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Venezia, dal fondo alla vetta: il mondo capovolto in un anno

Prendete la classifica e ribaltatela al contrario. Poi andate avanti di un anno, giorno più giorno meno. Ecco, avete l’immagine di quanto successo al Venezia in questi 12 mesi. Certo, non è così semplice. Nel mezzo c’è una rivoluzione (quasi) totale della rosa nello scorso gennaio, una crescita in termini di consapevolezza e maturità della rosa, una ambizione vissuta con umiltà e la scelta di affidare la guida della nave veneziana ad Antonelli e Vanoli. Due figure che, con le loro scelte e con la volontà di stravolgere per ripartire, sono state capaci di costruire e consolidare una mentalità vincente che ora è propria di questa squadra. E, parlando di scelte, fondamentale quella del presidente Niederauer di affidare a loro questo cambiamento. 
Dall’incubo di dover lottare per non retrocedere in Serie B al sognare la Serie A con la vetta condivisa con il Parma, dopo il 3-0 a Bari: l’anno del Venezia.

 

Credit: Venezia FC

 

Simbolo Gytkjaer

Tre marcatori, ma per descrivere il valore di questa vittoria forse ha ancora più senso partire da chi il gol non l’ha fatto: Christian Gytkjaer. “Un ragazzo di spessore e un grande professionista che ho avuto modo di conoscere negli ultimi anni a Monza. Averlo portato qui è un punto di partenza per costruire una mentalità vincente”. Così aveva spiegato il suo arrivo Antonelli. E partita dopo partita si comprende il perché. Soprattutto, per la costruzione di quella mentalità vincente di cui parlava il ds. Perché la mentalità la si costruisce coi fatti, con l’esperienza, con i comportamenti. La dimostri essendo un esempio per i tuoi compagni, essendo una costante conferma anche quando non sei il protagonista assoluto di un gruppo. E la prestazione del San Nicola ne è l’immagine più chiara. Colonna e guida della squadra, riferimento su cui (ap)poggiarsi nei momenti di bisogno.

 

Credit: Venezia FC

 

Simbolo di un gruppo, perché non importa chi segna, importa il percorso. “È stata una delle migliori prestazioni della stagione del Venezia. Sono incazzato perché non ho fatto gol, ma sono contento della prestazione della squadra”. Questione di mentalità. 

 

 

Credit: Venezia FC

 

Giocare e… segnare

Titolari e subentrati, nel Venezia contano e segnano tutti. Il vantaggio firmato da Pierini. Un gol per festeggiare il rinnovo arrivato in settimana. Un rinnovo che certifica la maturità raggiunta e dimostrata in questi mesi, dopo la ricerca della continuità negli scorsi anni. Poi Tessman, che grazie al lavoro del ds Antonelli ha deciso di rimanere a Venezia, nonostante le diverse richieste prestigiose. E ora di quel Venezia è leader tecnico, emotivo e tattico. Infine, Dembelé, altra scoperta del ds, che di terzini se ne intende. Un esempio? Carlos Augusto su tutti, naturalmente. Classe 2004, in prestito dal Torino, l’esterno si sta confermando come un elemento a cui affidarsi e come uno dei talenti più interessanti della B. Voluto con forza in estate, la sua maturità in campo, nonostante la giovane età, spiega il motivo. Crescono i giocatori, cresce la squadra. Il Venezia è primo. Un anno dopo il destino si è capovolto. Anzi, è stato capovolto.

Nicolò Franceschin

Nato nel 1997 tra Milano, Como e Lecco. Laureato in Giurisprudenza, ma ai codici ho preferito una penna. Cresciuto con Maradona (il calcio), ma anche Ronaldinho e Sneijder. Il fascino del numero 10. Credo nella forza delle parole. Verità e narrazione. In giro in macchina per stadi, campi e strade alla ricerca di nuovi colori da scrivere, perché ognuno ha una sua sfumatura. Le note del telefono che si riempiono di storie, alcune il cui finale è ancora tutto da scrivere. Una di queste è la mia. Raccontare emozioni e dare voce a chi non ce l’ha.

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