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Data: 27/02/2018 -

Trocini, l'allenatore 'per caso' del Rende meraviglia. La rinuncia alla Juve, la B a 16 anni e il 'ritiro' per scelta a 21: "Poi un articolo di giornale cambiò la mia vita"

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Lui su una panchina si è ritrovato quasi per caso. “Quando smisi di giocare, decisi di occuparmi a tempo pieno all’azienda edile della mia famiglia”. Mondo del calcio ormai completamente abbandonato o quasi. “Dopo 7 anni dal mio ritiro, però, una mattina lessi il mio nome sul giornale: ‘Bruno Trocini potrebbe allenare la Juniores del Cosenza, titolava l’articolo. Giuro che ancora nessuno mi aveva contattato, però leggendo il mio nome mi chiesi: ‘E se davvero mi arrivasse questa chiamata, cosa rispondo?’ Due giorni dopo squillò il telefono…”, risposta affermativa e addio azienda di famiglia. “Mi affascinava allenare i giovani, gli under 18. Al primo anno stravinsi il campionato”, racconta in esclusiva a GianlucaDiMarzio.com Bruno Trocini, attuale allenatore del Rende meraviglia, quinto in classifica nel girone C di Serie C. Ma sul miracolo sportivo della formazione calabrese ne parleremo più avanti. Perché la storia di Trocini al Rende parte da lontano, dai tempi in cui era calciatore. “Ero il capitano della squadra che vinse il campionato di Serie D e che sfiorò la C1, il direttore sportivo era Massimiliano Mirabelli: dirigente che aveva tutto sotto controllo, molto presente”, racconta Trocini. Dal campo alla panchina. “Dopo la stagione alla Juniores del Cosenza, la mia prima da allenatore, ricevetti una chiamata da Rende: ‘Ti va di occuparti del nostro settore giovanile?’. Accettai e quattro mesi più tardi mi ritrovai a guidare la Prima Squadra in Serie D (dopo l’esonero di De Angelis, ndr) che era ultima in classifica e praticamente già retrocessa…”. Il resto della storia lo completiamo noi: Rende che in 12 giornate con Trocini in panchina colleziona 27 punti e ottiene la salvezza senza nemmeno passare dai playout. L’inizio di un’avventura che porta fino ai giorni nostri: perché da allora, stagione 2012/2013, le strade del Rende e di Bruno Trocini non si sono mai separate.

La rinuncia alla Juventus del Trap a 21 anni: “Scelsi il Dipignano, Promozione”

Rewind doveroso, perchè per comprendere al meglio la storia dell’allenatore del ‘Rende meraviglia’ è necessario ritornare ai tempi del Trocini calciatore. Un fenomeno mancato. “A 15 anni Gianni Di Marzio, allenatore del Cosenza, mi portò in ritiro con la prima squadra, l’anno successivo Reja mi fece esordire in Serie B. Poi la Juventus…”. Professione attaccante, cartellino pagato 1 miliardo di lire. “Due anni di Primavera, quasi sempre aggregato con la Prima Squadra: in panchina c’era Trapattoni, in campo Baggio e Vialli. Erano gli anni della rinascita bianconera, il Trap era un grande padre prima ancora che un grande allenatore, gestiva il gruppo alla perfezione, metteva una passione incredibile in tutto quello che faceva”, racconta Trocini. Ragazzo su cui la Juventus credeva eccome: “Contro l’Ancona in campionato stavo per entrare in campo, la gara era ferma sullo 0-0, mi riscaldai per circa 20 minuti. Poi segnò Julio Cesar e al mio posto entrò Galia”. Destino beffardo. Vabbè, ci sarà stata un’altra occasione, no? No. Perché a questo punto Trocini compie una scelta davvero inaspettata: “Fui mandato in prestito al Trento, in Serie C2, poi rifiutai alcune destinazioni. A 21 anni rinunciai a due anni di contratto che ancora avevo con la Juventus per praticamente smettere di giocare a calcio”. Storia d’altri tempi ma sicuramente fuori dal comune. “Ero giovane, guadagnavo già abbastanza soldi con il calcio per l’età che avevo, ma stare lontano da casa mi aiutò molto a capire il vero senso della vita, come funzionavano tante cose. Così a 23 anni decisi di tornare a giocare in Promozione nel Dipignano (provincia di Cosenza, ndr), squadra del mio Paese. Poi andai al Castrovillari, in C2: vicino casa, ero iscritto all’Università e potevo anche studiare”. La laurea non arrivò mai, così come quella definitiva esplosione con gli scarpini ai piedi che tutti pronosticavano: “Ho giocato poi alla Reggiana, alla Lodigiani, all’Andria al Rende. A 25 anni potevo nuovamente tornare in B, ma non è andata così, a 31 anni poi ho smesso, anche se praticamente la mia carriera è finita a 21. Rimpianti? No, evidentemente il mio livello era questo. O forse pensare così mi fa meno male…”, ammette con un mezzo sorriso Trocini.

Il segreto del Rende meraviglia

Un riscatto che Bruno Trocini, 43 anni, oggi sogna di prendersi in panchina. “L’ambizione di arrivare a certi livelli c’è sempre, sognare è legittimo, ma adesso penso a fare bene con il Rende”. E a guardare la classifica... 41 punti e quinto posto alle spalle di Lecce, Catania, Trapani e Siracusa: “Pensavamo fosse difficile ripetere l’ottimo girone d’andata, invece in questa mini classifica relativa alle 8 gare del girone di ritorno siamo primi: nessuno ha fatto più punti di noi”. Compresi gli ultimi tre ottenuti in trasferta nel derby contro il Catanzaro. “Il segreto di questa squadra? I ragazzi stanno giocando questo campionato sapendo che per loro potrebbe rappresentare l’occasione della vita, in molti non avevano mai giocato in Serie C prima di quest’anno. E’ un gruppo che conosco bene, alcuni di loro li alleno da 4/5 anni: si è creato il giusto mix tra giovani di valore, gente in cerca di riscatto, calciatori più esperti. La compattezza del gruppo, eccolo il nostro segreto”, ammette Trocini. Ma c’è dell’altro: “In questa società i rapporti sono familiari, c’è un presidente che trasmette grandissimo entusiasmo e ha la grande capacità di scegliere uomini di valore, prima ancora che grandi professionisti. La B? Sognare è bello… ma noi puntiamo di arrivare ai playoff nella migliore posizione possibile e valorizzando i tanti giovani di qualità che abbiamo”. E poi chissà… Trocini d’altronde ha un conto aperto con il destino.

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