Cosa cambierà con il nuovo Codice di Giustizia Sportiva?
Ordine e certezza. Centoquarantadue articoli per fare chiarezza, un buon proposito da rispettare per il bene del calcio che verrà. Lo scorso 11 giugno, la Giunta Nazionale del Coni ha approvato il nuovo Codice di Giustizia Sportiva della FIGC: una raccolta di norme pensate – ed emanate – nella speranza di colmare tutte quelle lacune che, negli ultimi anni, si sono palesate troppo spesso nel mondo del pallone.
Il caso-Cesena è il più recente ed emblematico: in seguito alla condanna del club bianconero per le plusvalenze fittizie realizzate con il Chievo, ben cinque squadre nell’estate 2018 hanno chiesto di essere ripescate in Serie B al posto dei romagnoli. Lo scenario che si venne a delineare era inverosimile: il 15 novembre dello stesso anno, sebbene il campionato fosse iniziato ormai da oltre due mesi, ancora non si avevano certezze sul numero di squadre che avrebbero alla fine preso parte al torneo. La decisione del Consiglio di Stato arrivò solo a metà novembre, il sistema di giustizia incaricato di risolvere la questione apparve troppo lento per un mondo dinamico come quello del calcio.
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Proprio il nuovo Codice, allora, si propone di risolvere casi di questo tipo. Le novità che la recentissima, minuziosa disciplina porta con sé diverranno presto evidenti: essa prevede l’introduzione di una serie di strumenti, assenti fino a qualche mese fa, che sono invece essenziali per garantire un efficiente coordinamento tra il calcio giocato e tutto quello che ruota attorno ad esso. Ai microfoni di gianlucadimarzio.com, l’Avvocato Pier Luigi Portaluri ha spiegato quali sono gli obiettivi che, con l’approvazione del nuovo Codice, la Federazione Italiana mira a raggiungere.
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“L’introduzione di un Codice rappresenta, in qualsiasi settore, una rivoluzione per il sistema di giustizia di riferimento: se c’è un Codice, ci sono pure delle regole chiare e precise. E se ci sono queste, allora si può parlare di un sistema ordinato – spiega Portaluri, componente della I Sezione Giudicante della Corte Federale d’Appello della FIGC -. Nel mondo del calcio, in particolare con il caso-Cesena, si è riscontrata l’assenza di una legge che stabilisse quali organi di giustizia fossero competenti in determinate situazioni. Da un lato ci sono gli organi di giustizia federale, interni alla FIGC o al CONI, dall’altro quelli dello Stato, ovvero il TAR e il Consiglio di Stato. L’indecisione dei club, che non sapevano a chi rivolgersi per far valere le loro ragioni, ha portato, un anno fa, a una paralisi dell’intero sistema”.
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“Gli eventi della scorsa estate hanno evidenziato come la situazione in Italia fosse a dir poco caotica. Le squadre che chiedevano il ripescaggio non sapevano a quale porta bussare, alcuni si rifacevano al Tribunale Nazionale della FIGC, altri al Collegio di Garanzia del CONI, successivamente sono stati interpellati gli organi di giustizia dello Stato: una confusione del genere era inaccettabile. A tal proposito, la Corte Costituzionale ha sottolineato come sia proprio il nuovo Codice di Giustizia Sportiva a chiarire quando rivolgersi agli organi federali e quando a quelli dello Stato".
Il nuovo Codice, allora, si preoccupa di indicare quali casi siano di competenza degli organi della FIGC, quali invece dello Stato. "E se non si è contenti della decisione dell'organo al quale ci si è rivolti – continua Portaluri – si può sempre andare salendo le scale della giustizia, rifacendosi in secondo grado ad altri organi specificamente individuati".
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"Tutte queste certezze, assenti fino a pochi mesi fa e che il Codice ha fatto invece sue, rendono quest’ultimo la vera bussola del nuovo sistema di giustizia applicabile al mondo del pallone. La novità sta proprio in questo: finalmente, il calcio italiano può contare sull’esistenza di un sistema chiaro e trasparente, presupposto essenziale per un settore che assume un rilievo sempre maggiore all’interno della nostra società”.