Questo sito contribuisce all'audience di

Karel Zeman, oltre papà: “Mai un consiglio, ma mi sogna a San Siro”

Il figlio del boemo è il nuovo allenatore dell’Acr Messina. Dall’assist di Schillaci alla passione per la musica ci ha raccontato il suo mondo

My way di Frank Sinatra è il suo grido libertà. Karel Zeman la intona e guarda il mare. Nella musica si è sempre rifugiato, mentre sugli scogli, con la stessa facilità, ricordi e speranze si infrangevano e rigeneravano. “Non credo sia una banalità – racconta in esclusiva a Gianlucadimarzio.comquando ho potuto scegliere ho sempre preferito città sulla costa”.

Manfredonia, Malta, Gela, Reggio Calabria, ora Messina. Dove papà Zdenek è un idolo e i tifosi ancora si stropicciano gli occhi e si commuovono sentendone il nome. Gente del sud, storie di passione e pallone. Nel 1988 il boemo allenò qui. Una sola stagione, in B: lo spazio di un lampo, per consacrare Schillaci nell'Olimpo del calcio. Il palermitano vinse la classifica cannonieri, poi volò verso la Juventus e le notti magiche.

“Avevo dodici anni, ricordo tutto benissimo. Una volta al Celeste, durante un allenamento, proprio Totò mi crossò un pallone, lo colpii al volo e lo misi all'incrocio. La squadra si fermò e applaudì”. Qualche tempo più tardi crollava il muro di Berlino: viaggiare verso est sarebbe diventato normale. “Tornammo in Republica Ceca e conobbi mio nonno. L'abbraccio fra lui e papà mi fece venire la pelle d'oca. Non si vedevano da dieci anni. Assurdo solo pensarlo”.


Karel_Zeman_2_Gdm.jpg

Oggi, per fortuna è diverso. Forse per questo più delle frontiere, preferisce perdersi nel blu. “Dal punto di vista sportivo eguagliare mio padre sarà difficile, anzi impossibile. Io mi auguro solo di lasciare qualcosa a chi viene a vederci”. Si può, pure se il passato è colorato di amaranto. “Ho guidato la Reggina nel 2016/2017 è vero, ma parliamo di lavoro e conta la professionalità. Se fai il massimo le persone lo capiscono e ti apprezzano. Da giovane – Dietro Zdenek – un anno ero alla Lazio, quello dopo alla Roma. Eppure andò alla grande”.

Questione di regole: “Papà le ha rispettate e ha pagato tutto con gli interessi. Anche in casa, dopo le celebri denunce svanì la serenità”. Fatica e senso del dovere, mantra da cui non si prescinde: “Nel 2012 ero a Fano, in Serie C. Ero stato chiamato per le ultime otto giornate. Feci benissimo e in estate mi volevano tutti. Per riconoscenza verso la società, rifiutai e decisi di rimanere. Mi esonerarono dopo la prima partita della stagione successiva”.

Qualcuno telefonò anche dalla B: “Sì, ma non ci sarei andato. Non avevo il patentino che ho ottenuto solo di recente. Forse mi avrebbero dato una deroga, però, sono vie che non gradisco. Se meriterò, ci arriverò al momento opportuno”.


Karel_Zeman_Gdm.jpg

Copione identico a Malta: “Lavorare lì è strano. In un'isola con gli stessi abitanti di Messina hai un torneo intero, da cui estrarre i giocatori per la Nazionale. Io guidavo il Qormi e il livello tecnico non era basso. In ciò aiutano gli stranieri presenti nelle squadre". I veri problemi stanno altrove: “Alla fine del campionato me ne scappai, si succedevano episodi spiacevoli, lontani dallo stile e dall'etica che ho sempre praticato e richiesto”.

Lo sussurra e non lo dice. Tale padre, verrebbe da pensare. Ritenevo un vantaggio essere suo figlio, poi mi sono convinto non sia così. Mi ha insegnato che educazione e onestà non si barattano mai e ne vado fiero. Non fosse vero, oggi non sarei in D”. La morale è identica e l'aspetto tecnico?: “Credo che io e Giacomo Modica, adesso alla Vibonese, siamo i suoi eredi più fedeli. Gli altri, da Giovanni Stroppa a Eusebio Di Francesco, ne hanno preso determinate caratteristiche, a cui hanno aggiunto modifiche e spunti”.

Lui invece è più integralista:Papà non mi ha mai dato un consiglio, ma dopo quarant'anni trascorsi a osservarlo, ho appreso metodi e tecniche da tradurre in campo. E se la struttura ce lo consentirà, rivedrete i gradoni”. La sfida è complicata:A Messina bisogna riportare il sereno. Proverò a tirar fuori il massimo dai calciatori, in attesa del mercato e di concordare le mosse con la proprietà”. Vedere Zeman in panchina fa sempre effetto. Negarlo è una bugia: “Qui ha bei ricordi. Certo da padre si augura di vedermi a San Siro”. Karel studia, provando ad accontentarlo: “Mi piace guardare ogni sport e in Serie A l'Atalanta è il top”.

L'ultima domanda è una conseguenza: “Chi mi piacerebbe allenare? Muriel. Dicono sia spesso in sovrappeso. Chissà che con una preparazione severa non riesca a esprimere il suo devastante potenziale”. Lui canta e sogna. Nel solco di papà, che al successo preferì la bellezza.


Karel_Zeman_1_Gdm.jpg

A cura di Nanni Sofia

Foto Karel Zeman in allenamento Acr Messina