempio Antonio Conte: "Antonio ha vinto con me alla Juventus e poi come allenatore si è fatto da solo, partendo dalla Serie B. In Inghilterra è arrivato dopo l’esperienza alla Juve e alla Nazionale. E’ concreto e pratico, il perfetto esempio della filosofia “Piuttosto che niente, è meglio... piuttosto” (ride, ndr). Ancelotti? Dopo aver vinto tutto in Italia, ha trionfato in Inghilterra, in Francia, in Spagna e ora lo farà in Germania. Mi ha superato, senza dubbio. La sua bravura è stata quella di aver assorbito in tutte le nazioni quello che serviva senza però stravolgere il suo credo calcistico. Il fatto di essere stato uno straordinario centrocampista lo ha aiutato. Lo avrei voluto nelle mie squadre, ma non me lo hanno mai venduto".
Belle parole il Trap le spende anche per Carrera, adesso in testa al campionato russo con lo Spartak: "Massimo è una bella sorpresa. Da calciatore l’ho fatto esordire io e adesso sta mettendo in pratica tutto quello che ha imparato dai tecnici che ha avuto in carriera. In Russia ha dimostrato di avere stoffa. Non voglio appropriarmi di meriti che appartengono a Conte e Carrera. Io ho fatto tesoro degli insegnamenti di Nereo Rocco, Liedholm e tutti gli altri. Loro magari adesso si ricordano di qualcosa che dicevo io".
La fatica che non avvertono in Europa gli allenatori italiani la avvertono la sentono eccome le società, Trapattoni ha una risposta a tutto questo: "Sul mercato internazionale ci sono nazioni che possono permettersi spese che le italiane non possono fare e i miracoli li compiva solo nostro Signore. Puoi essere bravo a non far risaltare un gap economico, ma di solito chi spende di più, vince. Le idee invece gli allenatori non le comprano: o le hai oppure... La nostra è una scuola all’avanguardia".
Infine il Trap svela gli allenatori che lo stuzzicano: "Nell’ordine dico Montella, Gasperini e Di Francesco. “Montellino” è un passo avanti agli altri perché è un ragazzo eccezionale e al Milan ha fatto qualcosa di speciale. Anche Gasperini e Di Francesco però sono bravi e stanno tirando fuori il massimo dal materiale che hanno a disposizione. Ranieri? Claudio ha ottenuto un risultato eccezionale perché ha portato a vincere il titolo una squadra che lottava per la salvezza. Vorrei fargli i complimenti per telefono, ma intanto sfrutto questa intervista per dirgli che è stato grande" Per chiudere una chiosa su Mancini: "Roberto ha già vinto all’estero con il City. Lui è un fuoriclasse e non si può discutere".