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Quando un 17enne Balotelli fece impazzire la Juventus

30 gennaio 2008, Juventus-Inter. In palio, dopo il 2-2 di San Siro, c’è l’ingresso in semifinale di Coppa Italia. Roberto Mancini, allenatore dei nerazzurri, decide di mandare in campo un ragazzo della Primavera, che fino a quel momento ha giocato un solo minuto in campionato. Niente Ibrahimovic, niente Crespo, niente Suazo. Ad affiancare Cruz, in attacco, c’è Mario Balotelli.

Certo, la sua doppietta con la Reggina nel precedente turno di Coppa Italia fa ben sperare. Ma la Juve è un’altra storia. Sono i rivali di sempre, quelli del derby d’Italia. Quelli a cui, due anni e mezzo prima, l’Inter ha ‘sottratto’ uno scudetto dopo lo scandalo di Calciopoli. Quelli forti del 2-2 conquistato fuori casa all’andata. Quelli che, però, non hanno ancora fatto i conti con quel diciassettenne con la maglia numero 45.

Il ragazzino gela Torino

Per Balotelli, Reggina o Juve non fa differenza. Anche stavolta mette la sua firma sulla partita. Anzi, ce ne mette di nuovo due. La prima dopo 10 minuti, levandosi di dosso Birindelli con un corpo a corpo e segnando con freddezza a tu per tu con Belardi – che sostituisce Buffon, alle prese con un problema alla schiena. La seconda, quella del 3-2 decisivo, è di rara bellezza: spalle alla porta con Legrottaglie in marcatura, stop, difesa della palla e girata di prima intenzione. Un missile che si infila sotto al sette, con il portiere che può solo ammirare.

Ci sono anch’io”. Mario si è appena rivelato al mondo. I gol di Del Piero e Iaquinta, in rimonta, non bastano alla Juve. Il ragazzo di 17 anni, con l’aiuto di Cruz, porta l’Inter in semifinale grazie a una doppietta. La Coppa Italia verrà vinta in finale dalla Roma, ma i 4 gol di Balotelli lo incoroneranno capocannoniere della competizione. E in tanti, della sua prestazione all’Olimpico di Torino, non se ne scorderanno tanto facilmente.

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Le parole di chi lo affrontava

Soprattutto i difensori avversari, come Guglielmo Stendardo, che quella sera giocava titolare con la maglia bianconera: “Era il mio esordio con la Juve, e la partita era di quelle delicate” ha dichiarato l’ex difensore ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com. “La qualità di Balotelli, però, si vedeva fin dai primi minuti. E l’ha confermata anche negli anni successivi”. Anni in cui ha vinto tre scudetti con l’Inter, compreso quello del triplete. Una Premier, una FA Cup e un Community Shield con il Manchester City. Poi, le avventure con Milan, Liverpool, Nizza e Marsiglia.

In mezzo, però, qualche ‘balotellata’ di troppo: “Forse alcune volte si è un po’ perso per aspetti non tecnici” ha proseguito Stendardo. “Questo dispiace, perché il talento è fondamentale, ma ancora più importante è la gestione del talento. E Mario in qualche caso non ha saputo farlo”. Ora, però, il ragazzo con il numero 45 ha scelto Brescia, città che lo ha cresciuto: “Potrebbe essere la piazza giusta per lui, anche se la Serie A quest’anno è davvero competitiva. Avrà la possibilità di trovare continuità sotto l’aspetto delle prestazioni e dei gol. Glielo auguro assolutamente”.

Da Brescia al Brescia ne ha fatta di strada. Ora, Super Mario sta tentando di ritrovare se stesso. E domenica 16 febbraio, alle 15, ritroverà nuovamente la Juventus. Lo stadio è diverso e i bianconeri sono radicalmente cambiati. Ma, probabilmente, quel 30 gennaio 2008 risuona ancora nella sua testa. Balotelli a Torino per cercare un’altra impresa. E per gridare al mondo, ancora una volta: “Ci sono anch’io”.

 

A cura di Stefano Renzi

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