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Gattuso, Dybala e il ritiro. Ujkani: “Ora sarò ds del Kosovo”

Cos’hanno in comune una partita di tennis, una serie tv e la carriera di un calciatore? Un inizio e una fine. E nel mezzo, diversi colpi di scena che possono cambiare la trama. Proprio com’è accaduto nella vita di Samir Ujkani, ex portiere di Palermo e Novara, che da poco ha annunciato il ritiro. Ricordate quando nel campetto sotto casa nessuno voleva stare in porta? Ecco, Ujkani è finito tra i pali quasi per caso. “Tutti giocavano a calcio nel paesino dove abitavamo. Fin da subito mi hanno messo in porta perché ero il più piccolo della mia famiglia. Sono stato obbligato: da quel momento ho coltivato la passione per questo sport”. Un viaggio nei suoi ricordi: dal Kosovo all’Italia. L’ex Pisa si racconta ai nostri microfoni. 

In Belgio per un futuro migliore

“Ciao Samir, come stai?” La risposta tarda ad arrivare ed è preceduta da un sospiro che sa di nostalgia, emozioni contrastanti che aprono la prima tappa di questo viaggio. La famiglia Ujkani, a causa della guerra civile, è costretta a lasciare il Kosovo: “Ci trasferimmo in Belgio. Sono cresciuto prima a Tielt e poi a Ingelmunster, due piccoli paesi che distano poco più di un’ora da Bruxelles”. All’età di 16 anni, la chiamata che a detta dell’ex portiere, gli cambia la vita: “Andare all’Anderlecht mi ha cambiato la vita: li ho capito veramente come funziona il calcio professionistico. Grazie a questa esperienza ho capito che avrei fatto della mia passione un lavoro. Ero ancora giovane ma sapevo che quella sarebbe stata la mia strada. In segno di gratitudine, ho dato i soldi che ho guadagnato con il primo contratto ai miei genitori”.

L’Italia nel cuore. Gattuso? Una persona fantastica

217 presenze tra Lega Pro, Serie A e B. Nel 2007, l’Italia entra nella vita di Samir. Anche in questo caso il destino la fa da padrone. Durante il torneo di Viareggio, l’Anderlecht sfida il Palermo: gli osservatori dei rosanero cerchiano sul taccuino il nome del portiere kosovaro.Palermo è stata la mia prima squadra in Italia: rimarrà per sempre nel mio cuore. Il più forte con cui ho giocato è sicuramente Dybala. A Novara ho vissuto tre promozioni incredibili”.

Anche nei momenti di sconforto, Ujkani ha sempre cercato di trarre il massimo, come accaduto a Pisa. “Sportivamente parlando, invece, l’avventura a Pisa è stata negativa ma a livello umano e personale è stato l’anno migliore. Anche se siamo retrocessi abbiamo dato tutto e i tifosi l’hanno capito: ho visto un amore vero. Ho un legame fortissimo con questa piazza, Il merito va anche a Gattuso che mi ha voluto fortemente: Rino è una persona fantastica”.  

La nuova avventura con la federazione del Kosovo

La vita da spogliatoio sarà l’aspetto che più mancherà a Ujkani. “Vivere il quotidiano da calciatore mi piaceva. Era bello stare insieme ai miei compagni, ai magazzinieri e ai fisioterapisti. Di tutto quello che ho vissuto non cambierei nulla. Tutto quello che facciamo è già scritto nel destino: sono credente. Questo aspetto, per me, è imprescindibile”. Con il mondo calcio, però, Samir non dirà definitivamente addio: Da oggi lavorerò nella federazione del Kosovo in qualità di direttore sportivo. Il Presidente mi ha dato questa opportunità, spero di dare tanto al mio paese.

Pagliuca e l’economia

E se quel pomeriggio Ujkani non fosse mai andato in porta? Probabilmente, oggi sarebbe alle prese con i calcoli finanziari: “Mi sarebbe piaciuto lavorare nel mondo dell’economia. Da 13 anni in poi, però, ho pensato solo a diventare un calciatore professionista”. Un desiderio che lo ha spinto a emulare gli idoli di una vita: “Il mio idolo è Pagliuca: ho avuto la fortuna di giocare contro Buffon. È stato un onore”

Dopo oltre 3700 km percorsi in poco più di dieci minuti di chiamata è tempo di salutare Samir. Il nostro viaggio, per ora, si conclude qui. Per Ujkani, invece, si riparte da dove tutto è iniziato, perché alla fine tornare a casa serve a riscoprire anche un po’ sé stessi. E se volessimo improvvisarci in un qualsiasi TripAdvisor potremmo recensire così: “Bella storia. Paç fat (in bocca al lupo), Samir!”.

 

 

Lorenzo Bloise

Classe 2001, nato nel comasco, oggi pendolare a Milano. Amante dello sport in tutte le sue sfaccettature: giocatore di provincia di basket, con il calcio mi sono limitato alla PlayStation. Cresciuto tra un doppio passo di Cristiano Ronaldo e un fadeaway di Dirk Nowitzki. Davanti alla televisione, allo stadio o al palazzetto con la stessa curiosità di un bambino. Highlights, repliche, interviste e dirette notturne: ogni scusa è buona per non perdermi nulla. La letteratura mi ha aiutato a riscoprire la bellezza e l'efficacia delle parole: le stesse che mi permettono di raccontare ciò che gli altri si limitano a guardare. Storie, anedotti e culture che si intrecciano tra di loro: per me lo sport è questo e tanto altro.

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