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Le Comore pronte al debutto in Coppa d’Africa: “Finalmente il mondo scoprirà che esistiamo”

Tra tutte le nazionali che prenderanno parte alla prossima Coppa d’Africa (che inizierà il 9 gennaio), ce n’è una che quindici anni fa non era neanche riconosciuta dalla FIFA: è quella delle Isole Comore, uno stato insulare di neanche duecentomila abitanti, situato in mezzo tra il Madagascar e il Mozambico. Una nazionale che tra una settimana effettuerà il debutto assoluto in una competizione internazionale: “Siamo fieri di esserci qualificati”, ci racconta Kassim Abdallah, 34 anni, giocatore del Marignane-Gignac (quarta divisione francese) e capitano della nazionale. “È un grande piacere aver raggiunto questo risultato incredibile per il piccolo paese di cui ci sentiamo gli ambasciatori nel mondo”.

 

Credits Photo: Fédération de Football des Comores (Pagina Facebook)

 

“Grazie al calcio facciamo conoscere le Isole Comore nel mondo”

Abdallah è il più esperto. Vanta anche quattro presenze in Europa League e quattro in Champions League. Tutte con la maglia dell’Olympique Marsiglia. Oggi è a fine carriera ma il suo ultimo obiettivo (oltre che continuare a divertirsi) è quello di rappresentare la sua nazionale. Una squadra di calcio che porta sulle spalle la responsabilità di far conoscere il proprio paese a tutto il mondo: “Quasi nessuno, al di fuori dei nostri confini, sa cosa siano le Comore. Grazie al calcio e ai risultati che stiamo riuscendo a ottenere contro le nazionali più forti stiamo dando modo a tutti di sapere che le Comore esistono, e non c’è niente di più bello. Per questo vogliamo continuare a fare bene e a ottenere risultati: vogliamo che la gente parli di noi e che inizi a conoscere la nostra nazionale e il nostro paese”.

Leggi anche – La favola delle Comore: per la prima volta qualificate in Coppa d’Africa

Credits Photo: Fédération de Football des Comores

 

“All’inizio non avevamo neanche il materiale per allenarsi: ce lo portavamo da casa”

La nazionale delle Comore è una squadra che quindici anni fa non esisteva nemmeno. O meglio, non prendeva parte alle competizioni ufficiali perché non riconosciuta dalla FIFA. Dal 2007, poi, è cambiato tutto, ma il nuovo progetto della federcalcio comoriana è partito proprio da zero. Kassim Abdallah si ricorda com’era la situazione quando veniva convocato le prime volte: “Non c’era niente: c’era solo un campo metà terra e metà erba. Non c’era neanche il materiale per allenarsi: ognuno portava il proprio. Non c’era nulla. Poi col tempo le cose sono cambiate e il movimento calcistico è cresciuto grazie anche alla Federazione che ha investito molto. Ora abbiamo un bello stadio, campi sintetici dove allenarsi e anche il materiale (dell’azienda italiana Macron, ndr): siamo partiti da zero ma ora stiamo continuando a crescere sempre di più”.

 

Il capitano, Kassim Abdallah. Credits Photo: Fédération de Football des Comores 

 

Kassim Oumouri, il Caressa delle Comore: “La nazionale è la mia seconda famiglia”

Per la popolazione comoriana, la nazionale di calcio è un culto da venerare: “I nostri giocatori giocano tutti in Europa o in America (la maggior parte di loro appartengono a club di seconda o terza divisione francese, altri giocano in Belgio, Olanda, Grecia, Romania, Serbia ecc., ndr). Quando tornano nel paese per giocare le partite con la nostra selezione, è festa nazionale per tutta la settimana. Non si parla altro che della nazionale di calcio. Anche durante la settimana sono tutti in festa per le strade. Se vai all’aeroporto prima che arrivino i giocatori troverai sempre un casino di persone. Sembra che arrivi il presidente, o Messi. I nostri giocatori sono considerati delle vere e proprie stelle”, ci racconta Kassim Oumouri, che non è un giocatore ma comunque un’icona del popolo comoriano perché è il commentatore ufficiale delle partite, dove si scatena e fa il tifo per i propri beniamini. Per intendersi, è un Fabio Caressa con mille freni in meno: “Commentare le partite della nazionale è la mia grande passione. Per me la nazionale è la seconda famiglia. In telecronaca i ragazzi li chiamo tutti ‘figlio mio’ o ‘cocchino mio’: voglio loro un gran bene”, e con questa tecnica anche Oumouri è diventata una star.

