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Data: 25/05/2016 -

A tutto Domizzi: "Io, 'cip e ciop', il cucchiaio del Mago e una valanga di emozioni: vi racconto la 'mia' Udine"

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“Non ho deciso io di andare via, ero in scadenza e la società ha scelto di non rinnovarmi il contratto”. Lo dice così spontaneamente, ma soprattutto con una tale malinconia… Parole e pensieri di Maurizio Domizzi. Più pensieri che parole. Già, perché la sua testa è ancora proiettata al ‘mattutino al Bruseschi’ e alla ‘passeggiata serale in centro’. Ah, quanto è difficile dimenticare! Specie se l’amore è stato passionale, intenso. Fatto di gioie (che gioie!!!), emozioni e soddisfazioni. La più bella? “La gente di Udine! Mi dicevano ‘Maurì lassù la gente è fredda’. E invece no, tutt’altro. E’ fantastica, me lo dimostra tutti i giorni. Quando esco per andare a prendere i miei bimbi, mi fermano e mi ringraziano...Grazie a voi!”. Ma, in generale, Maurizio esce poco: “Pochissimo, direi. Preferisco stare a casa e poi la sera vado al letto abbastanza presto”. E non ama parlare molto... Lui preferisce parlare sul campo. E’ uno della vecchia scuola, che al ‘giochetto di suola’ antepone il caro vecchio tackle. Uno che non si risparmia mai, che dà sempre tutto. E per l’Udinese hai dato anche di più… “Sono stati otto anni ricchi di soddisfazioni, emozioni. La mia speranza era quella di poter chiudere la carriera qui, ma ormai è andata così e mi sto guardando intorno.  Peccato per questa ultima stagione – racconta Domizzi a GianlucaDiMarzio.com nella quale non ho avuto la possibilità di giocare tanto. Il futuro? Lascio Udine ma non smetto, anzi. Chi mi prende trova un giocatore tutt’altro che appagato, con una voglia pazza di far bene. Ho un obiettivo: chiudere la carriera da protagonista!”. Dice che non guarderà né al nome, né alla categoria, solo al progetto, allo stimolo giusto. A quel pizzico di libidine che in fondo più o meno ha condizionato anche la sua avventura friulana. Una simbiosi perfetta con il popolo bianconero che ha imparato ad apprezzarlo e ad elogiarlo. Lui, la Roccia non ha mai mollato e di soddisfazioni se ne è tolte… “Ho avuto la possibilità di conoscere una città eccezionale, tranquilla a misura d’uomo, dei tifosi fantastici, di giocare le coppe europee, di avere grandi compagni di squadra come Sanchez, Di Natale, Pinzi e tanti altri. Sanchez è incredibile! Tecnicamente un fenomeno e forte pure fisicamente. Qualche ‘legnatina’ in allenamento? Magari ci sarà scappata, ma poca roba perché lui è un ragazzo eccellente. E Totò? Abbiamo condiviso grandi momenti insieme, abbiamo un rapporto di grande amicizia. Ora magari faremo una cena di addio… A me e Pinzi ci chiamavano ‘ciop’ e ‘ciop’! Per il grande rapporto che c’è tra di noi, chiaro. Ma non solo! Una sera in ritiro ci mettiamo al letto, riaccendo la luce e…scopriamo di avere lo stesso pigiama! Non vi dico per quanto ci hanno preso in giro gli altri compagni e da lì è nato il soprannome”. Che spettacolo sentirlo raccontare. E’ il racconto di un innamorato che ripercorre i momenti più belli, più intensi e anche più simpatici…perché no? Ma quella malinconia lì, proprio non scompare. Emerge chiara dalla sua voce. Eppure lui non è che lasci trasparire chissà cosa… “Ma dentro di me! Ho pianto il giorno prima e il giorno dopo la partita, ogni volta che incontro qualcuno qui per strada e mi stringe la mano, mi scendono i lacrimoni”. Un salto indietro nel tempo con Domizzi. Sei pronto? Allaccia le cinture di sicurezza, che partiamo subito forte…Arrivati: il cucchiaio di Maicosuel nel preliminare di Champions League contro il Braga: “Se vi dico che c’ho messo settimane per realizzarlo, ci credete? E’ stato un dramma, c’è poco da girarci intorno. Mi ricordo solo che l’allenatore a distanza di mesi disse che se fosse tornato indietro lo avrebbe fatto tirare a chi si era ‘conquistato’ il Preliminare l’anno prima. Che poi lui lo tirò perché nessuno se la sentiva. E’ stata una delusione grossa, tanta grossa. Ero disperato”. Seconda fermata:  il 'best moment'? “Tutti”. Dai così non vale… “Allora le due stagioni nelle quali siamo arrivati ai Preliminari”. E quello più brutto? “Quando siamo stati eliminati in semifinale di Coppa Italia dalla Fiorentina perché avrei voluto giocare la finale e ‘portare’ tutta Udine a Roma”. Gli piace Udine, gli piace la gente, gli piace tutto. “Ora rimarremo qui fin quando non chiudono le scuole, poi vediamo. Se tornerò qui? Magari a vivere…”. Domizzi è bravo a marcare, ma anche a smarcarsi eh… Ragazzo semplice, umile. Tutto ‘casa e lavoro’, vecchia scuola appunto. Ora si sta appassionando al basket, coltiva la passione 'football' con il figlio di 8 anni (tifa Lazio!) e in futuro vorrebbe ‘provare’ (sì provare, lo sottolinea due volte) ad allenare. Una carezza ai due cani labrador, un’altra ai due bambini (l’altra più piccola ha 4 anni). E via, verso una nuova avventura Roccia… Malinconia di ott…maggio!


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