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Rigori sbagliati e tiki-taka noioso, la Spagna saluta il Qatar

I sogni Mondiali della Spagna di Luis Enrique si sono frantumati sui guantoni di Bounou. La Nazionale, che ha cannibalizzato l’inizio degli anni 2000, non esiste più. Due Europei vinti e una storica Coppa del Mondo (a Sudafrica 2010) per la Roja, che ha lanciato ed esportato nel mondo calcistico il tiki-taka. Possesso e recupero veloce, un gioco che annientava chiunque e ammaliava chi guardava. La sconfitta ai rigori contro il Marocco sembra, anni dopo, la parola fine ad un glorioso decennio.

 

 

“I rigori non sono una lotteria, sono questione di bravura”

Prima Russia 2018, poi Euro 2020 e ora Qatar 2022: la Spagna, patria di grandi palleggiatori, pecca in rigoristi. La pressione dagli undici metri, si sa, è tanta. Forse anche troppa per chi indossa la maglia della Roja. “Non esiste nessuna insidia rigori, ormai è trascorso più di un anno dall’Europeo e dalla sfida persa dagli undici metri con l’Italia in semifinale – ha dichiarato Luis Enrique alla vigilia della gara contro il Marocco – Ho detto ai miei calciatori di arrivare al Mondiale con mille rigori calciati in allenamento. Non sono una lotteria, si tratta di bravura”. Parole, queste, che ora sanno di beffa. Un’altra sconfitta, zero rigori trasformati e tanta recriminazione per il Commissario tecnico spagnolo, che ora potrebbe anche lasciare.

 

L’harakiti-taka

Il tiki-taka è stato il segno inconfondibile della Spagna, oggi è l’harakiri in Qatar. Gioco prevedibile e sterile, mai eccelso e spesso in difficoltà: la squadra di Luis Enrique ha perso il suo spirito. Giappone e Marocco hanno fermato i palleggiatori della Roja, rendendoli (spesso) innocui.

 

 

Da Xavi e Iniesta a Gavi e Pedri: la Spagna si interroga sul proprio credo che ha, di nuovo, sbagliato in una vetrina prestigiosa come quella del Mondiale. La Spagna che conoscevamo non esiste più. E il Marocco vola, con merito, ai quarti di finale.

Pietro Agoglia

Ho lasciato il calcio giocato una domenica piovosa in un campo fangoso. Ma il richiamo era troppo forte: ho sostituito gli scarpini con la penna, una divisa con il computer e ora cerco di raccontarlo. Laureato, ma niente di serio. Quasi giornalista, la fumata bianca è vicina, ma mancano da definire i dettagli finali.

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