Finisce 1-0 la sfida promozione tra Venezia e Cremonese, ritorno della finale dei playoff di Serie B andata in scena al Penzo. I lagunari conquistano la promozione in massima serie grazie al gol decisivo di Christian Gytkjaer. Nel post partita, Paolo Vanoli ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Sky Sport.
In apertura Vanoli ha commentato così il lavoro svolto da lui e dalla squadra: “Sono senza parole. Abbiamo fatto un’impresa, veramente un capolavoro. Complimenti in primis a questi ragazzi, siamo partiti dal fondo a novembre di un anno e mezzo fa. Siamo passati attraverso delle delusioni anche importanti, ci siamo rialzati e siamo arrivati secondo me con merito a questa Serie A. Senza nulla togliere alla Cremonese, che insieme al Palermo è una grande corazzata. Però io l’ho detto ai ragazzi, che quando c’è l’impegno, tanto lavoro, prima o poi i sogni si possono realizzare. Lo abbiamo realizzato“.
Che posto ha questa promozione nella carriera di Vanoli? “Si può sempre migliorare. Ho detto ai ragazzi prima di questa partita che per una squadra giovane come la nostra dev’essere solo l’inizio, bisogna imparare a saper vincere. Questa è l’atmosfera che devono provare quando si impara a vincere, quindi io penso che in prospettiva devono capire. Ma soprattutto come si è arrivati a vincere, questa è la cosa che secondo me a volte il giovane fa un po’ fatica a capire. La società mi è stata vicina, il direttore sportivo, abbiamo creduto tutti, comprese queste magnifiche persone che anche loro ci hanno spinto, soprattutto oggi e soprattutto nel finale di partita”.
A una domanda sul suo futuro, Vanoli non si è sbilanciato: “Mi voglio divertire, mi voglio godere questi momenti. È stato un anno e mezzo che non ho avuto il tempo di respirare e oggi mi voglio godere questi magnifici tifosi che mi amano e sono contento di avere contraccambiato, perché qua è partita la mia carriera”.
Prima di tornare a festeggiare, l’allenatore ha parlato brevemente del percorso svolto: “Quello che ci era successo nel mercato di gennaio, mi sono soffermato a pensare che qualità potevamo avere per sostituire Johnsen. Un allenatore deve pensare a quello. Non avevamo più giocatori che erano bravissimi ad affrontare l’uno contro uno e quindi giustamente il mio pensiero era ritornare un po’ a quello che sapevamo fare l’anno prima. Con un po’ di difficoltà, è stato bravissimo Bianchi a capire che cosa gli chiedevo per avere un sostituto e lì secondo me è nata la nostra seconda fase, completamente differente dalla prima. Però questo è grazie a questi ragazzi”.
“Un capolavoro. Siamo partiti un anno e mezzo fa e siamo arrivati a un traguardo incredibile. Gran merito ai giocatori, che hanno saputo soffrire e lavorare tanto. Lavoro e sacrificio prima o poi pagano, a volte la fortuna aiuta ma la si va sempre a cercare. Ringrazio la società: le dovevo un favore, mi ha regalato la prima esperienza tra i professionisti e quindi ci tenevo tanto. Io durante l’anno sono molto severo, ma in questo finale è giusto ringraziare”.
“Lavoro da un anno e mezzo per questa cosa qua. Futuro? Voglio dedicarmi per una volta con serenità a questo traguardo che significa Storia. Io ne sono un pizzico”.
“Abbiamo avuto la fortuna di avere un bomber (Pohjanpalo), oggi anche di un altro bomber ancora decisivo ai playoff (Gytkjaer, ndr)”.
“Io a La Spezia ero convinto di essere promosso direttamente, dentro di me sapevo che al Como sarebbe successo qualcosa. Ma quello step ci ha fatto crescere, questi playoff li abbiamo affrontati in maniera stratosferica. Abbiamo affrontato due squadre che potevano essere pretendenti alla Serie A ma ce l’abbiamo fatta”.
“Forse a La Spezia loro sono arrivati senza crederci quanto me. Ma poi lo hanno capito. A inizio playoff ho preso i difensori: ho detto che avrebbero dovuto fare quattro prestazioni super, che sarebbe dipeso tutto da loro. In Italia, ogni mini-torneo viene deciso dalle difese”.
“Quando inizio un lavoro, io sogno sempre. A volte sbaglio, sopravvalutando le qualità dei miei giocatori. All’inizio qui ho dato l’obiettivo di vincere partita per partita. È stato uno step di obiettivi, visibili e raggiungibili. Col mercato abbiamo dovuto cambiare assetto, non avevamo più giocatori in grado di fare l’uno contro uno come Johnsen. In Russia ho avuto un’esperienza importantissima, in un periodo non facile, allo Spartak. Abbiamo fatto una finale con ottantamila persone. Questo a Venezia invece è stato un capolavoro di crescita, che si è compiuto piano piano. Ci ha portato qui la nostra unione: devo ringraziare il mio staff, sono uno che lavora tanto e so quanto io abbia fatto lavorare chi mi sta attorno”.
“Al presidente e al direttore avevo promesso che nonostante la grande delusione, se ci fosse stata una sola possibilità di arrivare in A l’avrei sfruttata, perché sono un grande professionista”.
“Niederauer ci ha regalato una casa (Ca’ Venezia), anche se sbagliamo ci paga lo stipendio, è un presidente che ha voglia. Queste soddisfazioni aiutano a continuare”.
“Vedere questo entusiasmo, questo stadio, mi mette la pelle d’oca. Il calcio è emozione, bisogna emozionarsi ed emozionare”.
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