Vaso di Murano per Zenga, Cavalierato di San Marco per Tacopina. E ‘spritz e cicheti’ con i giocatori: gli onori a Venezia si fanno così, tra convivialità e tradizione.
Siamo nel più popolare ‘bacaro’ del Lido: d’estate, l’aperitivo dopo la spiaggia o la Mostra del Cinema è un must per tutti. Ma sotto Natale, l’atmosfera è molto più quella di una silent night veneziana ravvivata dal centinaio di tifosi che si affrettano dentro al locale. Stanno aspettando il Venezia: Vicario, St Clair e Zennaro, le giovani leve scelte come delegazione della squadra. Li accompagna un veterano come Evans Soligo, fresco di ritiro e oggi già in società.
Intendiamoci: se vi aspettate un gruppo di ultras ad accoglierli con cori e striscioni cascate male. Il ‘Club Arancioneroverde Lido di Venezia’ è composto per lo più da over 60. Che comunque, con la passione di un bambino, corrono a chiedere un autografo a quelli che potrebbero essere i loro nipoti. “Il nostro club è nato con Tacopina, in appoggio al suo progetto che ci ha colpito tutti”. Non a caso l’evento si apre in omaggio al presidente: “Dall’anno prossimo sarà un Cavaliere di San Marco (il più importante ordine cavalleresco cittadino, oggi naturalmente di valenza simbolica, ndr). E vogliamo ringraziare anche Walter Zenga per l’entusiasmo che ci ha riportato da quando è arrivato”. L’Uomo Ragno non è potuto venire, ma in questo momento gli sta arrivando a casa un vetro di Murano a bande arancioverdi.
Convenevoli finiti. Ora è tempo di aperitivo, tra foto di rito e racconti di campo. “Dai su, magna!”. Zennaro e Vicario, veneziano doc (classe ‘2000, fresco di debutto in B) il primo e acquisito (alla quarta stagione in arancioneroverde) il secondo, mostrano a Harvey St Clair gli stuzzichini tipici sulla tavolata. L’attaccante scozzese classe ’98 è arrivato in estate dal Chelsea, pochi spezzoni di gara fin qui: di lui si parla un gran bene ma è ancora in fase di ambientamento. “Devo ancora imparare bene la lingua, ma sto vivendo una città fantastica. Almeno una volta a settimana cerco sempre di fare un giro in centro storico: l’architettura di Venezia è unica, per me è incredibile che sia così a portata di mano. Incontri come questo mi aiutano a capirne meglio lo spirito, il modo di vivere dei tifosi. Per noi giocatori è importante”.
Perché il Venezia di Tacopina e degli americani si basa comunque su forti radici locali. La stessa società conta al suo interno tanti ex giocatori arancioneroverdi, veneziani di nascita e che hanno fatto la storia del club: Paolo Poggi, Mattia Collauto, Nicola Marangon. E per ultimo Evans Soligo, capitano della squadra che in due anni è balzata dalla D alla B. “Soprattutto noi dobbiamo far capire a chi viene a giocare cosa vuol dire vivere questi colori e questa città così particolare. Creare un rapporto vero tra tifosi e giocatori è fondamentale per il futuro del Venezia. Quindi ben venga uno spritz ogni tanto”.
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