Auguri Capitano. Adesso sì, senza possibilità di fraintendimenti. Daniele De Rossi spegne 34 candeline e lo fa per la prima volta in carriera da unico leader e guida della Roma. Capitan Futuro che diventa Presente, come spesso ironizzato da chi vedeva nel nomignolo datogli da ragazzo, la pietra tombale di una carriera. Una nomina più formale che sostanziale, come ammesso da lui stesso recentemente: “Sono tutti discorsi che a me non interessano. Io credo che si possa essere capitani anche senza indossare la fascia. E, soprattutto, puoi essere un grande capitano anche da vice”. Punto.
Nomina e ruolo dati da uno spogliatoio, non certo da una lingua di stoffa su un braccio. De Rossi è il leader della Roma da sempre. Per anni insieme a Totti, da quest’anno da solo. Un’assenza, dopo 25 anni, non sinonimo di liberazione, ma più semplicemente di mancanza. Per lui, per la Roma e per i tifosi. Senza accezioni. “Ho sempre vissuto la mia carriera con Francesco. Non so come sarà senza di lui, sicuramente differente. È un grande amico, continuo a sentirlo ogni giorno per non lasciarlo solo”. Rispetto per quel che è stato e aiuto per quel che sarà Francesco Totti, da domani. Da leader a Capitano e viceversa. Ora però a difendere, in campo, i colori giallorossi ci sarà solo lui. Daniele De Rossi, unico capitano della banda guidata da Di Francesco. Che fin dal primo giorno non ha perso tempo nel dargli un’investitura totale: “La prima persona che ho chiamato appena ho trovato l’accordo con la Roma è stato Daniele De Rossi. Penso che in questo momento lui sia un po’ l’emblema di questa Roma nell’atteggiamento e nel modo di fare. Anche quando è in panchina, se un suo compagno fa gol è sempre il primo ad esultare e ad abbracciarlo. Al di là dell’aspetto tecnico-tattico che conosciamo bene, in questo momento credo sia il mio punto di riferimento”.
Responsabilità che Daniele saprà prendersi senza nascondersi, come ha sempre fatto anche da vice. L’amore per quei due colori è totale e sincero. Senza sovrastrutture create ad arte per i tifosi. L’ha sempre dimostrato in campo e soprattutto fuori dal campo, con dichiarazioni spesso additate come campanilistiche. “La Roma la amo troppo, viene dopo mia figlia. Non è ruffianeria. Quando segno non posso fare le orecchie alla Toni, non ci riesco. Mi viene solo da baciare la maglia della Roma...". Amore e passione che i maligni hanno sempre criticato in favore di trofei e gloria personale. “Ho fatto sempre scelte consapevoli, anche se qualcuno le può considerare incoscienti. Invece ero conscio del fatto che erano scelte professionalmente sbagliate”. Tutti argomenti che per De Rossi venivano sempre al secondo posto. Questione di cuore, di pelle. “La scelta di aver sposato la Roma viene letta e vista come una cosa di grande altruismo, di amore per la maglia, di amore per i tifosi. Ma è una parte della verità. L’altra è che la mia scelta è stata molto egoista, perché io avevo proprio bisogno di giocare con la Roma. Ho il piacere fisico ed emotivo di giocare con questa maglia”.
La famosa “vena”, le esultanze vissute fisicamente con la propria curva, a volte anche i gesti plateali nei confronti dei tifosi avversari. Così come le tante lacrime versate dopo le sconfitte. L’amore non si comanda. Si vive. E De Rossi l’ha sempre vissuto così, a 200 all’ora. Senza freni. Come potrebbe fare un qualsiasi tifoso della propria squadra. Da adesso ci sarà anche una fascia a sigillo di una vita passata con i colori giallorossi e spesa per loro. A 34 anni. Meglio tardi che mai, direbbero i maliziosi. Per altri due anni ancora, dicono i suoi tifosi. Auguri Daniele.