L’illusione ciociara, la rimonta empolese. Delusione da una parte, gioia dall’altra. I ragazzi di Andreazzoli danno l’ennesima dimostrazione di forza e trionfano in uno Stirpe mai così pieno e passionale. Non è bastato, perché questo Empoli non c’entra niente con la B e lo urla in faccia a 13 mila tifosi che sognavano una notte diversa.
Finisce 2-4 con la gente che abbandona gli spalti dopo l’ultima rete di Lollo, appena entrato. L’anno scorso giocava in quel Carpi che ricorre negli incubi frusinati. Era al Matusa nella semifinale playoff che spezzò il cuore di una città. Stadio diverso, ancora una vittoria. Non fa male come l’altra, ma infligge comunque un colpo devastante al sogno promozione.
Per l’Empoli invece il sogno sta per diventare realtà. Tra cinque giorni, Novara permettendo, il Castellani può celebrare i propri eroi, protagonisti di una cavalcata iniziata a dicembre con l’arrivo in panchina di Aurelio Andreazzoli.
Alla 19esima giornata, dopo il pari di Cremona, i toscani erano quinti con 30 punti. Troppo poco per le potenzialità di un gruppo straboccante di talento. Via Vivarini, dentro l’ex allenatore della Roma. Una svolta soprattutto tecnica: dal 3-5-2 al 4-3-1-2, un cambiamento nel modulo e negli uomini. Uno su tutti: Miha Zajc, da comprimario a gemma preziosa alle spalle di Donnarumma e Caputo. Il suo tabellino stagionale dice 8 reti e 13 assist, due anche contro il Frosinone, prima per il pareggio di Krunic, poi per il vantaggio di Caputo.
Ma al di là delle cifre, da ogni giocata del trequartista sloveno sgorga talento. Da una sua serpentina è scaturito il calcio d’angolo che ha portato al pareggio di Di Lorenzo. Fantasia sudamericana e concretezza slava. Niente male per un ragazzo nato il primo luglio del 1994, arrivato 15 mesi fa su intuizione del direttore sportivo Accardi. “Me lo porterei a casa… Ti dà la possibilità di essere imprevedibile, regala mobilità e ci permette di giocare secondo principi e non secondo schemi”, racconta il suo mentore Andreazzoli in conferenza stampa.
Miha Zajc, un gioiello che qualcuno cercherà presto di portare via dal laboratorio empolese. Una vetrina per tanti talenti e una bottega che si fa sempre pagare cara. Nei 76 punti dell’Empoli c’è tanto della sua qualità, così come ovviamente c’è tantissimo della coppia più bella del mondo cadetto: Donnarumma e Caputo, 44 gol in due, più della metà degli 82 segnati dai toscani in 37 partite. Nessuna squadra ne aveva mai fatti tanti in B, nessuna ha mai avuto un’accoppiata così letale. Entrambi meritano di giocarsi la loro chance in una serie A che per loro è terra straniera e sconosciuta. Ci arrivano dopo una lunga gavetta a cavallo di una squadra imbattuta da 23 partite e che con Andreazzoli ha ottenuto 46 punti in 18 gare. Una media incredibile. “Le grandi cose originano dalle piccole”, sostiene il tecnico massese. E da dettagli decisivi è uscita questa corazzata, capace di palleggiare come una squadra di calcetto e di rialzarsi come una banda di amici. Nella serata dello Stirpe, sono stati due volte in svantaggio - doppietta di Ciano, tornato al gol dopo due mesi di astinenza - ma non hanno fatto una piega. Precisi nelle uscite, aggressivi a centrocampo. Uniti come un pugno, non solo nel festeggiare le quattro reti, già viste peraltro contro Parma, Palermo e Bari. Impressionante. “Ho aumentato il livello di amicizia all'interno del gruppo”, racconta il mister che gongola e vede il traguardo. “Ancora non l’abbiamo tagliato. Io sono un ciclista e ricordo che Bitossi una volta perse una gara che sembrava vinta. Non mi fido”. Lo dice ma non lo pensa davvero. Quando vede passare Di Lorenzo gli urla un “grande bomber, a Ghivizzano t’intitolano una piazza se saliamo”. Il ragazzo della Garfagnana ride. È il suo primo gol in B. Non ci resterà tanto. Già da sabato probabilmente giocherà in un torneo con una lettera diversa. A come Aurelio, il mister che in quattro mesi è passato dal divano all'imbattibilità.