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Data: 05/03/2017 -

Parla Gattuso, da Belotti a Ibra, dalla Nazionale fino al Pisa e il suo Milan: "Un sogno durato 13 anni ma dopo la finale di Istanbul volevo cambiare aria"

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Gennaro Gattuso senza filtri, come al solito. Diretto, sincero, schietto. Ospite a Sky Calcio Club, l'allenatore del Pisa ha parlato di diversi argomenti, iniziando col commentare il posticipo di questa sera che ha visto vincere la Lazio ("E' un altro dei meriti di Inzaghi. Ne ha tanti, tra cui quello di aver fatto esordire tanti giovani"), fino a qualche considerazione sul Napoli visto ieri all'Olimpico contro la Roma: "E' una squadra che non si accontenta mai".

E' tornato poi al passato, al 2013, quando al Palermo insieme a lui c'era anche l'uomo del giorno: Belotti, il Gallo che oggi ha cantato tre volte ed è diventato il nuovo capocannoniere della Serie A. "L'avevamo preso con Perinetti allora, in comproprietà dall’Albinoleffe. Io da subito gli ho detto che avevo visto solo Sheva tirare in porta così e prendere sempre lo specchio. E ne ho prese di offese da Zamparini, diceva che non capivo nulla. Ma Belotti ha una dote, ha il veleno addosso quando attacca la profondità, quando tira con cattiveria. Ha voglia di imparare si allena sempre a mille all’ora. Non ha grandissime qualità tecniche ma quando calcia… E poi è uno che non si accontenta. Ha fatto 22 gol ma non si accontenterà, è un martello".

Spazio poi ad altri ricordi, quelli da giocatore del Milan. In particolare il pensiero va alla finale di Champions League di Istanbul: "L’ho vissuta male. Quando vinci una finale 3-0 a fine primo tempo e poi la perdi in quel modo ci vogliono mesi per riprenderti. Per me il Milan è stato un sogno durato 13 anni e lì mi sentivo in colpa perché avevamo perso una finale incredibile e, sì, volevo cambiare aria. Non stavo bene con me stesso. Con gli altri poi non ne abbiamo più riparlato".

Ecco poi un collegamento video con Alessandro Del Piero. "Ricordo la sua calma, è un ragazzo riflessivo", ha esordito così, strappando un sorriso, l'ex numero 10 bianconero parlando di Gattuso. "E’ un ragazzo di cuore - è poi ritornato serio - e questo fa la differenza sempre. E’ uno con cui stai bene insieme, l’ho vissuto in Nazionale e sono orgoglioso di questo". Sì, in Nazionale insieme fino a raggiungere il tetto del mondo in Germania nel 2006: "Ho fatto tre Mondiali e due Europei. Nel 2006 - ha poi proseguito Gattuso - iniziammo quell'avventura, due anni prima, con la sconfitta contro l'Islanda. La stampa ci massacrò. Lippi ha subito iniziato a parlare di gruppo, voleva un gruppo. Per lui era più importante del campione e questo era un dato di fatto. I rigori? Li ho guardati tutti sotto la panchina, non ero insieme ai compagni. All'ultimo rigore son rimasto in mutande, ho dovuto tirare giù la panchina perché non riuscivo a liberarmi!".

Lasciando il tema Nazionale, Gattuso è poi tornato a parlare degli anni al club e della rivalità tra Milan e Juventus: "Ma c'era grande rispetto. Ce ne davamo tante ma c'era davvero grande rispetto. Se c'è stato qualcuno che mi ha fatto imbestialire? Con Poulsen mi ero arrabbiato, perché maltrattare Kakà era una cattiveria inutile. Non gliel'ho mai perdonato. Gli faceva dei falli inutili, da cattivo. Kakà non faceva male nemmeno a una formica, lui gli entrava male in partita e a me non è mai piaciuta questa cosa. Con Leonardo? Ci siamo chiariti". Spazio poi a qualche commento su Ibrahimovic, che sabato contro il Bournemouth ha sbagliato un calcio di rigore ed ha dato una gomitata a Mings: "Ibra non voleva perdere mai. Lui è così, quando ti prende il numero della targa, la multa ti arriva sempre a casa. Lo scontro Onyewu-Ibra? Non ci fu nessuno scontro, era stato un brutto contrasto. Dopo ho avuto io la brillante idea di andare lì in mezzo a dividerli e ho preso due schiaffi. Ibra comunque è molto esigente quando gioca e quando si allena dà sempre tutto. Ha una grande professionalità".

Il presente per Gattuso è il Pisa: "E' stato difficile, la paura era che qualcuno poteva non starci più invece questi ragazzi non hanno mai mollato. Potevo abbandonarli e invece no. Tutto quello che ho fatto, l'ho fatto con grandissima voglia. E' stata molto molto dura. La Grecia? Lì avevo bisogno di fare esperienza. Come da calciatore, non voglio che nessuno mi regali niente. Ho passione, ho voglia e vediamo poi dove arriverò".



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