La storia che vi stiamo per raccontare è forse una delle cose più belle riservate da questo conflitto tra Russia e Ucraina. Ancora una volta ha a che fare il calcio. Il centro dell’attenzione è una vecchia conoscenza del calcio italiano: stiamo parlando di Jevhen Shakhov, centrocampista con un passato nel Lecce nella stagione 2019-2020.
La sua parentesi in Italia è durata giusto un anno ed è coincisa con il ritorno in Serie A del Lecce. E dire che anche la sua stagione in Puglia non è stata particolarmente esaltante, perché proprio in quell’annata è scoppiata la pandemia da Covid-19. Nonostante il breve stop del campionato di Serie A, la discesa dei giallorossi e di Shakhov in Serie B non è stata fermata.
La delusione sportiva lo ha convinto a lasciare l’Italia e a trasferirsi nella vicina Grecia. Ad accoglierlo ci ha pensato l’AEK Atene, che lo ha messo sotto contratto. Con la nuova maglia è arrivato a disputare la sua seconda stagione da punto fermo del centrocampo dei gialloneri. Due colori che, per lui, non valgono esattamente come gli altri. Tra questi ce n’è uno a cui è molto legato: quello giallo, che gli ricorda la sua cara Ucraina.
In questi giorni delicati per il futuro dell’Ucraina, dove il pallone ha smesso di rotolare, dalle altre parti si è continuato a giocare a calcio. In Grecia soprattutto. Domenica 27 febbraio 2022 all’Apostolos Nikolaidis è andata in scena una partita non proprio banale, se si gioca ad Atene: Panathīnaïkos-AEK è un match che non ammette distrazioni, perchè vale la supremazia nella capitale greca. Eppure tra i ventidue protagonisti in campo, c’è un giocatore che non pare essere stato mentalmente focalizzato sul match: si tratta proprio di Shakhov.
Che la sua mente sia un po’ da un’altra parte si capisce dal suo ingresso in campo. Sotto la maglia del club greco, ne indossa un’altra che recita: “Stop the war. Help us“. Chiede aiuto il centrocampista ucraino. Aiuto per una patria che sta affondando sotto i colpi delle Russia e anche per una vicenda più intima, di cui non tutti sono a conoscenza: sua moglie è incinta, ma non ad Atene con lui. Lei è ancora a Kiev. Sotto assedio.
Per Jevhen, il derby d’Atene passa in secondo piano, nonostante lo abbia voluto giocare lo stesso. L’ormai ex allenatore dei gialloneri, Giannikīs, gli ha chiesto se volesse essere della partita, sebbene non fosse nelle condizioni per giocare. Lui ha voluto rispondere presente. Il derby è finito male per il suo AEK, sconfitto per 3-0. I suoi pensieri sono altri e sono rivolti a una moglie, lontana da lui.
Mentre lui si trova in un campo di calcio, Alyona è a Kiev: ha trascorso gli ultimi giorni della sua gravidanza in preda agli attacchi russi, che l’hanno costretta a rifugiarsi in un bunker per evitare di finire coinvolta in qualche spiacevole sorpresa. Tra il terrore dei bombardamenti e l’angoscia di essere essere vittima dei russi, però, si compie l’evento più bello e speciale. La famiglia Shakhov accoglie la piccola Amelia. Due giorni dopo la sconfitta di suo padre nel derby di Atene. Perchè per ogni sconfitta c’è sempre un riscatto. Un riscatto che regala sorrisi anche durante vicende di guerra come queste.
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