Premessa: ogni favola ha il suo percorso, buono o cattivo che sia; è unica, non replicabile nella sua interezza. Ma imitabile, quello sì. In un modo o nell'altro se parliamo di favole e calcio, oggi, parliamo di Leicester, capace di segnare un anno-zero per il calcio europeo, una rivoluzione della speranza. Dal maggio 2016, con la 'scala Leicester' possiamo giocare, valutare la credibilità o meno di una favola, quanto questa possa avvicinarsi all'impresa di Ranieri. E inevitabilmente lo stiamo facendo con l'RB Leipzig, che ha una carta d'identità affascinante: neopromossa, piena di giovani e già prima in Bundesliga. Ma con un passato controverso, che fa storcere il naso. Una storia che è un po' Leicester, è vero, ma che per diversi aspetti non lo è per niente.
PERCHÈ SÌ - Dal punto di vista prettamente calcistico, diciamocelo, si avvicinano molto. La velocità che sprigionano in campo le frecce di Hasenhüttl ricorda i contropiede ad arte di Sir Claudio. Okazaki, Mahrez e Vardy contro Forsberg, Poulsen e Werner: c'è partita. Solidità difensiva e gioco offensivo scintillante rendono Leicester e Leipzig due creature simili, nonostante i tedeschi siano decisamente più predisposti al gioco piuttosto che al contenimento. N'Golo Kante e Naby Keita, poi, sembrano uno la copia dell'altro: motorini a centrocampo, capaci di rubare palloni a raffica e dare qualità alle ripartenze. Scala Leicester approved. In più, il fatto di aver dato continuità fin da subito a prestazioni e risultati - anche contro realtà ben più quotate - renda le due storie ancora più sovrapponibili. Dal punto di vista societario, inoltre, hanno in comune le proprietà straniere, ma poste in contesti talmente differenti che sarebbe inesatto fare paragoni.
PERCHÈ NO - In primis: le aspettative. Chi avrebbe puntato anche un solo centesimo sulla vittoria del Leicester in Premier League? Forse due su milioni di persone. Per l'RB Leipzig, invece, la questione era già ben differente fin dall'inizio. Difficile immaginare una partenza così forte, certo, ma si sapeva (e anche la società non lo ha nascosto) che in due-tre stagioni sarebbero stati competitivi ad altissimi livelli. Non solo il progetto, però. Va da sé infatti che, se ci si trova a paragonare il percorso di un club con più di cento anni di storia (e zero vittorie, prima di maggio) e uno che di anni ne ha appena sette, qualcosa di intrinsecamente sbagliato c'è.
E quindi si arriva alla questione relativa alla disponibilità economica. Potranno anche avere budget simili a disposizione, ma il gap con le rivali è nettamente differente: se il Leicester era uno dei pesci piccoli della Premier League (nonostante avesse entrate notevoli), l'RB Leipzig può già competere finanziariamente senza grandi sforzi con le grandissime del calcio tedesco. E comprare giovani (con occhio, c'è da dirlo) di spessore, ferrea idea societario. Componente fondamentale a sostegno del NO è anche - e soprattutto - l'aura di passione intorno al club, che mette le due realtà ai poli opposti. Il Leipzig è odiato su tutti i fronti, senza eccezioni e fin dal primo giorno; il Leicester è invece stato amato anche dagli stessi avversari, proprio per la sua eccezionalità. In più è riuscito a vincere, dopo una lotta durata una stagione intera. Siamo a novembre, e per Hasenhüttl e i suoi ragazzi la strada è ancora piuttosto lunga.