Danilo, Flamengo (Imago)
Flamengo-Palmeiras finisce 3-2 al Maracanã e vale l’aggancio in vetta.
Dentro la partita più calda dell’anno, l’ex Juventus Danilo entra al posto dell’infortunato Léo Ortiz e cambia l’inerzia del match con personalità, letture da veterano e una leadership che trascina la squadra.
In una serata da brividi, il Flamengo ribalta il vantaggio iniziale di Vitor Roque con Arrascaeta, Jorginho (rig.) e Pedro; nel recupero accorcia Gustavo Gómez: 3-2, scontro diretto vinto e classifica che si riapre. È il ritratto di un Flamengo maturo, capace di reggere i momenti pesanti e di prendersi una fetta di Brasileirão.
La scintilla decisiva coincide con il cambio al 25’: fuori Léo Ortiz, dentro Danilo. Ordina la linea, alza il baricentro, spegne la fonte principale del pericolo. Da lì in avanti il Palmeiras perde profondità: non è solo difesa, è gestione dei momenti in una partita di ritmo altissimo. Secondo i dati ufficiali del club, il difensore è stato il migliore per salvataggi (7, di cui 4 di testa) e ha vinto il 100% dei duelli aerei. Dietro la sua serata perfetta, c’è però un percorso che racconta molto.
Dopo quattro stagioni alla Juventus, Danilo ha salutato Torino in estate, chiudendo un ciclo da capitano e riferimento nello spogliatoio. Per settimane sembrava destinato al Napoli, in un trasferimento che avrebbe avuto il sapore della sfida, ma il difensore ha scelto diversamente: andare lontano, fuori dall’Italia, per non trovarsi da avversario contro la sua ex squadra.
Il suo curriculum parla da sé: Real Madrid, Manchester City, Juventus. A Rio arriva per mettere esperienza e leadership in un reparto che cercava un riferimento tecnico ed emotivo. Nel big match con il Palmeiras firma la prova che aspettavano tutti: pulizia negli interventi, tempo d’uscita, letture preventive.
Non c’è l’azione da copertina: c’è tutto ciò che la rende possibile. Comunica, accompagna, “sente” il momento. È la versione più matura del Danilo europeo, capace di entrare a freddo e cambiare il clima della gara con presenza e ordine.
Quando mette piede in campo, Vitor Roque è la minaccia. Dopo pochi minuti, scompare dal radar. Lo raccontano le cronache brasiliane e lo dicono i tifosi: «Depois que o Danilo entrou o Vitor Roque não fez mais nada.» (“Dopo che Danilo è entrato, Vitor Roque non ha fatto più nulla.”)
È una marcatura che unisce fisico e lettura: anticipo quando serve, contenimento quando conviene. I numeri di serata raccontano una difesa diventata improvvisamente solida, ordinata, guidata da chi ha saputo leggere la partita come un veterano.
Nel post-gara, Filipe Luís esalta il livello del suo gruppo e definisce “perfetta in tutti gli aspetti” la prova di Pedro: un messaggio che fotografa l’intensità collettiva in cui la regia silenziosa di Danilo diventa fondamentale. È il contesto ideale per un leader che risponde sempre presente.
Lo stesso Danilo, a fine partita, sottolinea il dispiacere per l’infortunio di Léo Ortiz e l’importanza del lavoro quotidiano per farsi trovare pronto. Parole da spogliatoio, da giocatore che mette il collettivo davanti a tutto e che con il suo esempio ha alzato il livello di concentrazione dell’intera squadra.
Questo 3-2 vale l’aggancio al primo posto e, soprattutto, una spinta mentale prima della volata finale. Nel giorno più complicato, il Flamengo mostra carattere, qualità e gestione: segnali che fanno la differenza quando la stagione entra nella zona rossa.
È una vittoria che si appoggia su un’ossatura solida e su acquisti mirati: esperienza, tecnica e mentalità hanno alzato l’asticella. In notti così, profili come Danilo trasformano i tre punti in consapevolezza duratura.
Ora lo sguardo corre alla semifinale di CONMEBOL Libertadores: andata al Maracanã mercoledì 22 ottobre, ritorno all’“El Cilindro” di Avellaneda, mercoledì 29 ottobre. Due gare che valgono una stagione, il passaggio tra ciò che è stato costruito e ciò che può diventare storia. Il Flamengo ci arriva nel suo momento migliore: compatto, fiducioso, pienamente consapevole della propria forza.
È il terreno naturale per uno come Danilo: partite da leggere, gestire, vivere col corpo e con la testa. La prestazione contro il Palmeiras è più di un episodio — è un segnale. Ha portato calma, ordine e sicurezza in una serata che vale doppio: per la classifica e per la mentalità. Se il Maracanã ha ripreso a respirare come ai giorni migliori, è anche per la sua impronta. In notti così, il posto giusto al momento giusto ha un nome preciso: Danilo.
A cura di Mariapaola Trombetta
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