Sguardo fisso a sfidare Reina, piattone preciso per spiazzarlo. Palla da una parte e il portiere spagnolo dall’altra: “Ma sono felice a metà”. Perché sì, va bene i 100 gol con la maglia dell’Empoli, ma alla fine il pareggio non è arrivato. Maccarone è così: altruista, forse fin troppo. Pensa prima agli altri e poi a se stesso: “Questo forse è il suo unico difetto se così si può dire. Se in certi frangenti della sua carriera fosse stato leggermente più egoista forse avrebbe raggiunto vette più alte a livello calcistico”. Ne è convinto Mario Beretta, suo allenatore ai tempi di Varese e Siena: “Io l’ho conosciuto quando era ancora un ragazzino nel 1999 –ha spiegato ai microfoni di Gianlucadimarzio.com – Quando ancora non sapeva che il calcio sarebbe diventato a tutti gli effetti il suo lavoro”. Ne è passato di tempo. Quasi vent’anni. Nel mezzo gol, tanti: più di 200. La metà tutti con la stessa maglia. Quella dell’Empoli, che ormai è diventata la sua casa. Tutti segnati con il sorriso stampato in faccia, perché Maccarone “è un ragazzo molto allegro, non si abbatte mai”. Ma proprio mai? “No, ricordo che nella fase cruciale della stagione con il Siena si stirò un polpaccio, dopo due settimane era già in campo, in tempo di record. E’ stata una dimostrazione di grande attaccamento alla squadra”. Questione di valori. Prima il bene collettivo, poi le gioie personali. Per Maccarone è sempre stato così: “Ha sempre legato con tutti, dal primo all’ultimo. Non ha mai fatto pesare il fatto di essere la stella della squadra”. Stella, bomber, leader. Chiamatelo come volete, ma se il Siena in quella stagione è riuscito a salvarsi buona parte del merito va dato a Big Mac: “Fece 13 gol – ricorda Beretta – si caricò letteralmente la squadra sulle spalle portandola alla salvezza”.
Gol e risate: “Fu una stagione elettrizzante”. Ragazzo serio Maccarone, “a volte troppo”. Ma quando preparava le esultanze con i compagni di squadra era uno spasso: “Stava lì le ore per studiarle”. Naturale, con tutti quei gol! Ma quale è stato il più bello? “Questa è da raccontare. Giocavamo un derby con la Fiorentina, capitò una punizione a 10 metri fuori dall’area. Sul pallone si posizionò Massimo, io dentro di me pensai: “Ma che la tira a fare che tanto non ci prende mai”. Invece? “Tirò una cannonata sotto l’incrocio dei pali, mi girai verso la panchina sorridente: “Visto? Sapevo che doveva tirarla lui”. Bugia, ma a fin di bene: “Dopo il gol si tolse la maglietta e venne ammonito per la seconda volta. Non lo insultai solo perché ci aveva fatto vincere la partita anche se ero molto tentato di farlo”. Emozione troppo grande per cercare di contenerla. Ci è riuscito domenica scorsa contro il Napoli, quando ha fatto 100 con la maglia dell’Empoli. Anche se il sorriso che gli è passato sul volto ha tradito tutta la sua felicità. Chissà quanti ricordi, quanta fatica, quante soddisfazioni: “Ci avrei scommesso che avrebbe raggiunto un traguardo così prestigioso, è sempre stato un professionista esemplare e se alla soglia dei quarant’anni è così in forma è merito della sua serietà”.
Cambiano gli allenatori ma il giudizio è sempre lo stesso: “Per le qualità tecniche che possiede non mi meravigliano i 100 gol con l’Empoli”. Parola di Luigi De Canio: “L’ho avuto nel 2004 –ha spiegato ai microfoni di Gianlucadimarzio.com - Ho un ricordo eccezionale di lui”. Dove? Ancora a Siena, la sua seconda casa dopo Empoli. Quattro anni, tanti gol. Fatica, sacrificio, ma alla fine ancora la luce: “Dopo l’esperienza al Middlesbrough era giù fisicamente, non stava bene, ma non si è abbattuto. Ha lottato per sé e per i compagni, si è rialzato. L’ho recuperato nell’ultima parte di stagione e ci ha dato una grande mano per la salvezza”. Ancora a suon di gol: 6 negli ultimi 3 mesi di campionato: “Volevamo riscattarlo a fine stagione ma non c’erano i presupposti economici per farlo, per questo alla fine è tornato in Inghilterra”. Due anni così e così in Premier League, poi il ritorno in Italia, ancora al Siena: “Per le qualità che ha forse avrebbe potuto giocare in club più prestigiosi, ma questo dipende da una serie di fattori che non sempre si possono controllare, come la fortuna”. Niente top club per Maccarone, ma una nuova casa. La tranquillità, gli amici, la famiglia. Magari anche una birretta, con i compagni e in campo. Ma giusto un goccio, per festeggiare un gol. In poche parole: Empoli. Poi i 100 gol e l’affetto dei tifosi, quello non è mai mancato. E probabilmente Big Mac non baratterebbe tutto questo per un po’ di notorietà in più.