Una settimana perfetta. Alessio Sestu, per il momento, non avrebbe potuto chiedere di più. Il Piacenza che dopo una lunga rincorsa sorpassa l’Entella nello scontro diretto grazie a un suo gol e la ‘sua’ Lazio qualificata per la finale di Tim Cup. Nato a Roma e cresciuto calcisticamente nella Lazio, ha sempre fatto il tifo per i biancocelesti: “Sono ancora un grande tifoso! Li seguo sempre fin da piccolo, fin quando ho iniziato ad andare in curva con mio cugino e da lì la passione non se n’è più andata”, racconta proprio Sestu in esclusiva ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com.
Ancora oggi i momenti felici vissuti come raccattapalle all’Olimpico insieme ai compagni rimangono indelebili. “Alla fine di ogni partita partiva la corsa per accaparrarci i pantaloncini e le magliette dei nostri giocatori preferiti. Indimenticabile. Il mio idolo è sempre stato Sérgio Conceição perché giocava nel mio ruolo ed era fortissimo. A casa ho anche i suoi pantaloncini e sono una specie di reliquia per me”.
Il sogno di vestire la maglia della Lazio in prima squadra per Alessio non si è mai avverato, a differenza di quello di giocare in A. Impossibile dimenticare la rete segnata all’Inter nel 2013. “Fu un’emozione unica perché era contro una squadra incredibile e poi era appena nata mia figlia. Però anche il gol di martedì all’Entella è stato uno tra i più importanti della mia carriera: lo metto ai primissimi posti insieme al gol all’Inter. La vittoria di martedì mi ha riempito di gioia ed è stato stupendo vedere così tanti tifosi allo stadio: penso che il sold out al Garilli mancasse da diverso tempo”.
Nonostante i 35 anni e una lunga carriera alle spalle, a certi emozioni non ci si abitua mai. Infatti “di smettere non ci penso proprio – ammette Sestu –. Sto bene fisicamente e sento di poter dare ancora molto: voglio continuare e tornare in Serie B con questa maglia da protagonista”. Sperando, chissà, nella prima convocazione della nazionale… sarda. Lui, nato e cresciuto a Roma, ha entrambi i genitori sardi e tutte le carte in regola per far parte del progetto. “Dico la verità: fino ad oggi non sapevo nemmeno che avessero già giocato! Sarebbe bello essere convocato. Anzi, facciamo un appello”, continua Sestu ridendo.
Quella di Sestu è sempre stata una vita dedita al calcio. “Fin da quando a 5 anni i miei mi portarono a giocare per la prima volta. Non ho mai pensato a cosa sarei potuto diventare nel caso in cui non avessi sfondato – continua il classe ’83 -. Mia mamma avrebbe voluto farmi studiare e infatti mi ero iscritto anche al liceo ma visti gli impegni sportivi non riuscivo a dedicare allo studio il tempo necessario: c’erano i compagni che studiavano, quelli che non studiavano perché pensavano solo al calcio e poi c’ero io, che stavo nel mezzo. Alla fine ho dovuto prendere una decisione e puntare tutto sulla carriera”.
Tanto che “da quando ho 17 anni sono fuori casa per il calcio”. Sora, Treviso, Südtirol, Cittadella, Mantova, Salernitana, Avellino, Reggina, Vicenza, Bari, Siena, Chievo, Samp, Brescia, Entella, Alessandria, Piacenza. “Ho avuto l’onore di confrontarmi anche con tanti allenatori bravissimi. Tutti mi hanno lasciato qualcosa: Sarri, Ventura, Mihajlovic e non solo. Se devo fare un nome però dico Antonio Conte. Ti colpisce nel profondo per le sue qualità ma soprattutto per la mentalità che ti trasmette. Lavorare con lui porta a vincere. Poi può non succedere, ma lui ti dà le basi e la possibilità di farlo, seguendolo. Antonio inoltre mi ha colpito per l’uomo che si è dimostrato fuori dal campo: esempio di umiltà e disponibilità. Certo, speriamo non vada alla Roma nella prossima stagione: da laziale sarebbe un bel problema…”, continua con una risata.
Oltre al calcio, vista anche la carriera da globetrotter, Sestu fuori dal campo non ha troppi grilli per la testa. Anzi “sono un papà a tempo pieno e non ho altre passioni particolari. Adoro trascorrere il tempo con mia figlia Virginia e mia moglie Sveva, magari visitando posti nuovi appena c’è la possibilità di farlo”.
Per il centrocampista del Piacenza, dopo il sorpasso sull’Entella, ora c’è solo un obiettivo: la Serie B. Con una squadra storica nell’anno del centenario. Col ‘Piace’. In un grande gruppo, poi. “È stata la nostra arma in più. I ‘casinisti’ sono Nicco e Della Latta ma in generale c’è tanta positività e serenità. Anche io, nonostante sia uno dei ‘vecchi’, ho zero problemi quando c’è da divertirsi e scherzare nello spogliatoio. Poi, logico, quando c’è da dire qualcosa la si dice”. Infine, “c’è Perez che da quando è arrivato ha portato una grande carica positiva”.
Per Sestu tagliare quel traguardo anche grazie al suo gol dell'ex decisivo, con tanto di esultanza perdifiato e maglietta levata, sarebbe l’ennesimo riconoscimento in carriera. “Voglio però fare una precisazione e specificare che non si trattava di un’esultanza polemica verso la mia ex società, anzi. Sono dispiaciuto che qualcuno abbia potuto interpretarla così. Io a Chiavari sono stato da Dio sia per la città, sia per la società, sia per il campionato che abbiamo vissuto insieme. Penso però che un giocatore debba fare ciò che si sente e io in quel momento, per l’importanza del match e per l’entusiasmo intorno a noi, istintivamente mi sono lasciato andare”.
Comprensibilissimo vista la lotta serrata tra le due squadre. 71 punti il Piacenza; 69 l’Entella che sfiderà Juve U23 e Carrarese. “È stato un campionato difficile e combattuto. Eravamo primi ad inizio stagione quando la situazione del girone era particolare perché alcune squadre dovevano recuperare diverse partite ma ora che tutti abbiamo lo stesso numero di match giocati conta ancor di più esser primi. Questo primato ce lo siamo conquistati ed ora sta a noi difenderlo. Attenzione però: mancano due partite difficili con Olbia e Siena e bisogna vincerle entrambe”.
Mai festeggiare prima del tempo. Quanto accaduto a Sestu due anni fa con l’Alessandria gli è stato di grande lezione: un campionato di Serie C praticamente già vinto sfumato proprio sul più bello. “Fare come la Cremonese in quel campionato? Speriamo vada a finire così. Quell’esperienza coi grigi, al di là della beffa, mi ha insegnato molto. Ero sceso in C con l’Alessandria perché c’era la possibilità di vincere subito il campionato e tornare in B. Purtroppo andò diversamente. Ora però voglio riuscirci col Piacenza”. Nel caso in cui finisse davvero così, per Sestu dopo una settimana perfetta si potrebbe parlare addirittura di una stagione da incorniciare.
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