 

 

Anche per lui la qualificazione è qualcosa di straordinario: “È la prima volta che partecipiamo a una competizione internazionale. È una cosa che nessuno poteva mai neanche immaginarsi solo pochi anni fa. Non c’era un progetto, niente. Il ct Amir Abdou poi ha iniziato a parlare seriamente ai giocatori e ha iniziato a convincerli a giocare con la nostra selezione. Quando i giocatori hanno iniziato a aderire al progetto, ho iniziato a dire ‘Finalmente qualcosa sta cambiando’. Prima era impossibile pensarlo: non accettavano di giocare con la nostra maglia”.

“Oggi i nostri migranti si vergognano meno a dire di essere comoriani”

Anche per tutti i comoriani migrati in Francia il calcio è un mezzo attraverso il quale si può tornare a essere orgogliosi delle proprie origini. Ce lo spiega Oumouri, che da anni abita a Marsiglia, una delle città francesi con il più alto numero di comoriani: “Prima quando si parlava di Comore, i comoriani di Marsiglia un po’ provavano vergogna. Non so neanche perché, ma era così. Adesso grazie al calcio ne andiamo più fieri: infatti ogni tanto si vedono alle finestre le bandiere del nostro paese. Fa piacere”.

“Quando segneremo tremerà tutto. Quella volta contro il Ghana…”

Dalle parti delle Isole Comore, invece, l’entusiasmo ha raggiunto picchi mai raggiunti da anni. Il calcio, come detto, inizia finalmente a essere un motivo di vanto e la gente segue la nazionale con grande passione: “La gente ha capito che con il calcio ci possiamo fare un nome del mondo. Sono tutti talmente dietro alla nazionale, che quando segniamo impazziscono davvero tutti”, ci racconta Abdallah prima di riferirci un aneddoto simpatico: “Una volta il Ghana venne a giocare da noi. Loro avevano fatto da poco il quarto di finale ai mondiali in Sudafrica ed erano uno squadrone. A un certo punto abbiamo fatto gol e ti giuro che pensavo che ci fosse stato un terremoto da quanto la gente aveva iniziato a saltare negli spalti. Poi il gol ce lo hanno annullato, ma quello che voglio dirti è che la nostra gente impazzisce di gioia”. Difficile immaginarsi cosa succederà al momento del primo gol della storia delle Comore in Coppa d’Africa: “Quando segneremo tremerà tutto, sperando che la situazione non degeneri com’è accaduto a volte. Spesso infatti ci sono anche degli incidenti, perché la situazione spesso sfugge di mano, tanto grande è l’euforia della gente quando arriviamo o quando vinciamo”.

 

Credits Photo: Fédération de Football des Comores

 

“Un giorno magari vinceremo la Coppa d’Africa”

Insomma, la Coppa d’Africa non è ancora iniziata ma nelle Isole Comore c’è grande entusiasmo. E non è che l’inizio di una storia che promette ancora meglio: “Oggi tantissimi giovani comoriani giocano a calcio, e saranno sempre di più se noi in nazionale continueremo a far bene. Daremo loro sempre più stimoli. Per questo siamo convinti che in futuro andremo ancora meglio. Sono convinto che il calcio comoriano brillerà un domani. Dobbiamo sognare senza limiti: nel calcio se non sogni non vai da nessuna parte. Quindi andiamo alla Coppa d’Africa con l’obiettivo di passare il turno e fare il meglio possibile. Oggi giocheremo per la prima volta in questa competizione: magari un giorno la vinciamo”. Storia di una nazionale di calcio adolescente. Nata senza niente. Pronta a prendersi tutto e dare un motivo in più alla propria gente di essere fiera e orgogliosa di essere comoriana. 

Andrea Campioni

Nato nel ’96 e cresciuto in una sala stampa. Iniziai a giocare a calcio ma ben presto mi fecero capire che non sarebbe mai diventato il mio lavoro. Piedi storti e mano ferma, così decisi di cambiare lavoro. Chirurgo? No, giornalista. Penna, tastiera o microfono poco importa, l’importante è raccontare storie.

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