Un sospiro di rassegnazione. Occhi bassi e tristezza dilagante. Quella chiamata, da Gareth Southgate, che non arriva. Frustazione, poi, quando il tuo nome non compare nella lista dell’Inghilterra. Il Mondiale, cercato e ricorso, era lì ad un passo, ma è sfumato via in un battito di ciglia. Un’accusa – quella per scommesse – che aleggia sulla testa e non ti lascia in pace. A 26 anni, nel momento migliore della tua carriera, potevi coronare un sogno, invece sei costretto a ripartire. Un’altra volta.
Un momento non esaltante per Ivan Toney. In un mese, il classe 1996 ha perso tanto. L’ennesima caduta, che avrebbe steso chiunque. Invece, l’attaccante del Brentford ha trovato la forza per rialzarsi. Un’altra volta.
Le reti (tante) e le ottime prestazioni in Premier League erano valse a Ivan Toney la chiamata tanto sperata, quella di Gareth Southgate. Novanta minuti in panchina – nel pirotecnico pareggio per 3-3 contro la Germania lo scorso 26 settembre – ma un obiettivo (quasi) realizzato, rappresentare l’Inghilterra e indossare la maglia dei Tre Leoni.
Sembrava essere il coronamento di un sogno, con il Qatar che era lì, dietro l’angolo. Viste le difficoltà di Abraham e l’ottimo momento di forma del classe 1996, Toney sperava e ci credeva. Una chiamata per il Mondiale non sembra un’utopia.
Invece, ecco lì l’accusa per scommesse. Un nuovo ostacolo verso le felicità. Ivan Toney, ancora una volta, è caduto. Il suo nome non è presente tra i 26 convocati del Ct inglese (Clicca qui per scoprire la lista completa). Una mazzata che avrebbe steso chiunque. Non Ivan Toney.
Un sogno quasi raggiunto, ma sfumato nel modo più beffardo. Gli occhi bassi e la frustazione. La mente, invece, guarda avanti. Per uno abituato a rialzarsi, si tratta soltanto dell’ennesima battuta d’arresto da superare.
L’occasione si presenta subito, in uno stadio come l’Etihad. La squadra più forte e il migliore numero 9 al mondo difronte. Per una volta, Haaland scompare ed è la stella di Toney a brillare. Un’altra volta.
Una doppietta – una rete nel primo tempo e una allo scadere – regalano un’altra serata magica al Brentford. Le api hanno punto di nuovo e la vittima è il Manchester City di Guardiola, che esce dall’Etihad con le ossa rotte. Merito, ancora una volta, di quell’Ivan Toney abituato a cadere e rialzarsi. Che sale a quota 10 reti in Premier League. E, per una volta, mette in ombra Erling Braut Haaland. Quelle mani a tappare le orecchie, nelle esultanze, hanno il sapore di rivincita.
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