Categories: Interviste e Storie

Niederauer e il Venezia, un sistema nel segno dell’unione

Quando si guarda il Venezia si ha l’idea di essere davanti a un sistema. Ogni sistema, per poter esistere ed evolvere, ha bisogno di un suo equilibrio. Fondamentali diventa il bilanciarsi e coordinarci di tutti quegli elementi che lo compongono. Ognuno ha un suo ruolo e la sua presenza determina il percorso dell’insieme. Il Venezia è immagine ed espressione di questo. Per la sua capacità di coinvolgere ogni settimana attori diversi. Attori di un cammino che ha fissato all’orizzonte un obiettivo che ha i tratti di un sogno: la Serie A. Perché il Venezia non è solo la forza di Pohjanpalo, il carisma di Joronen o l’intelligenza di Tessmann. È anche la classe di Pierini, il talento di Johnsen, la freschezza di Dembelé o l’entusiasmo di Ellertsson, solo per citare i protagonisti dell’ultima vittoria contro il Pisa.  Un sistema, quello creato da Vanoli e Antonelli, in grado di valorizzare ed esaltare i suoi elementi. Tutti parte essenziale di una organizzazione che sogna in grande. Un percorso reso possibile dalla volontà e dalle ambizioni del presidente Niederauer e dalle sue scelte di puntare sull’allenatore e il ds per costruire questo percorso.

 

Credit: Venezia FC

 

Un sogno testimoniato dal momentaneo secondo posto. Un obiettivo testimoniato anche dalle parole del presidente Niederauer, che ha annunciato l’arrivo di nuovi investitori “con l’obiettivo di costruire insieme il club per il futuro. (…) Costruire un club calcistico di livello mondiale in una delle più belle città del mondo è una opportunità unica nella vita. Il Venezia, i nostri tifosi, i giocatori e lo staff non meritano niente di meno”. 
L’unione come fil rouge. Il presidente in campo ad abbracciare i suoi ragazzi a fine partita ne è l’immagine più emblematica. 

 

Credit: Venezia FC

(L’)Insieme

Una vittoria dai tanti significati quella arrivata contro il Pisa. Il motivo? Innanzitutto, per il carattere. La forza di reagire lo svantaggio e ribaltare la partita. Non la prima volta per la squadra di Vanoli. Una variabile che dimostra la maturità, la consapevolezza e la forza mentale del gruppo. Il secondo motivo, come già anticipato prima, la capacità di valorizzare e rendere importanti i giocatori. Un successo arrivato nonostante diverse assenze. Un successo arrivato rispetto ad “altri” giocatori. Perché nel corso di questo inizio di stagione è la squadra a essere protagonista, ogni volta con interpreti differenti. Infine, l’importanza dei cambi.

 

Credit: Venezia FC

 

A decidere la partita sono stati due subentrati: Dembelé e Johnsen. Il primo ha dato avvio all’azione del raddoppio, il secondo il raddoppio lo ha realizzato. Il classe 2004 è arrivato in prestito dal Torino in estate. Tra i migliori prospetti della primavera granata, il terzino destro garantisce forza ed esuberanza fisica e atletica. Dall’altra chi la partita la decisa. Il norvegese è tornato “Magic Johnsen”.  Il norvegese fa parte di quel Talento nordico che è sempre più protagonista nel calcio europeo e, in particolare, in questo Venezia. 

 

Credit: Venezia FC

Protagonisti

E poi ecco gli altri due protagonisti. Uno lo era già stato. Anzi, forse era stato l’attore principale dell’avvio di campionato in laguna. L’altro ha iniziato a diventarlo. Da una parte Pierini, tornato al gol dopo quelli realizzati a inizio stagione. Un anno, questo, della consacrazione per il classe ‘96. Per maturità in campo, per responsabilità nei confronti del gruppo, per continuità nelle prestazioni. Per l’altro, il ragazzo classe 2002, si torna al Nord. Dalla Norvegia di Johnsen all’Islanda di Ellertsson. Il mare islandese prima, quello italiano poi. È stato uno dei colpi del ds Antonelli in estate, prendendolo dallo Spezia. E piano piano se ne sta comprendendo il motivo. Duttilità tattica, dinamismo, imprevedibilità. Ah, e gol. Nonostante l’età, ha già in sé una matura affidabilità che lo rende una costante in questo Venezia. 
Vanoli e Antonelli con le loro scelte (perché parte tutto da lì) sono stati in grado di unire. Unire un ambiente, una squadra, un gruppo. Ognuno ha un suo uomo e ne è consapevole. Consapevole della sta specifica importanza all’interno di qualcosa di più grande: il sistema Venezia. Grande come il sogno che sottovoce aleggia in laguna… Serie A.

Nicolò Franceschin

Nato nel 1997 tra Milano, Como e Lecco. Laureato in Giurisprudenza, ma ai codici ho preferito una penna. Cresciuto con Maradona (il calcio), ma anche Ronaldinho e Sneijder. Il fascino del numero 10. Credo nella forza delle parole. Verità e narrazione. In giro in macchina per stadi, campi e strade alla ricerca di nuovi colori da scrivere, perché ognuno ha una sua sfumatura. Le note del telefono che si riempiono di storie, alcune il cui finale è ancora tutto da scrivere. Una di queste è la mia. Raccontare emozioni e dare voce a chi non ce l’ha.

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