Il Crystal Palace festeggia la vittoria del Community Shield contro il Liverpool (IMAGO)
Da club periferico a rivelazione della Premier: il Crystal Palace vola in Conference League per il suo primo vero viaggio europeo.
È il 2025 e, per la prima volta nella sua storia, il Crystal Palace si affaccia davvero all’Europa. Per un club nato a ridosso del parco omonimo di Londra sud, abituato a decenni di alti e bassi tra promozioni e retrocessioni, è un punto d’arrivo che ha il sapore di riscatto collettivo: la vittoria della FA Cup, il Community Shield, e ora un nuovo viaggio.
La Conference League segna l’ingresso ufficiale dei “Glaziers” sul palcoscenico continentale: un traguardo mai raggiunto nemmeno nelle stagioni migliori della Premier. L’unico precedente risale all’estate del 1998, con un’apparizione in Intertoto che non lasciò traccia. Da allora il sogno europeo era rimasto sospeso, un desiderio custodito a Selhurst Park.
Oggi quel sogno prende forma in maniera concreta. Per il match contro lo Strasburgo il club ha organizzato un charter esclusivo da Gatwick, con pacchetti che comprendono viaggio, trasferimenti e un’intera giornata di condivisione. Non è solo logistica: è la rappresentazione fisica di una comunità che si muove compatta verso un orizzonte mai esplorato.
Nei dettagli dell’organizzazione – i pullman dedicati, la hospitality riservata, la cura per i tifosi premium – si legge il desiderio di fare le cose “da grande”. Il Palace non è abituato a questa dimensione, e proprio per questo ogni scelta diventa un simbolo: entrare in Europa come club, senza smarrire il legame con la propria gente.
A rendere tutto più credibile c’è il campo. Dalla scorsa stagione, il Palace è diventato la squadra più in forma d’Europa: 18 partite consecutive senza sconfitte tra tutte le competizioni, un record che eguaglia la miglior striscia della sua storia. Celebre la biografia sul profilo X: “18 games unbeaten“, prontamente aggiornata dopo ogni partita.
Eppure, l’estate del Palace non è stata così semplice. Il club è passato dall’euforia della vittoria in FA Cup, con conseguente qualificazione diretta in Europa League, alla retrocessione in Conference, dopo la sentenza del TAS. E allora, dopo i playoff vinti – non senza faticare – contro il Friedrikstad, i Glaziers sono pronti a giocarsi le loro chance.
Lo stile resta lo stesso: intensità, sacrificio, compattezza difensiva. Più che il talento dei singoli, è il collettivo a trascinare, incarnando lo spirito di una squadra che da sempre ha fatto della lotta la propria identità.
Rispetto alla passata stagione, il Crystal Palace ha perso il proprio faro: Eberechi Eze. Il 10 inglese ha scelto il cuore, sposando la causa dell’Arsenal. Eppure, anche i tifosi non sono arrabbiati con lui. È il giocatore che ha regalato l’Europa e, soprattutto, due trofei al Palace, cosa mai successa se non per coppe minori. Ora la squadra non si è disunita, continuando a credere di poter arrivare ovunque.
L’Europa, però, non si lascia incantare facilmente. La Conference League è piena di insidie: serve continuità lontano da Selhurst Park, bisogna adattarsi a viaggi, ritmi e avversari sconosciuti. Per il Palace, sarà il primo vero test di maturità. Il paragone con altre inglesi che hanno intrapreso questo cammino – Fulham, Birmingham, Newcastle – è inevitabile. Club che hanno saputo scrivere pagine memorabili fin dal primo debutto europeo.
Per il precedente più recente, è celebre la cavalcata del Fulham, che raggiunse la finale di Europa League nella stagione 2009-10, alla sola seconda partecipazione europea (nella prima avevano vinto anche la Coppa Intertoto e giocato in Coppa UEFA). Sotto la guida di Roy Hodgson, eliminò la Juventus agli ottavi grazie a un sensazionale 4-1 al Craven Cottage. Le vittorie contro le squadre tedesche Wolfsburg e Amburgo li portarono alla finale contro l’Atlético Madrid al Volksparkstadion, persa di misura dopo i tempi supplementari.
Quel piccolo quartiere di Londra, rappresentato dall’aquila e dalle maglie rosse e blu, ora potrà varcare i campi della Conference League, con in testa un unico obiettivo: rendere fiero chi non ha mai potuto vivere questo tipo di emozioni. Adesso, i tifosi dei Glaziers possono davvero ricordare con ancora più piacere le parole del proprio inno: “Glad all Over!”, si va in Europa.
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