Inter, Spalletti spiega il mercato: “Dalbert sarà il mio nuovo Emerson Palmieri. Medel? Per me era un trequartista”
Un ottimo precampionato, le prime due di campionato vinte contro Fiorentina e Roma, ma anche un mercato sotto le aspettative. Luciano Spalletti è da molti considerato come la vera forza di questa nuova Inter. E oggi si racconta sulle pagine de La Gazzetta dello Sport: “Ci si aspettava un mercato differente, è vero, mi ero convinto anche io di poter fare il cuoco con certi ingredienti. Ma oggi sono soddisfatto al 100%. Quando a Riscone dissi che mi erano state fatte delle promesse e che avrei detto tutto se non fossero state mantenute, il mercato non era completo e soprattutto non conoscevo ancora tutti i giocatori. La qualità dei ragazzi è altissima, ho trovato gente disponibile, motivata, professionisti veri. L’essere professionisti significa avere competenza e passione in ciò che si fa. E i 55-60mila che domenica verranno a tifare allo stadio lo faranno anche perché convinti da ciò che i ragazzi hanno messo sul campo finora. I giocatori non sono solo auto e soldi, quelli così noi li buttiamo fuori. Ma a volte si confonde il menefreghismo con la fragilità. Borja Valero e Vecino sono abituati al nostro calcio, ai nostri ritmi, hanno carattere. Timbrano tutti i giorni il cartellino, e per tutto il giorno non mollano di un centimetro. Accendono la luce al primo munito e la spengono solo a gara finita. Danno i risultati che devono dare. Ecco, forse mancava gente così all’Inter, almeno questo ho pensato osservando da fuori la squadra. Skriniar diventerà un grandissimo difensore. Ha qualità, voglia e incredibili margini di miglioramento. Fra un anno tutti i top club mondiali ce lo chiederanno, ne sono certo. I suoi occhi raccontano tante cose. Non ha timore quando viene aggredito dall’avversario. Non è bellissimo da vedere, ma è efficacissimo e sa giocare molto bene la palla. Dalbert ha un piede sinistro fantastico, ha facilità di corsa, crossa bene. Non difende male, ma deve imparare a stare dentro il reparto. E’ l’Emerson Palmieri della situazione. Ricordate? Quando Emerson arrivò a Roma, erano in pochi a credere in lui. Dalbert e Cancelo insieme? Sicuro! Ma non trascurate D’Ambrosio e Nagatomo, non è facile scavalcarli, danno il giusto equilibrio e sono avversari scomodi per chiunque. Karamoh è ancora un bambino di fatto. Lo vedi anche in alcune reazioni piene di entusiasmo quando per esempio si esercita nel tiro in porta. Va cresciuto e guidato con attenzione, in ogni modo ha strappi di 70-80 metri di grandissima qualità. Quando parte, brucia la terra sotto i piedi. Ha buona tecnica, deve invece migliorare a livello di scelte nella zona calda, a ridosso della porta avversaria”.
Dove può arrivare l’Inter? “Partiamo da -29 rispetto alla Juve, -25 dalla Roma e -24 dal Napoli. Ci servono 7-8 vittorie in più in questo campionato. Bisogna migliorare tutti, ma ho in mano una squadra perfetta, e ve lo faremo vedere. Abbiamo preso gente che faceva al caso nostro. Difesa corta? Certo, inutile nasconderlo: ci manca un centrale di ruolo. Ma non volevano comprare tanto per fare numero, non fa parte della nostra politica. E allora ho parlato e lavorato con chi già c’era: beh, posso garantirvi che Ranocchia e D’Ambrosio sono due centrali da Inter. Non mi interessa il passato, giudico ciò che vedo io sul campo, altrimenti sarebbe tutto da buttare a priori. Siamo completi dietro: Miranda e Skriniar sono pure veloci, anche se c’è chi li giudica lenti. Il brasiliano, in particolare, mi piace perché sa adattarsi come pochi all’avversario di turno. A me piace il folto che ruota molto là dietro a Icardi. In campo bisogna correre, voglio il calcio non di posizione: io vengo da te, tu vieni da me. Si lavora così, in blocco, da squadra, come fa il Napoli. A turno i nostri centrocampisti faranno il Nainggolan o il Vidal. Ho cinque ottimi giocatori per tre posti. Borja alla Pirlo è l’ideale, gli altri possono e devono fare un po’ di tutto. Sono poi affezionato di più a chi sa accettare ruoli marginali in un determinato momento. Mi piace per esempio Joao Mario, ultimamente decisivo partendo dalla panchina. Ha mostrato un certo caratterino da leader, sa aggredire il mediano avversario, da trequartista lo fa bene, e contro la Spal giocherà lui. Brozovic? A proposito di folto che ruota molto, lui è uno che sta sempre intorno alla palla, non si ferma mai. Fa anche gol, sente e vede la porta. Anzi fra i centrocampisti è quello che ha più colpi nella cartuccera per fare gol. Basta non creargli un recinto. Medel via? Gli ho detto: Gary, per me tu sei un trequartista. Lui mi ha guardato come se lo stessi prendendo per il c… Però da mediano ti svuota la piazzola davanti alla difesa, invece davanti ti morde tutti finché non trova l’osso. Allo stesso tempo sono stato sincero con lui, non gli ho garantito un ruolo da protagonista e Gary ha spessore internazionale, non è facile da tenere fuori per me, non è facile restare fuori per lui. Gabigol? Deve giocare, qui avrebbe passato un altro anno ai margini senza poter crescere. Gli ho consigliato di andare a giocare, siamo curiosi pure noi di vedere quanto possa crescere o quanto abbiano sbagliato finora nel giudicarlo. Ma davanti sto bene con Candreva, Icardi, Perisic e i loro ottimi sostituti. Icardi è un ragazzo buono, un grande professionista, un campione, oltretutto generoso: va in barriera, si rompe il labbrino e riparte come se niente fosse. Voglio fargli sentire la massima fiducia. E’ forte, come Perisic. Col croato abbiamo parlato chiaro, è stata brava anche la società a trovare gli argomenti giusti per trattenerlo. Gli è stato detto che da qui non si sarebbe mosso, e lui ha smesso di fare questa provetta di forza con il club, cose normali con i grandi giocatori. Ivan è un atleta impressionante, fa recuperi fondamentali, è uno che mette la squadra al primo posto. Ama molto muoversi lungo la linea laterale, a Roma è stato decisivo lì, ma se impara a stare ogni tanto anche cinque metri più verso l’interno può diventare devastante nella riservina, nella zona alle spalle di Icardi, dove c’è l’animale buono da cacciare, dove si può fare molto male all’avversario. Candreva? Un altro che macina chilometri, una certezza. Deve aumentare però la ferocia quando butta la palla in area dove c’è quell’animaletto che lì dentro sta come sul divano di casa sua. Chi è il vice di Icardi? Eder, poi c’è Pinamonti. La forza di questa Inter è che ancora incompiuta. Vogliamo una squadra che alla fine metabolizzi l’idea che la cosa più importante non è l’avversario: prima c’è la palla, poi il compagno, quindi lo spazio da coprire; solo dopo arriva l’avversario. Stiamo lavorando sodo, e ho la fortuna di avere allenatori veri come collaboratori. Il mio staff è l’estensione di me stesso”.