Telefono in tilt, centinaia di notifiche: "Dopo il messaggio di ieri ho dovuto cambiare l'Iphone!". Una marea di complimenti: "Mi hanno scritto in tantissimi, hanno capito la mia scelta". Già, ma quale? Quella di lasciare il calcio e andarsene in America. Addio sogni, benvenuta dura realtà. Perché Filippo Cardelli, ormai ex centrale difensivo della Primavera biancoceleste, dice addio alla Lazio senza voltarsi indietro. "Colpa del sistema" dice lui. "Colpa dei tanti stranieri che militano nelle nostre rose". Parole dure, pubblicate ieri sul suo profilo Facebook. Oggi, infine, affidate ai nostri microfoni: "Sono felice - svela in esclusiva su GianlucaDiMarzio.com - non mi pento. Certo, lasciare il campo da calcio non è una bella cosa, ma se le persone hanno capito le mie intenzioni sono contento".
Direzione Stati Uniti: "Mi prendo un anno per studiare l'inglese, mi dedicherò allo studio. Poi ad agosto lascerò l'Italia. Voglio prepararmi bene, ma soprattutto riprendermi tutte le cose a cui non ho potuto prestare attenzione in questi anni. Gli amici, la famiglia, la mia vita sociale". Addio Primavera, decisione presa. Ma i suoi (ex) compagni sono tutti con lui: "Mi appoggiano, mi sostengono, i ragazzi sono con me. E' una scelta personale". E Simone Inzaghi? "Per ora non mi ha ancora detto niente, ma si è sempre comportato bene. E' una bravissima persona, sul serio".
Delusione, amarezza. E vari fattori "sconcertanti". In primis, quello riguardante le cure mediche post-infortunio: "L'anno scorso mi sono rotto il ginocchio, sono stato fuori tutta la stagione. I miei hanno speso una fortuna per curarmi, è uno scandalo che non ci abbia pensato la Lazio. Fortunatamente ho buone possibilità economiche, ma tante altre persone no. Mi è dispiaciuto veramente tanto, davvero".
Tutta "colpa" del contratto. Alcuni ce l'hanno, altri no. E ad avercelo sono soprattutto gli stranieri: "Ad oggi la Primavera non ha un gruppo, è divisa. Ci sono quelli col contratto e quelli senza, ovvero tutti gli italiani tranne Dovidio e Rossi che sono i fuoriquota. Come si fa a creare un gruppo con queste divergenze? Gli stranieri sono quasi la metà, tra i giocatori italiani sono rimasti in pochi. Penso al gruppo degli Allievi Nazionali, sono rimasti soltanto Borrelli, Bezziccheri, Cardoselli e Folorushno. Tutti gli altri sono andati via (Pedrazzini, Nolano, Cotani). Potevano creare una rosa competitiva!".
E invece no, tanti stranieri e alcuni neanche bravi, come sottolinea Cardelli: "Prendono giocatori normali, non fenomeni alla Keita. Io non sono contro gli stranieri a prescindere, sia chiaro. Se un ragazzo è bravo e viene da fuori son contento, mi aiuta a vincere. Fa la differenza. Ma ora sono troppi, davvero. Non c'è affiatamento". Ed ecco, allora una decisione maturata col tempo: "Ci penso già dall'anno scorso, da quando mi sono rotto il crociato. Ho sofferto, ho pensato, mi chiedevo se ne valesse la pena. E allora mi son rimesso in sesto". Sudore, sacrificio: "Quest'anno sto bene, ho fatto la preparazione e mi sento in forma. Avrei giocato titolare, l'allenatore credeva in me. Volevo dimostrare a me stesso di potercela fare. Poi ho cambiato idea".
Cardelli spiega i motivi: "Non ci sono rispetto, dignità, interesse. Non c'è neanche la squadra, il gruppo. Spesso mi sono chiesto chi me lo facesse fare". Il "calcio italiano è morto", sostiene. "Tanti ragazzi arrivano in Primavera perché sono condannati a fare questo, molti rinunciano a tutto pur di inseguire il proprio sogno. Ma poi? Cos'hanno? Io sono fortunato, ho avuto la possibilità di prendere questa decisione. Altri no, meriterebbero di meglio. Ormai il calcio è così, pieno di stranieri. Dicono che gli italiani forti non ci sono, ma non è così! Guarda il Sassuolo, è arrivato anche in Europa League. Tutti italiano. E io per questo sport ci ho lasciato un ginocchio...".
Parole forti, dure. Parole che fanno riflettere. Filippo Cardelli, 18 anni, lascia il calcio e i propri sogni col sorriso sulle labbra: "Se il mio messaggio ha avuto tutta questa rilevanza so di aver fatto la scelta giusta" dice lui, orgoglioso. Ma in fondo sì, un po' malinconico. Cardelli dice addio a un futuro incerto per costruirsene uno solido. Direzione Stati Uniti. Altri sogni. Prima, però, un pensiero sentito: "Voglio ringraziare tutti per i messaggi e il sostegno. Mi hanno fatto cambiare il telefono, era impazzito a suon di notifiche. Dico solo grazie, davvero. Ormai questo calcio è una tristezza".