#Euro2016 – Svizzera-Polonia, due nazioni agli antipodi
Oggi alle 15 scendono in campo Svizzera e Polonia nella partita inaugurale degli ottavi di finale di Euro 2016. Una sfida davvero aperta a qualsiasi risultato. Entrambe non hanno brillato nella prima fase e i precedenti tra le due squadre sono davvero troppo remoti per essere attendibili. Ma quella tra Svizzera e Polonia è anche una sfida tra due nazioni agli antipodi. Politicamente, culturalmente e linguisticamente, ma soprattutto nel sentimento di appartenenza alla propria nazione. Senza che questo porti una delle due ad essere migliore dell’altra. Svizzera e Polonia sono semplicemente diverse. Da una parte gli elvetici, un popolo con un forte individualismo neutrale. Dall’altra i polacchi, con un’identità nazionàl-popolare viscerale.
INNI NAZIONALI
Già qui le prime differenze. Quello elvetico nasce come canto religioso – per questo il nome “Salmo Svizzero” – composto da un sacerdote francese in vacanza in Svizzera. Un testo, definito da molti incomprensibile, che inneggia al territorio, al cielo e ai monti e con una melodia complessa e poco solenne. Talmente poco amato in patria, che nel 2014 il governo elvetico ha indetto un concorso per trovare una nuova composizione, che sia più al passo con i tempi e che possa coinvolgere maggiormente le diverse identità cantonali della confederazione. Di contro c’è l’inno polacco, più propriamente una chiamata alle armi in stile “Marsigliese”, scritto da un tenente dell’esercito prima di una campagna armata al fianco di Napoleone. Una composizione con un testo fortemente patriottico, incentrato su un sentimento di speranza e libertà.
GUERRE-NEUTRALITA’-RELIGIONI
Proprio quella libertà che gli svizzeri hanno conquistato quasi 800 anni fa, diventando uno Stato Federale composto da 26 cantoni autonomi. Autonomia interna che ha portato nel corso dei secoli ad una suddivisione, ben distinta, in tre regioni linguistiche e culturali: tedesca, francese e italiana. Gli svizzeri quindi non formano una nazione nel senso di una comune appartenenza etnica, linguistica e religiosa. Il forte senso di legame al Paese si fonda più su un percorso storico comune e su fondamenti istituzionali come il federalismo, la democrazia diretta, ed una neutralità politica vecchia di 400 anni.
La lingua e la religione cattolica invece, da sempre, caratterizzano l’appartenenza nazionale dei polacchi. Un popolo dominato e occupato dallo “straniero” per molti secoli. A cavallo tra il ‘700 e l’800 con i suoi territori spartiti tra Russia, Prussia e Austria e, nella Seconda Guerra Mondiale, con l’invasione della Germania e dell’Unione Sovietica. Una perenne ricerca di indipendenza e libertà che proprio l’inno polacco spiega al meglio: “La Polonia non morirà finché noi vivremo. Ciò che la violenza straniera ci ha tolto noi con la sciabola ci riprenderemo”. Chiaramente parole anacronistiche se rilette oggi, ma scritte nel 1797, più di cento anni prima dell’indipendenza. Un fatto che spiega al meglio quanto l’identità nazionàl-popolare vada oltre il concetto di Stato: da secoli chi proviene dall’enorme pianura che si estende dal mar Baltico fino ai Carpazi parla polacco ed è cattolico.
Differenze che spiegano al meglio quanto Svizzera e Polonia siano due Stati agli antipodi. Opposte ma non per questo meno identitarie. Semplicemente sono due Nazioni e nazionali molto diverse tra loro che proprio oggi pomeriggio si sfideranno allo Stade Geoffroy-Guichard di Saint-Étienne. Una partita che decreterà chi delle due andrà ai quarti di finale: per entrambe il miglior risultato della storia agli Europei. Forse l’unica cosa che hanno in comune…
di Marco Juric