Pronunciarla è un po’ difficile: “s-Hertogenbosch”. Scritta così. “Sarebbe?”. Città olandese nel cuore del Brabante. “Particolarità?”. La Cattedrale di San Giovanni, un carnevale pittoresco e un pizzico d’Italia. “Ovvero?”. Stefano Beltrame, arrivato in prestito dalla Juve: “Qui sto benissimo, mi sono subito integrato”. Merito della squadra cittadina, il Den Bosch, nome tutt’altro che complesso stavolta. Guai con l’olandese però: “E’ difficilissimo, infatti parlo in inglese”. Sorride, Beltrame. Trequartista di talento che le sta giocando tutte, sempre titolare fin qui: “Ho segnato anche un gol, sto alla grande. I compagni sono fantastici, poi l’ambiente è diverso”. Meno pressione: “Sicuramente, vincere è importante ma non contano i tre punti, guardano più la prestazione”. Location top, direbbe lui. Appena arrivato in Olanda gli hanno dato subito una macchina e un appartamento niente male. “Organizzazione”. In modo tale da vivere il suo lavoro a 360 gradi. Calcio, calcio e… calcio? No, anche la pesca: “E’ la mia passione, me l’ha trasmessa mio padre. Mi rilassa”.
Spazio al Den Bosch in Serie B olandese ora, un’altra realtà tutta da scoprire. E Stefano si trova bene. Anzi, Teto. Soprannome di una vita: “I miei amici più intimi mi chiamano così, anche i miei genitori. Da piccolo non riuscivo a dire il mio nome”. Proprio come Kakà, il cui fratello non riusciva a pronunciare Ricardo e allora lo storpiava. “Ah sì?”. Stefano sorpreso: “Non sapevo, poi Kakà è anche il mio idolo”. Notizia in più. Fantasista come lui che si sta abituando a un calcio tutto nuovo: “Per tre giorni ho un doppio allenamento, torno a casa verso le 5 e il venerdì gioco”. Atteggiamento positivo: “Lavoro sodo, ho un obiettivo”. Ben chiaro: “Voglio tornare alla Juve”. Un solo imperativo quindi: “Stupire”. Come racconta in esclusiva su Gianlucadimarzio.com: “Ho avuto un po’ di sfortuna e qualche anno difficile. Penso a Modena, a causa della pubalgia sono stato fermo diversi mesi. A Vercelli avevo iniziato bene, con Scazzola mi trovavo bene, poi è arrivato Foscarini ed è stato un disastro, non mi trovavo a mio agio”. Capitolo Pordenone: “Sono stato fuori due mesi per infortunio”. Bene a Bari invece: “C’erano problemi societari, eravamo falliti, La Bari nacque lì! Eravamo un gruppo fantastico, unito”.
Proprio come ai tempi della Juve, quando Beltrame vinceva trofei e incantava platee: “Sono stati anni fantastici, abbiamo vinto la Coppa Italia Primavera e il Torneo di Viareggio, mancava solo lo Scudetto. Ogni tanto mi sento con Elio De Silvestro (leggi qui l’intervista) e Rugani, quest’ultimo è sempre stato un ragazzo con la testa sulle spalle. Tranquillo, posato. Uno serio insomma”. Tra le varie soddisfazioni, anche l’esordio in Serie A: “Non pensavo toccasse a me. Stavamo sull’1-1 contro il Genoa, in casa. Invece è andata così Emozioni uniche, davvero”. Tutto merito di Antonio Conte: “Un martello pneumatico!”. Sospira, poi ricorda: “Riusciva a tirarti fuori tutto ciò che avevi dentro, era esigente e maniacale. Trasmetteva una grinta pazzesca, tanta roba davvero”. Consigli speciali: “A fine allenamento mi faceva calciare in porta, sempre. Mi fermavo più degli altri, è stata un’ottima esperienza. Poi c’erano Marchisio, Bonucci, Chiellini, anche Pirlo. Parlavano spesso coi giovani”. Dritte utili, tutta esperienza. Ora in Olanda per stupire. E realizzare un sogno che sa di bianconero.
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