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Luis Suarez: “Sono un esempio di ribellione. Sogno di tornare al Barcellona”

Suarez con la maglia dell’Inter Miami (Imago)

Dal passato difficile alla carriera da calciatore: così Luis Suarez si è raccontato in una lunga intervista ai microfoni di Sport

In una lunga intervista rilasciata ai canali di Sport, l’attaccante dell’Inter Miami Luis Suarez si è raccontato tra passato e presente.

Sto bene fisicamente. Ho alcuni metodi, come la corsa a piedi nudi, che mi aiutano. Una volta dopo l’allenamento tornavo a casa e stavo sul divano, ora ho cambiato la mia routine e non sono mai stanco. L’alimentazione, il sonno e tutte queste cose sono strumenti che ai miei tempi non esistevano. Il calcio si è evoluto e i giocatori di oggi più anziani sono degli esempi da seguire”, ha rivelato il calciatore sul suo stato di forma.

Riflessione arrivata prima di un flashback sulla sua carriera e sulla sua figura: “Sono un esempio di ribellione e resilienza. In altre cose non sono un esempio e lo accetto. In Olanda mi hanno detto che ero sovrappeso, al Liverpool mi hanno attaccato per la disciplina, al Barcellona ho avuto periodi negativi. Ho sempre lottato. Sono situazioni in cui non vuoi trovarti, anche se poi mi hanno rafforzato. È così da quando ero bambino, da quando non avevo abbastanza da mangiare. Non ho mai avuto nulla di facile“.

Una personalità che si è forgiata fin dai primi anni di vita: “Se oggi incontrassi quel ragazzo di 16 o 17 anni che sognava il calcio, gli direi che proprio quei suoi sforzi ingenui hanno costruito il mio percorso. Le difficoltà non sono state vane: forse servivano per arrivare fin qui. La mia infanzia è stata dura. Eravamo in sei fratelli, i miei genitori si erano separati, e mia madre lavorava da sola pulendo bagni in un centro commerciale. Da bambino raccoglievo i soldi che guadagnava, lavavo auto, vendevo schede telefoniche usate. Non avevamo nulla, ma il calcio era la mia occasione per costruirmi un futuro. Non rinnego quei sacrifici: è grazie a quella necessità di arrangiarsi che ho imparato a lottare e ad apprezzare davvero ogni opportunità“. Questo è Luis Suarez, ma molto di più.

L’intervista di Luis Suarez: alla scoperta dell’attaccante

Nel corso della sua intervista, l’attaccante uruguagio ha parlato poi del suo rapporto speciale con Messi: “Le nostre strade si sono incrociate anni fa, e da allora il rapporto con Messi è cresciuto dentro e fuori dal campo. Con il tempo abbiamo imparato a leggerci: sappiamo quando l’altro è di buon umore, quando è meglio parlare o quando invece serve silenzio. È una fase splendida: a volte ci guardiamo e ci rendiamo conto che stiamo vivendo proprio ciò che immaginavamo ai tempi del Barcellona, il nostro ultimo capitolo insieme. Leo è eterno. In campo è unico, continua a fare cose incredibili e mantiene la stessa ossessione per la vittoria di quando era ragazzo“.

E continua: “Anche quando la squadra vince, se qualcosa non è stato fatto come voleva, lui si arrabbia: si pone obiettivi e li raggiunge, ed è un’ispirazione per tutti. Chiunque lo abbia conosciuto sa che il suo spirito è contagioso. Vederlo pressare a quell’età, dopo tutto quello che ha conquistato, fa pensare: se lo fa lui, perché i ventenni non dovrebbero correre allo stesso modo? Deve essere un esempio, e lo è“.

Luis Suárez (imago)

Il passato e l’Mls

L’attaccante ha poi ripercorso la sua carriera, parlando delle sue esperienze: “Il Suárez del Liverpool del 2013-2014 era speciale: era un periodo in cui tutto funzionava e me lo godevo. Ma il Suárez del Barcellona era un altro giocatore: lì ho imparato a muovermi in spazi stretti, a giocare di prima. A Barcellona sono cresciuto molto, soprattutto tra il 2014 e il 2017, che considero i miei anni migliori. Sogno di tornarci con la mia famiglia, abbiamo ancora casa lì. In Europa ti chiedono di essere al top ogni tre giorni, e la memoria della gente è corta: basta una partita da 5 perché inizino i dubbi, anche se la settimana prima hai segnato tre gol e in realtà come Barça, Real e Atlético devi essere sempre a livello altissimo“.

Per concludere parlando dell’Mls, suo attuale campionato: “In MLS mi trovo bene, anche se all’inizio sono rimasto sorpreso dalla quantità di viaggi. Tra Concacaf Champions League, Leagues Cup e Mondiale per Club siamo arrivati spesso in finale, e questo ha significato volare continuamente. I tragitti sono lunghi, almeno due ore di volo ogni volta, ma ci abbiamo fatto l’abitudine. Il campionato è spesso sottovalutato, ma quando si parla di competere, i fatti parlano chiaro. Ogni partita è dura: abbiamo perso contro l’ultima in classifica e battuto la prima e nei playoff dell’anno scorso, da primi siamo usciti contro l’ottava: è la dimostrazione che qui nulla è semplice“.

Redazione

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