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Data: 18/02/2018 -

Baggio ne fa 51 - Animo nobile, ginocchio debole, piede fatato: tanti auguri, Roby

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Una prelibatezza, la sua storia calcistica. Un insieme di talento innato e purezza d’animo: tanti auguri, Roberto Baggio. Cinquant’anni, una vita. Buona parte della quale vissuta ad accarezzare un pallone, a renderlo magico, ad entusiasmare gli esteti del calcio, quei palati fini che hanno potuto assaporare la qualità del suo estro. 51 anni di Roberto Baggio, di prodezze e giocate. E non solo in campo, perché anche nella vita di tutti i giorni lui ha saputo essere ed è un vero campione, uno dei più grandi talenti che il nostro calcio abbia potuto ammirare.

Caldogno, la cittadina dove è nato, ne ha ammirato i primi palleggi, mentre a Vicenza ha sviluppato quelle doti che l’avrebbero reso, poi, un’icona del nostro calcio. Una crescita costante, parallela a quella caratteriale, che gli ha consentito di superare momenti difficili, come quello legato al primo incidente grave della sua lunga carriera (rottura del crociato), patito a vent’anni. Ne subirà un altro nella stagione 2001/02. Le mani del professor Bousquet, luminare dell’ortopedia francese, gli sistemeranno, poi, quel ginocchio compromesso, ma non al punto tale da impedirgli di dimostrare le sue meraviglie nella città dell’arte, quella Firenze che l’ha saputo aspettare, apprezzare e renderlo grande. E’ lì che incontra Stefano Borgonovo, prima compagno e poi amico anche se alla Fiorentina, l’attaccante resterà una sola stagione. Nove mesi, quelli necessari per far nascere una grande amicizia, consolidata negli anni e, soprattutto nei momenti della grande sofferenza di Stefano. Oggi, Roberto è uno degli esponenti di spicco della fondazione legata al nome di Borgonovo. Ed è a Firenze che sposa la sua Andreina, l’amore della prima adolescenza, dalla quale ha avuto tre figli: Valentina, Mattia e Leonardo. La moglie e i suoi figli, che insieme a un letto e un cartone animato compongono il suo quadro ideale di felicità, come ha raccontato la signora Baggio.

Generoso, certo, oltre che talentuoso. Lo è stato in campo e tutt’ora lo è ancora nella quotidianità. Estro e cuore hanno vissuto in simbiosi, lì dove c’è stata magia c’è stato anche il suo grande cuore. E’ stato vice campione nel Mondiale del 1994, negli Usa, e quel calcio di rigore tirato alle stelle resterà, forse, una macchia indelebile della sua immensa carriera. Lì dove non è arrivato con la classe calcistica, c’è arrivato con i sentimenti. Baggio è stato nominato ambasciatore della FAO e, nel 2010, gli è stato conferito il Peace Summit Award”, riconoscimento assegnatogli da una commissione composta da Premi Nobel per la pace, alla personalità più impegnata verso i più bisognosi.

Sentimentale, certo, ma anche in grado di difendere le proprie idee, di abbracciare il buddhismo, di contestare gli oppositori e le loro scelte. Con Marcello Lippi, per esempio, non c’è mai stato feeling e ha avuto un rapporto conflittuale con buona parte dei suoi allenatori, da Sacchi a Trapattoni fino a Renzo Ulivieri.

Oggi, nel giorno del suo 51° compleanno, si è propensi a ricordarne le gesta calcistiche, che l’hanno fatto apprezzare nel mondo intero. Ma le perle più preziose adornano il suo presente, dedito alle attività giovanili. Il suo impegno si divide tra calcio e sociale, lì dove il suo sostegno non è mai mancato. Tanti auguri, Roberto.



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